#SegretiDelCuore

Ho aperto un profilo su un sito “Paga Per Vedere”

Tante ragazze disoccupate o con lavori precari hanno deciso di apparire sul sito dove gli utenti pagano per vedere i loro sexy profili. E' una forma di guadagno lecita, ma i confini del fenomeno sono così vasti che bisogna riflettere prima di iscriversi

Marina Mannino

Giornalista

Ho 20 anni, un diploma in amministrazione e marketing e non ho un lavoro fisso, mi arrangio con brevi impieghi da commessa, barista, standista. Continuo a cercare un'occupazione "seria", ma per rimediare un po' di soldi ho deciso di aprire un profilo su quel sito dove la gente paga per guardare le tue foto. Lo hanno fatto alcune mie amiche e si sono trovate con qualche centinaio di euro al mese in più che fanno comodo. Ma non sono molto sicura della mia decisione...  Carlotta

Carlotta

Si parla tanto dei siti in cui si paga un abbonamento per vedere all’opera i creator che vendono contenuti espliciti ai loro fans. Sembra che siano i posti ideali per fare guadagni veloci e cospicui grazie al proprio sex appeal e ai propri talenti. Sui siti PPV, ovvero “Paga Per Vedere” (Pay-Per-View), ci sono insegnanti di fitness, musicisti, modelli, chef, attori, personaggi pubblici che cercano di monetizzare la propria professione fidelizzando utenti interessati alle loro perfomance. Lo stesso fanno, appunto, tutti quelli che hanno trovato in queste piattaforme PPV il posto per guadagnare vendendo i loro post con foto, video, live cam e streaming realizzati in base alle richieste degli utenti interessati a godere del loro talento “fisico”, sullo stile delle cam girl. Secondo dati recenti, il 69% dei creator sono giovani donne e l’87% dei fan sono uomini.

Il rapporto con i creator si paga

I cosiddetti social per adulti danno libertà ai content creator e assicurano un rapporto stretto con i fan, che sono legati ai propri personaggi preferiti proprio dal pagamento di una quota che fa percepire il contenuto come se fosse unico, creato appositamente per quell’abbonato. In base a una recente stima, con circa 50 iscritti si riescono a guadagnare dai 180 ai 400 euro al mese, a seconda di quanto si pubblica e ai contenuti extra. La piattaforma trattiene circa il 20% delle transazioni ed è illegale eseguire il pagamento al di fuori di essa.

Il business è sottoposto a tassazione

Insomma, si tratta di un vero business che coinvolge “persone sorprendenti”, come si legge nella pagina Instagram di uno di questi siti, ma anche ragazze qualsiasi che vogliono arrotondare le loro finanze pubblicando (proprio come si fa su altri social) foto e video sexy: basta  una sufficiente quantità di abbonati e il gioco è fatto. Si può aumentare l’incasso realizzando contenuti “speciali” da inviare (previo ulteriore pagamento) nelle chat private, ma anche con le “mance”, offerte libere dei fans. Si tratta comunque di denaro derivato da una professione digitale, sul quale vanno pagate le tasse, sia che si tratti di un’attività continuativa che sporadica.

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I guadagni importanti non sono così facili

Bisogna essere coscienti che queste piattaforme non possono realmente garantire guadagni facili a tutti ,come tanti creator assicurano. Se è vero che Bella Thorne intasca circa 11 milioni di dollari al mese con uno di questi social PPV, è altrettanto assodato che l’attrice è da anni una celebrità social e ha un team di esperti che l’affianca. La gran parte dei performer bluffa un po’ sui reali guadagni per attirare l’attenzione, senza fornire prove dei loro introiti. Solo l’1% dei creator riesce a incassare tra 20.000 e 40.000 euro al mese. Per guadagnare cifre importanti bisogna considerare la presenza su questi social come un lavoro vero e proprio a cui dedicarsi molte ore al giorno, e non come un’attività occasionale.

Corpi in vendita, ma in abbonamento

E poi c’è la questione morale. È vero che i social ci hanno abituato all’esposizione dei corpi e quasi nessuna star si nega una foto hot. Ma sui siti PPV c’è l’idea di vendere il proprio corpo, tramite foto e video, a seconda del tipo di contratto con il fruitore (solo abbonamento o contenuti particolari acquistabili via chat). Non a caso moltissimi sex worker usano queste piattaforme per il loro lavoro, sfruttando proprio le chat con i fans. Si è parlato di ban per i contenuti porno, e sembrava che diventasse effettivo sotto le pressioni degli investitori, ma ancora non c’è stato. Se ci si iscrive a una di queste di piattaforme, bisogna essere consapevoli che si entra in un social la cui reputazione è legata al porno: pur non essendo nato per questo settore o per la vendita del nudo, il sito è stato utilizzato per questo fine dalla maggior parte degli utenti, e quasi tutti i contenuti che si trovano sono di questo tipo.

Una scelta da ponderare bene

Ognuno fa del proprio corpo ciò che vuole, se è maggiorenne, ma a vent’anni forse non si è ancora così equilibrati e “corazzati” da riuscire a non venir travolti da un’ondata di abbonati disposti a pagare per vedere e avere sempre di più. Bisogna riflettere con attenzione prima di aprire un profilo sui siti PPV, per quanto famosi e celebrati siano. Ci sono performer che hanno visto girare su gruppi Telegram i loro video privati, realizzati solo per un utente, benché i contenuti pubblicati siano coperti da copyright e quindi (in teoria) non possano essere divulgati su altre piattaforme senza il consenso di chi li ha fatti. E altre creator che hanno perso il lavoro “sicuro” perché scoperte in pose e video sexy su queste piattaforme ritenute comunque non positive per una certa reputazione sociale. Chi vuole farlo deve saper assumersi la responsabilità di questa scelta, nel bene e nel (possibile) male.