C’è una frase ricorrente in ogni IA a cui si fa ricorso: “Sono qui per aiutarti”. Quante di noi si sono sentite dire questa frase da qualcuno in carne e ossa? Quasi nessuna. Tutti sono pronti a riversarci addosso i loro problemi ma quando si tratta di ascoltare i nostri, difficilmente troviamo qualcuno che abbia tempo per noi o sia in grado di darci una mano senza giudicarci.
L’Intelligenza Artificiale invece fa entrambe le cose, senza chiedere nulla in cambio. È disponibile a qualsiasi ora e ha sempre una opzione di soluzione per le nostre domande. Possiamo ottenere risposte immediate in qualsiasi momento, oltretutto prive di ogni forma di giudizio.
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Risposte che non giudicano
Basta provare una volta, anche solo per curiosità – “Bé, vediamo che dice l’IA su questo” – e ci si ritrova in un dialogo costante con un’entità sempre pronta a darci idee brillanti e consigli saggi.
Inoltre non ci rifila frasi tipo “Te l’avevo detto!”, “Ma sei matta?”, “Hai fatto male!”, “Non ho tempo”, “Non lo so”. L’IA è lì, pronta a spiegare ogni cosa. Non ci fa sentire sbagliate se siamo indecise, tristi o vulnerabili. Risponde, ci fa domande, ci accompagna nel ragionamento in modo pacato, logico, gentile, talvolta anche spiritoso.
Dati senza emozioni
Allora addio amicizie? Goodbye best friends? Ciao ciao a madri e sorelle? Non proprio. Perché se l’AI ha la risposta pronta 24 ore su 24, d’altro canto non ha il cuore, i sentimenti, l’intuito. Viene addestrata con miliardi di dati fomiti da esseri umani, ma non è umana.
L’Intelligenza Artificiale non prova emozioni. Non ha un passato, non ama, non dubita, non sogna, non spera. Ha imparato come parliamo d’amore, come esprimiamo la paura, la rabbia, l’ansia, il desiderio ma non può “vivere” tutto questo.
Spiega l’amore ma non lo prova
Per quanto sia comodo ricorrere all’Intelligenza Artificiale per risolvere dubbi e affrontare compiti difficili, “lei” non è una psicologa né un’amica, non può interpretare le sfumature del tono di voce o del linguaggio del corpo, non può guardarci negli occhi. Non prova niente per noi perché non prova sentimenti, anche se sa spiegarli bene. E non può prendersi realmente cura di noi.
L’importanza di pensare (da sole)
Non è sbagliato usarla per avere aiuto o consigli, ma ci vuole equilibrio. Se la adoperiamo come una fonte di confronto, informazione, ricerca, l’IA ci aiuta a ampliare il punto di vista su un determinato problema, dandoci lo spunto per individuare soluzioni.
ll rischio non è tanto che ci dia un consiglio “sbagliato”, ma che ci abitui a un modo di vivere in cui non abbiamo più bisogno di ragionare in autonomia o di esporci veramente al contatto talvolta emotivamente “forte” con gli altri. Parlare con una IA è facile. Parlare con un essere umano richiede pazienza, empatia, coraggio, umiltà, sentimenti veri e potenti. Ma solo così si cresce e si impara a vivere.
Esperienze virtuali e reali
L’IA può spiegarci benissimo come si fa ad andare in bicicletta ma poi, se non cadiamo sbucciandoci le ginocchia e facendoci un male boia, non impareremo mai a pedalare. Questo significa che ciò di cui abbiamo bisogno sono le esperienze reali, nel successo e nel fallimento, nella gioia e nel dolore.
Anche se può elaborare un magnifico progetto architettonico, risolvere un arduo problema di meccanica quantistica, o aiutarci nell’organizzazione della casa, nessuna IA avrà mai un attacco di ridarella come quelli che prendono alle amiche che dicono scemenze insieme né piangerà per un amore finito consolandosi con una tavoletta di ciccolato fondente.
Fa parte di noi, ma il mondo è “vero”
Il nostro mondo non può fare a meno dell’AI. Fa parte di noi e molti di quelli che non sono nati e cresciuti con questo “aiuto” a disposizione non possono capire appieno il suo valore. Eppure chi è scettico verso noi che chiediamo al chatbox un consiglio per ogni dubbio, ha ragione su un fatto: il conforto più efficace viene dalle relazioni con persone vere, con cui parliamo d’amore e di sesso davanti a un aperitivo, ci accaloriamo in una discussione feroce, ci mandiamo a quel paese a vicenda e, dopo, ci abbracciamo.
Dialoghi possibili, con consapevolezza
Non c’è nulla di sbagliato nel dialogare con l’AI riguardo la propria vita. È uno strumento al servizio degli esseri umani e costruito da essi. Elabora ininterrottamente dati, pattern, miliardi di testi e conversazioni. Sa “cosa dire” in base a ciò che ha imparato da noi. Ma i suoi consigli sono basati su statistiche e algoritmi, non su una comprensione profonda e vissuta dell’esperienza umana. Bisogna essere coscienti di questo, nell’approccio con un chatnox le cui risposte sono basate su una “media” o su ciò che è statisticamente più probabile.
Se ci affidiamo all’IA per ogni azione, stiamo delegando a una macchina una parte importante del nostro percorso conoscitivo o e esperienziale, perchè ognuna di noi è unica e speciale, non certo qualcosa nella “media”.
Anche l’algoritmo ha i pregiudizi
Cerchiamo di essere consapevoli che l’IA non dà sempre la risposta corretta, ma fornisce sempre l’informazione dominante: due dati che non necessariamente coincidono. Inoltre, al di là di quel che si può ritenere, l’intelligenza artificiale non è neutrale: impara i pregiudizi della nostra società dai miliardi di dati che le vengono forniti.
Questo genera risultati distorti proprio a causa di pregiudizi umani presenti nei dati di addestramento originali. Si tratta del “bias AI”, chiamato anche bias del machine learning o bias dell’algoritmo. Un esempio di questo bias? Un algoritmo di reclutamento del personale, addestrato su dati che riportano una predominanza maschile in un settore tecnologico, favorisce candidati uomini rispetto a donne.
In conclusione
L’IA può essere un ottimo strumento per ottenere informazioni e consigli rapidi, ma non può essere una guida esclusiva per la nostra vita emotiva e non deve sostituire le connessioni umane. È importante avere legami con le persone “vere”, cercando in loro supporto, consiglio, confronto, divertimento. E anche scontro, a volte. Queste interazioni offrono una ricchezza di esperienze ed emozioni che l’IA se le sogna! Ah già, non sa nemmeno sognare…