Chi di noi non ha mai singhiozzato di fronte a una storia cosiddetta (appunto) “strappalacrime” dove si narrano vicende di amore perduto e ritrovato, disperazione e rinascita? C’è chi piange per il classico d’animazione “Dumbo”, chi si commuove con le vicende di “Mare Fuori”, chi sente un nodo in gola ascoltando la sua canzone preferita ma pure chi s’indigna fino alle lacrime per le terribili storie di femminicidio e chi non riesce a non piangere per le recenti stragi di guerra. La nostra sensibilità, per fortuna, ci rende “suscettibili” a ciò che ci succede intorno. E meno male che sappiamo ancora commuoverci – per un bimbo appena nato, per un’amica felice, per un evento positivo per l’umanità – perché significa che siamo ancora umani, capaci di provare compassione per tutto ciò che muove il cuore e commuove l’anima.
Segno di profonda sensibilità
Provare un’emozione così viva che ci porta alle lacrime, dunque, è segno di grande sensibilità ma anche di empatia, ovvero della capacità di “sentire” ciò che un’altra persona sta vivendo. Ecco perché, di fronte a situazioni emotivamente critiche, ci… scappa la lacrimuccia! Essere più o meno sensibili dipende dalla nostra storia personale, da come siamo state educate, dal carattere dei nostri genitori, dalle esperienze che abbiamo vissuto. Quindi c’è chi è più controllata, chi più ironica o distaccata. Ma questo non significa che chi non piange non abbia capacità di comprensione e commozione: sono solo modi diversi di affrontare situazioni toccanti, storie difficili, ma anche vicende a lieto fine.
La storia personale è importante
In particolare, l’attitudine alle lacrime può dipendere proprio da esperienze personali: vedere un film in cui muore una persona cara al protagonista può riportarci le sensazioni che abbiamo provato quando abbiamo perso un parente, un amico, una persona a cui tenevamo. E una storia d’amore che finisce male può ricordarci una delusione che abbiamo vissuto, un abbandono, una cotta a senso unico che non è mai diventata una vera storia. Insomma, ci commuoviamo non solo per attitudine alla sensibilità ma anche per ciò che abbiamo nella nostra memoria e ci ha reso vulnerabili a certe situazioni “touching”.
Attenzione allo stress e all’ansia
Ma un’eccessiva tendenza a piangere può anche significare che siamo sotto stress, abbiamo i nervi a fior di pelle e non ne possiamo più. Allora s’impone uno stop: al troppo lavoro, al troppo studio, ma anche ad una situazione complicata che stiamo vivendo e che ci sta logorando o affaticando. Cerchiamo di allentare la tensione e di diminuire l’ansia per ritrovare il nostro equilibrio. Se però ci stiamo troppo male e piangiamo per ogni contrarietà o evento toccante, consideriamo la possibilità di rivolgerci ad una psicoterapeuta, che ci aiuterà a modulare e gestire meglio le nostre reazioni.
Lo sapevate? Quando piangiamo il nostro corpo produce la corticotropina, un ormone che regola la gestione dello stress, e le encefaline, neurotrasmettitori che agiscono come antidolorifici naturali. Anche per questo motivo spesso dopo aver pianto ci sentiamo meglio.
Una risata può fermare le lacrime
Se invece siamo troppo sensibili, potremmo cercare di “dominare” le nostre reazioni di eccessiva commozione… con una risata! Imparare a ridere di sé stesse è liberatorio e allenta subito la tensione. Se poi insieme al sorriso scende anche qualche lacrimuccia, lasciamola andare. Fa parte del nostro carattere e non possiamo spegnerla del tutto. Non prendiamocela per il nostro turbamento: è un atteggiamento comunque nobile, dolce e degno di rispetto. Per dominare le lacrime imminenti, possiamo parlare con qualcuno, distrarci, ma anche riconoscere la potenza dell’emozione che stiamo provando e rifletterci su.
Una lezione a chi ci deride
E chi ci prende in giro? Di solito lo fa perché ha problemi propri. Forse il fatto che ci commuoviamo va a toccare qualche tasto critico che non possiamo conoscere. Canzonare noi può mascherare un’insicurezza o proprio la sua eccessiva sensibilità, di cui si vergogna.
Se chi ci deride per il nostro cuore tenero ha qualche problema, non siamo comunque noi le sue psicoterapeute né siamo tenute ad essere sempre comprensive. Sfoderiamo un sorrisetto glaciale e ignoriamo le parole di chi si prende gioco di noi.
Di sicuro non potrà mai capire questa bellissima frase di Herman Hesse: “Le lacrime sono lo sciogliersi del ghiaccio dell’anima. E a chi piange, tutti gli angeli sono vicini.”