Come agire se si è testimoni di un maltrattamento animale

Riconoscere e denunciare il maltrattamento animale è una responsabilità di ogni cittadina. Vediamo insieme quando si può parlare di maltrattamento e quali sono le procedure da seguire per segnalare correttamente l’illecito.

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Eleonora Toresi

Veterinaria

Amante sin da bambina degli animali, a 16 anni decide di diventare veterinaria. Si trasferisce in Spagna a studiare, prima a Lugo poi a Madrid, specializzandosi in medicina felina. Per DiLei scrive nella sezione Pets.

Pubblicato: 23 Aprile 2021 13:31Aggiornato: 2 Gennaio 2024 16:31

Sono ancora tanti, troppi, i casi e i numeri degli animali sottoposti a maltrattamento. In un Paese dove viene insegnata l’educazione civica già in età scolare, è inaccettabile assistere ancora all’orrore, agli abusi, agli abbandoni e ai maltrattamenti di cani, gatti e altri malcapitati animali. Ognuna di noi dovrebbe appellarsi alla propria personale coscienza, accudendo i propri animali domestici, donando cure, affetto e attenzioni al cane, gatto o altro animale membro della famiglia, ma potremmo e dovremmo fare di più.

È compito di ogni cittadino agire concretamente per tutelare gli animali e denunciare agli organi competenti chi si rende responsabile di reati da condannare, segnalando quelle situazioni critiche in cui gli animali vengono lasciati senza cibo e senza cure, senza pulizie e senza libertà e, ancora, vengono maltrattati in altro modo e, a volte, anche uccisi senza pietà. Vediamo come fare.  

Come riconoscere il maltrattamento di animali 

Probabilmente vi sarà capitato di vedere un cane malnutrito, sporco e abbandonato a sé stesso o forse di assistere a una scena di maltrattamento in prima persona. È in questi casi che occorre intervenire prontamente, denunciando l’episodio alle autorità affinché queste intervengano e mettano in salvo l’animale. 

È fondamentale, in primis, imparare a riconoscere un maltrattamento prima di poterlo denunciare o segnalare, comprendendo l’inquadramento giuridico e i comportamenti che delineano l’illecito.

Il reato di maltrattamento degli animali appartiene alla categoria dei delitti contro il sentimento degli animali, in cui rientrano anche da altre fattispecie penali introdotte con la Legge n. 189/2004. Tale Legge ha colmato un vuoto legislativo, considerato che fino all’applicazione di questa norma, gli animali non avevano mai ricevuto adeguata attenzione e tutela. L’art 2 della Legge in esame vieta di “utilizzare cani e gatti per la produzione o il confezionamento di pelli, pellicce, capi di abbigliamento e articoli di pelletteria costituiti od ottenuti, in tutto o in parte, dalle pelli o dalle pellicce dei medesimi, nonché commercializzare o introdurre le stesse nel territorio nazionale. La pena prevista èl’arresto da tre mesi ad un anno o l’ammenda da 5.000 a 100.000 euro”. 

Entrando nel dettaglio, oltre alla norma descritta, la legge italiana delinea il reato di maltrattamento nel Codice penale all’art 544 bis, in cui si evince che: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro.  La pena è aumentata se dal maltrattamento deriva la morte dell’animale”. 

Inoltre, la legge italiana ha introdotto anche un articolo specifico per punire il reato di abbandono degli animali previsto dall’art 727 cp. 

Il maltrattamento degli animali quindi, come concetto generale, è un reato che comporta un procedimento penale a carico del colpevole. Ma come possiamo riconoscerlo davvero? Per la legge, rientra nel reato qualsiasi condotta che possa provocare una lesione, una ferita o una malattia, ma anche in generale tutte quelle condizioni che possano evocare sofferenza all’animale. Non solo aggressioni fisiche quali calci e percosse, ma anche privazioni di cibo e cure, da parte dei proprietari, oppure condizioni di vita non dignitose come il vivere in ambienti ristretti, sporchi e angusti. Rientrano nel reato anche quei casi in cui vengono somministrate all’animale sostanze stupefacenti, vietate o comunque che possono provocare danno alla loro salute.  

Di seguito qualche esempio concreto di maltrattamento animale da denunciare: 

  • Animale legato a una catena, corta e stretta, per un lungo periodo senza cure e pulizia; 
  • Animale costretto a subire l’utilizzo di collari e museruole costrittive per una durata di tempo prolungata e ingiustificata; 
  • Animale costretto a vivere in spazi sporchi e tra i suoi escrementi; 
  • Animale denutrito e costretto a patire la fame e la sete;
  • Animale in stato d’abbandono, costretto alla solitudine per troppe ore consecutive; 
  • Animale maltrattato fisicamente e costretto a fatiche non idonee alla sua indole; 
  • Animale lasciato in cattività o addestrato con metodiche aggressive; 
  • Animale sottoposto a sevizie e violenze fisiche; 
  • Animale utilizzato per giochi, combattimenti e spettacoli non autorizzati a scopo di lucro o per la pratica dell’accattonaggio; 
  • Animale trasportato in modo non regolamentare durante un lungo viaggio, non rispettando i dovuti accorgimenti e gli spazi adeguati; 
  • Animale sottoposto a sfruttamento continuo per la procreazione con vendita dei cuccioli ai fini di lucro.

Esistono altri casi, che comportano comunque l’obbligo morale e civile da parte di un cittadino di denunciare, che però non sempre risultano facilmente e immediatamente riconoscibili come segnali di maltrattamento, poiché non si inquadrano nel concreto gesto fisico. Infatti, sarebbero da considerarsi quali atti di maltrattamento punibili dalla legge, non sono la violenza fisica, ovvero la forma attiva e manifesta di abuso, ma anche quella psicologica, più subdola e passiva, intesa come abuso emotivo.

Concretamente esistono delle peculiari condizioni di gestione dell’animale da intendere e considerare come maltrattamento, poiché è scientificamente provato che arrechino sofferenza all’animale. Tuttavia, soprattutto quando si entra nella sfera dell’abuso emotivo, è difficile dimostrare la responsabilità del proprietario e la fattispecie di maltrattamento animale.  

Di seguito un elenco delle principali forme di abuso emotivo descritte da medici veterinari esperti in comportamento animale e da studiosi di settore: 

  • schernire, molestare e provocare l’animale gridandogli addosso;
  • terrorizzare l’animale, costringendolo a vivere in un clima di paura e sopportazione di uno stato costante di preoccupazione per le minacce e le ostilità nei suoi confronti, rendendo il suo atteggiamento e la sua attitudine al mondo perennemente insicura;
  • impedire al cane di soddisfare le sue esigenze sensoriali e di socializzazione;
  • isolamento sociale con confinamento dell’animale lontano e legato, chiuso nel kennel o in gabbia per lunghe ore;
  • imporre uno stile di vita inadatto e/o inadeguato alle sue caratteristiche e alle sue esigenze sia di razza sia individuali;
  • allontanare cucciolo troppo presto dalla mamma;
  • non garantirgli un livello adeguato di esercizio fisico per l’attitudine di razza.

Esistono studi scientifici che dimostrano che la forza dei maltrattamenti emotivi ha un impatto diverso da quella della violenza fisica ed è tale da far emergere che molti animali, se costretti a scegliere tra le due alternative, preferiscono la violenza fisica alla sofferenza e all’abuso emotivo

Come si comporta un animale maltrattato 

Un animale maltrattato sviluppa l’attitudine alla diffidenza: non si fida del mondo, tende a manifestare un comportamento restio con marcata paura delle persone, di tutto ciò che è estraneo, a volte anche dei simili. Tende a nascondersi in posti dove si sente più al sicuro e manifesta frequentemente segnali di aggressività in segno di autodifesa, per questo è possibile che attacchi l’uomo, ma anche gli altri animali.

Possono evocare scatti di aggressività anche banali situazioni quali gesti improvvisi come una mano che si alza oppure il toccare l’animale in un determinato punto del corpo che agisce per lui da trigger point, scatenando una reazione esagerata, come anche suoni imprevisti o oggetti che possono assomigliare a quelli utilizzati in passato per le minacce o le percosse.  

Quando segnalare il maltrattamento di animali 

Se un cittadino è testimone di uno dei reati indicati qui sopra, ha il  dovere morale di intervenire e di denunciare il responsabile dei maltrattamenti alle forze dell’ordine: Commissariato, Procura, Carabinieri, Corpo Forestale, Polizia di Stato, Guardia di Finanza e Polizia locale (Municipale-Provinciale).

Nel limite del possibile, se il cittadino si trova ad assistere direttamente al momento del maltrattamento, sarebbe opportuno fornire alle autorità competenti della documentazione attestante l’illecito, quindi tentare di registrare la violenza con foto e filmati, il tutto non mettendo mai a rischio la propria incolumità ma osservando sempre i criteri del buon senso. Anche in caso di assenza di prove evidenti del fatto, è necessario procedere con la segnalazione poiché le forze dell’ordine possono procedere con gli accertamenti del caso, anche solo basandosi su indizi e sospetti di attività illecita.  

Le segnalazioni non prevedono per forza una denuncia o una querela, tuttavia non possono restare anonime. La legge tutela la privacy di chi segnala e nessuna autorità rivelerà mai i dati sensibili; tuttavia, nel caso in cui si è testimone diretto di un reato, si può essere chiamati a testimoniare rispetto a quanto assistito. 

A chi segnalare il maltrattamento di animali 

La presentazione di una denuncia per il reato di maltrattamenti segue l’iter classico previsto per tutti i reati. Come anticipato, si può depositare una denuncia alla Procura della Repubblica o fare una segnalazione ai Carabinieri Forestali e alla Polizia. Nel caso in cui ci sono animali abbandonati a sé stessi in luoghi sporchi e in condizioni poco dignitose, è possibile chiamare l’Autorità sanitaria locale. Sarà lei stessa a intervenire, come pubblico ufficiale e a denunciare eventualmente il reato alle autorità competenti. 

Sul sito ufficiale delle Guardie Zoofile è possibilesegnalare il maltrattamento di animali, per regione, attraverso un modulo di segnalazione. L’alternativa è quella di telefonare alle autorità competenti utilizzando i numeri di emergenza nazionali e locali. Nel caso in cui si assista a un maltrattamento animale, attraverso video e foto circolate online, è fondamentale non condividere, ma segnalare prontamente alla Polizia Postale. L’autorità, che si occupa di reati sul web, potrà risalire a chi ha pubblicato il materiale e intervenire. 

Quali sono le conseguenze per chi maltratta gli animali? 

Nel caso in cui il proprietario dell’animale venga denunciato dai vicini, per fastidio o per condizioni igieniche sfavorevoli, questo sarà condannato al risarcimento del danno civile. Qualora sussistano anche altri elementi che determinano un reato, verrà a lui inflitta la sanzione penale prevista dalla legge italiana. 

In caso di condanna o di patteggiamento è sempre prevista la confisca dell’animale in questione a meno che questo non appartenga a una persona estranea al reato. Come anticipato, per la legge chi commette atti di maltrattamento nei confronti degli animali, è punito con la reclusione dai 3 a 18 mesi o con una multa da che varia da 5.000 euro a 30.000 euro. Inoltre, la pena che si applica a chiunque sottoponga gli animali a trattamenti che causano danni alla loro salute è aumentata se, da quelle azioni, è provocata la conseguente morte. 

Abbandono animali: cosa dice l’art 727 cp 

A differenza del reato di maltrattamento degli animali, l’art 727 cpprevede un’altra fattispecie, ovvero l’abbandono. L’articolo in esame dispone che chiunque abbandona animali domestici è punito conl’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibilicon la loro natura e che siano causa di gravi sofferenze.

Il concetto di abbandono va ricondotto alla trascuratezza o al disinteresse verso l’animale e non invece all’incrudelimento nei suoi confronti o all’inflizione di sofferenze gratuite, atteggiamenti puniti con il reato di maltrattamento. La ratio legis di tale reato deve essere rinvenuta nell’esigenza che venga tutelato il sentimento di comune pietà verso gli animali e nell’obiettivo di promuovere l’educazione civile attraverso la lotta all’insensibilità e alla crudeltà. Gli animali, infatti, vanno visti come esseri senzienti, dotati di una propria sensibilità e in grado di percepire il dolore che può derivare dall’abbandono e dalla mancanza di adeguate attenzioni.