Sylvana Simons, chi è l’ex dj prima donna nera a fondare un partito in Olanda

Ex dj e conduttrice televisiva, Sylvana Simons ha le idee chiare sul futuro dei Paesi Bassi e promette: "Stiamo cercando di cambiare il sistema"

Pubblicato: 16 Marzo 2021 12:36

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Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Sguardo deciso e idee chiare. Sylvana Simons non è una donna che ha bisogno di presentazioni nei Paesi Bassi, dove per lungo tempo ha condotto programmi televisivi e radiofonici. La sua immagine è pulita e rappresenta il volto delle minoranze, degli oppressi, trascurati da un sistema che all’apparenza sembra aperto e progressista, ma che nasconde discriminazioni profonde. Che lei è intenzionata a scardinare.

“Non stiamo cercando di rendere questo sistema migliore o più equo. Non succederà! Stiamo cercando di cambiare il sistema“, dice e nelle sue parole c’è tutta la forza di chi ha in mente un progetto ben definito. L’obiettivo è quello di ribaltare le carte in tavola e di portare alla luce l’ipocrisia di uno Stato che per tanti rappresenta un esempio da seguire, quando invece dovrebbe preoccuparsi di ciò che si muove dietro questa facciata, un “razzismo istituzionale”, come lei stessa lo ha definito in un’intervista a Opendemocracy.

Classe 1971, Sylvana Simons è nata a Paramaribo, in Suriname, ma i suoi genitori si sono trasferiti nei Paesi Bassi quando lei aveva solo 18 mesi. Negli anni Novanta ha iniziato la sua carriera nel mondo dello spettacolo, lavorando in radio e televisione, dove ha condotto programmi musicali e talk show. Ma non solo, perché ha anche tenuto per qualche anno una rubrica su Playboy e scritto due libri. Insomma, non aveva bisogno di notorietà.

La sua scelta di dedicarsi alla politica arriva nel 2016, quando decide di entrare a fa parte del partito politico Denk per cercare di combattere il razzismo, le discriminazioni e la lotta alla xenofobia. Il suo progetto: lavorare per la “decolonizzazione dell’istruzione” e per “l’emancipazione delle donne”. Non contenta, qualche anno dopo si butta a capofitto in un nuovo partito da lei fondato, che prima prende il nome di Artikel 1 (in riferimento all’articolo 1 della Costituzione che parla proprio dell’uguaglianza sociale), per poi essere ribattezzato Bij1, dalla parola olandese “bejeen” che significa “insieme”.

Sylvana Simons è quindi la prima donna nera ad aver fondato un partito nei Paesi Bassi. Un partito che si professa espressamente antirazzista, femminista, intersezionale e radicale. Ma perché una donna del suo calibro ha sentito la necessità di scendere in campo attivamente? È lei stessa a spiegarlo a Opendemocracy: “Gli olandesi hanno perfezionato la loro facciata. Le cose sembrano andare bene dall’esterno. Ci diciamo che siamo tolleranti, comprensivi e progressisti, e che è il resto del mondo ad essere arretrato”, ma la realtà è ben diversa da come appare.

In politica le donne (specie quelle di colore) sono ancora sottorapresentate: nel Senato olandese, su 75 membri solo 26 sono donne, di cui due di colore. Alle ultime elezioni del 2017 l’ala di destra, che presenta idee razziste e sessiste ha ottenuto un numero significativo di seggi, appoggiati da movimenti anche giovanili. Lo scorso maggio il Belastingdienst, l’autorità fiscale olandese aveva sistematicamente segnalato persone con la doppia nazionalità per ispezioni supplementari. Segnali che la situazione non è rosea come sembra per le minoranze. Per questo Sylvana Simons ha deciso di intervenire, per “unire le persone le cui vite sono messe in pericolo dai movimenti di estrema destra e formare una forza forte per contrastarli”.

Il suo programma prevede l’introduzione di un Ministero per l’uguaglianza, di una Corte Costituzionale, attualmente assente nei Paesi Bassi e una reale attenzione all’inclusività. Punti che cercherà di portare all’attenzione nella imminente campagna elettorale. Per ora il suo è un piccolo partito, ma lei sogna in grande, spera di entrare in Parlamento e smantellare dall’interno il sistema. Una battaglia che le è già valso l’odio di diversi utenti, che hanno preso d’assalto i suoi profili social con commenti razzisti e sessisti. Ma lei non se ne cura, guarda dritto davanti a sé e, a testa alta, va per la sua strada e lotta per tutti quelli che, a differenza sua, non hanno voce.