#SegretiDelCuore

Mi piace il mio capo

Può capitare di prendersi una cotta per un superiore che ha fascino, potere, carisma. Ma è una crush che presenta parecchie insidie: ecco come affrontarla per cavarsela bene

Marina Mannino

Giornalista

Ho 21 anni e lavoro come addetta vendite in un grande negozio di cartoleria e prodotti per l’arte. Sono qui da sei mesi, mi trovo bene, ho colleghi e colleghe adorabili. Ma mi piace da morire il manager dello store: ha 35 anni, è bello, simpatico, molto bravo nel suo lavoro, sempre disponibile e gentile. So che convive con una ragazza poco più giovane di lui e non hanno figli. Lui scherza molto con me, ridiamo, ci prendiamo in giro, mi chiama “cucciola” e spesso mi sfiora, mi fa una carezza, mi mette un braccio sulle spalle e io mi sento morire. Credo di piacergli anch’io, ma finora lui non si è scoperto. Che faccio?

Sophie

Quando c’innamoriamo “col botto”, non sentiamo ragioni. Anche se le amiche, le mamme, le sorelle, le colleghe cercano di scuoterci dalla nostra condizione di “cotte a puntino”, ci sentiamo pervase da un sentimento così potente da restare sorde ad ogni avviso. E spesso travisiamo gesti e parole del nostro oggetto del desiderio: un suo sguardo ci sembra un invito a farci avanti, il tocco della sua mano è la prova evidente che gli piacciamo, una frase gentile si trasforma in una dichiarazione d’amore. La situazione si complica se lui lavora con noi o è addirittura un superiore. In quest’ultimo caso, ci si inoltra su un terreno tanto ammaliante quanto scivoloso. Che fare?

Non perdiamo il controllo

Se è opinione largamente diffusa che una love sul lavoro sia sconsigliabile e spinosa, ci saranno buoni motivi. Mescolare carriera e amore è rischioso: i normali attriti tra compagni di lavoro si amplificano, e al contrario i momenti in cui ci comportiamo da innamorati possono dare parecchio fastidio ai colleghi. Se poi lui è il capo, ogni azione positiva che farà verso di noi verrà giudicata come un ingiusto favoritismo o come il segno che il dirigente si è un po’ rincitrullito a causa nostra. Quindi manteniamo il controllo sulle nostre azioni e reazioni. E cerchiamo di tenere le distanze canoniche tra dipendente e dirigente, sia che lui ci ricambi sia che non reagisca ai nostri approcci.

Facciamo un po’ di conti (col cuore)

Di solito i capi sono più grandi di una decina d’anni. Di solito hanno una relazione, o dei figli. Di solito non si complicano la vita imbastendo una liaison con una persona subordinata. Se lo fanno, potrebbero puntare all’avventuretta facile con un minimo di impegno emotivo e il massimo del risultato, a maggior ragione se noi siamo “le cucciole” dell’ufficio (ovvero le ragazze giovani e di belle speranze) e loro hanno un ruolo di potere (anche se relativo). Avere l’amante giovane sul posto di lavoro è una “comodità” che fa gola a parecchi boss. E chi ne uscirebbe con le ossa rotte? Noi. Che oltretutto ci troveremmo il capo davanti tutto il giorno. Restiamo con i piedi per terra ed evitiamo di considerarlo una specie di principe azzurro formato manager. Se il cuore ci spinge verso di lui, ci annebbia la mente di ipotesi fantasiose e fin troppo romantiche. Dobbiamo invece essere lucide: non è facile, ma è per il nostro bene.

Valutiamo rischi e benefici

Facciamo una valutazione analitica: da una pare mettiamo i rischi di una possibile relazione con il capo, dall’alta mettiamo i benefici.
I rischi: sorgeranno velenosi pettegolezzi su di noi; la nostra professionalità verrà messa in dubbio; vivremo ogni giorno con l’ansia che lui smetta di interessarsi a noi (magari richiamato dai suoi superiori, dalla coscienza o dal bisogno di non impegnarsi); i nostri interessi potrebbero rivelarsi molto diversi visto il divario anagrafico; potremmo essere infatuate del ruolo che riveste invece che di lui come persona. E potremmo anche venire attirate dal fascino del proibito e della trasgressione che suscita forti emozioni ma non ha niente a che fare con l’amore.
I benefici: se siamo ricambiate e lui è leale, corretto e non è già impegnato, potremmo vivere una bella storia d’amore con una persona che però rimane un superiore: è necessario mantenere i ruoli ben definiti, senza atteggiamenti di confidenza e tenerezza.

Cosa non fare mai

Se il capo ci piace e ci ricambia: mai raccontare ai colleghi i fatti della nostra relazione con lui, tipo dove siamo andati a cena, la lite per la scelta di un film, le gaffe dei suoi anziani genitori. Mai confidarsi con i compagni di lavoro sui propri dubbi, sui momenti d’intimità con lui, sui progetti di vita insieme. Ogni confidenza potrebbe ritorcersi contro di noi e disturbare lui, se lo venisse a sapere. I rapporti con i colleghi devono restare gli stessi di prima della story.

Stesso discorso se il capo ci piace ma non ci ricambia: cuciamoci la bocca piuttosto che mettere in giro la voce che siamo cotte di lui, o peggio che siamo certe che lui sia interessato a noi. Il fraintendimento è dietro l’angolo come pure gli spioni: rischiamo che qualche collega “premuroso” fili dritto dal capo a spifferare il nostro sentimento.

La love con il boss: è un “sì” o un “no”?

Tendenzialmente è un “no” per le implicazioni lavorative e i rischi emotivi. Ma in amore non ci sono regole definite e il bello di questo sentimento è che è fluido, mutevole, imprevedibile. Persone con molti anni di differenza, con ruoli diversi, con ideali opposti e caratteri differenti possono amarsi devotamente e saldamente, contro ogni previsione del sentire comune. Quindi, una volta che abbiamo considerato i pro e i contro della love con un capo, cerchiamo di seguire (con saggezza) il nostro cuore, coscienti che il lieto fine non è mai garantito e quindi non va nemmeno inseguito con ostinazione. Amiamo senza farci male, con l’unico comandamento del rispetto verso noi stesse. Tutto il resto è esperienza.