Che si tratti di una comitiva, di colleghi di lavoro, di compagni di classe, a volte si tende a definire le persone secondo una classificazione arbitraria, nata da qualche battuta inadeguata o da insensati pregiudizi. Così tanti si trovano affibbiate delle etichette negative: la leggera (“ci sta con tutti”), la superficiale (“è proprio scema”), il bugiardo (“s’inventa tutto”), il sempliciotto (“crede a tutto”), lo sbruffone (“si vanta di quello che non ha fatto”) la saputella (“fa la maestrina”) e anche lo iettatore (“porta sfiga”). Spesso tutto rimane sul piano dello scherzo. Ma talvolta no.
Soprannomi non del tutto innocui
Eppure, anche se i rapporti sono venati da queste etichette perfide, alla fine poi i colleghi sono legatissimi tra di loro, gli amici di una compagnia si sentono come fratelli, i compagni di classe appaiono uniti e solidali. È umano che ci si prenda in giro a vicenda per qualche caratteristica “spiacevole”, dimostrata magari in una sola occasione ma catturata al volo per definire ironicamente chi, tutto sommato, è comunque umanamente vicino. Alla fine nessuno si offende, ci si ride tutti insieme, ma c’è un epiteto che invece fa male davvero: è quello di persona che porta male, getta la sfortuna sugli altri, attira la cattiva sorte.
Non tutti sanno che è diffamazione
Che più di una definizione sia un insulto, ce lo dice anche la legge italiana: se si accusa qualcuno di essere uno iettatore si può essere denunciati per diffamazione, perché è un soprannome che offende la sensibilità di una persona. Va tenuto conto, poi, che il passaggio da superstizione a discriminazione è breve, come ci hanno dimostrato secoli di storia. Insomma, non è solo una battuta sciocca tra amici cattivelli, anche se non si è superstiziosi e se non le si dà peso.
Le conseguenze di una “voce” sciocca
È una voce perfida che può portare all’isolamento sociale di chi ne è colpito. Se a una ragazza si affibbia la nomea di porta-jella, può accadere che ben pochi abbiano poi la voglia di frequentarla. Anche se siamo nel 2023, se abbiamo l’intelligenza artificiale, ChatGpt e razzi che atterrano su Marte, il sentire comune ancora non è immune alla fascinazione del mondo magico, dall’illusione del soprannaturale, al timore di oscure e potenti forze negative che possano demolire la realtà. E alla tentazione di denigrare gli altri: gli haters vi dicono qualcosa?
Una concezione sorpassata e vecchia
Ma se si tratta di giovani generazioni, è obiettivamente stupido che si ricorra ancora a queste concezioni veramente arcaiche. La sfortuna non esiste, come non esiste la fortuna. E’ solo il modo in cui noi interpretiamo degli eventi dolorosi, proiettando fuori da noi la responsabilità e la causa di quello che ci accade di negativo. Nessuno può realmente avere il potere di attirare il male o il bene, se non nelle serie fantasy o nei rituali scherzosi di fine d’anno!
Sfoderiamo le unghie
Quindi se veniamo accusate di essere delle porta-sfiga, non sentiamoci ferite: chi condivide questa opinione e la diffonde è una persona che non merita credito né considerazione. È un (una) miserabile che non ha nient’altro a cui aggrapparsi per infastidire le sue conoscenze. Vive nel passato e prima o poi si troverà solo (o sola) nella sua pochezza mentale. Per reagire, però, possiamo tirar fuori le unghie e scherzarci su: invece di mostrarci dispiaciute, sfoderiamo battute sulla nostra potenza magica e sulle creature malvagie che possiamo evocare. Qualcuno, più credulone della media consentita, si spaventerà davvero!
Facciamo chiarezza con amiche e amici
Però facciamo chiarezza con le persone cui teniamo davvero: comunichiamo loro il nostro disagio e la possibilità che il legame reciproco possa soffrire di questa insulsa diceria. È chiaro che non dobbiamo dimostrare un bel niente, cioè che non siamo delle pericolose menagramo, ma mettere alla prova il loro affetto per noi. E se qualcuno dimostra di credere a questa assurda etichetta, bè, c’è la magia giusta: si chiama “ciao ciao” e consiste in un taglio netto della relazione con questa persona. Perché perdere tempo a spiegare qualcosa a chi non è in grado di capirla?