Adam Jendoubi morto a 23 anni, il tributo di Saviano: “Addio ragazzo”

Il commovente ricordo di Saviano dopo la morte improvvisa di Adam Jendoubi, attore de "La paranza dei bambini" stroncato da un arresto cardiaco a soli 23 anni

Foto di Sara Gambero

Sara Gambero

Giornalista esperta di Spettacolo e Lifestyle

Una laurea in Lettere Moderne con indirizzo Storia del Cinema. Appassionata di libri, film e del mare, ha fatto in modo che il lavoro coincidesse con le sue passioni. Scrive da vent’anni di televisione, celebrities, costume e trend. Sempre con un occhio critico e l'altro divertito.

Non ce l’ha fatta Adam Jendoubi, giovane attore napoletano (di origini polacche e tunisine) colpito da infarto nella notte di Capodanno, ricoverato in terapia intensiva all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia. Adam è morto la sera del 9 gennaio, dopo 9 giorni di agonia e i suoi organi saranno donati.

La notizia della morte è stata data sui social dal fratello di Adam, Habib, anche lui attore e modello. “Hai dimostrato di essere un leone fino alla fine, uomo vero con valori e principi, scegliendo già a 18 anni che il giorno della tua morte avresti voluto donare gli organi e così hai fatto”.

La scomparsa di Adam, cresciuto nel rione Forcella di Napoli, noto soprattutto per aver interpretato il video di Liberato, Tu t’e scurdat‘ ‘e me, del 2017, e per il ruolo di “Aucelluzzo” nel film La Paranza dei Bambini ha scosso il mondo del cinema, della musica e tutti i suoi fan e amici. Perché una morte così giovane e improvvisa appare ingiusta e incomprensibile.

Morire nell’età dell’esordio alla vita genera disperazione: tutto sbagliato, tutto insensato, è impossibile trovare consolazione, scrive Roberto Saviano, che lo aveva conosciuto ai tempi delle riprese de “La Paranza dei bambini” in un bellissimo e commovente post su Instagram.

Adam aveva il viso della nuova Napoli metà polacco, metà tunisino e completamente partenopeo. “Ecco perché sei così bello – gli avevo detto – sommi più culture ed è sempre così, bellezza nasce da ciò che si mischia, si intreccia, si confonde perché dispone la vita in forme nuove e inaspettate” Mi guardò perplesso e decise di rispondere con un sorriso a tutto quel blaterare che non aveva capito dove andasse a parare, io imperterrito continuai: “Hai dentro di te tre culture e quante lingue parli? “Io parlo il forcellano” rispose e finimmo nel chiasso delle risate.

E ora? E ora non c’è altro atto possibile che ricordare, resteranno come traccia della sua vita i video, il film, le foto, e la memoria di chi è cresciuto con lui a Forcella, resterà la storia di un ragazzo figlio di due migranti di due culture distanti e che Napoli ha saputo rendere prossime come sempre fa questa città che tutto avvicina dando cittadinanza universale a chiunque la attraversa e vive. E resteranno i suoi organi che continueranno a respirare in altre vite.