La giornata internazionale contro la violenza sulle donne è una ricorrenza di portata mondiale che ha luogo ogni anno il 25 novembre per volere dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’istituzione formale delle celebrazioni, avvenuta nel 1999, fonda le ragioni della propria scelta sulla necessità di tutelare la memoria di un terribile fatto di cronaca, che ha visto come protagoniste tre attiviste americane barbaramente torturate e uccise nel 1960.
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: cosa accadde il 25 novembre 1960
Come riportano le cronache dell’epoca, in quello che oggi riconosciamo come il giorno dedicato alla sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, tre attiviste politiche della Repubblica Dominicana furono uccise per volere del dittatore Rafael Leónidas Trujillo. Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabel, questi i nomi delle donne coinvolte, erano parte di un gruppo di ribellione che combatteva le dure condizioni di vita impropriamente imposte da Trujillo, e che per questo finirono nel mirino dei militari del regime prima di essere violentemente massacrate il 25 novembre 1960.
Le sorelle Mirabel, già isolate dai propri mariti con la carcerazione di questi ultimi, furono bloccate per strada dal Servizio di informazione militare per essere condotte in un luogo isolato, dove, tra le barbarie commesse dai militari, hanno vissuto gli ultimi attimi della propria vita. Per quanto i loro corpi, successivamente, siano stati lanciati e abbandonati in un precipizio, la memoria del loro coraggio e delle loro idee non ha mai smesso di circolare tra la gente del posto. Già nel 1981, le istituzioni colombiane avevano deciso di dedicare al loro ricordo la giornata del 25 novembre, dando vita al primo germe di un successivo movimento internazionale che ha visto l’elezione del dramma delle sorelle Mirabel a simbolo e monito contro la violenza di genere.
Gli ultimi dati sui femminicidi
Gli ultimi dati relativi ai femminicidi ci raccontano, ancora una volta, di come la maggior parte dei soprusi e delle uccisioni avvenga per mano di persone vicine alle vittime, e spesso tra le mura di casa. Dal rapporto “Il pregiudizio e la violenza contro le donne”, redatto dalla Direzione centrale della Polizia criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza in collaborazione con La Sapienza di Roma, emerge come, soltanto nei primi nove mesi del 2022, siano stati calcolati ben 104 femminicidi sull’intero territorio italiano. Di questi, 82 sono stati consumati in ambito familiare, e, all’incirca nel 50% dei casi individuati, l’omicidio è avvenuto per mano del partner della vita.
Ulteriori dati riportati da Linda Laura Sabbadini, Direttrice centrale dell’Istat, parlano anche di un 12% di femminicidi commessi per mano di un’ex partner, ed evidenziano come, nell’84% dei casi, la nazionalità di vittime e carnefici è la medesima. L’evidenza, insomma, ci invita a riflettere sul fatto che la stragrande maggioranza dei casi di violenza sulle donne si consuma nell’ordinaria quotidianità, e quasi mai è frutto di casualità o sfortunati incontri non previsti.
La sensibilizzazione verso il tema, dunque, oltre a essere un dovere morale per le nostre istituzioni, non può non passare dalle nostre azioni quotidiane e dall’attenzione verso le persone che ci circondano, per impedire che i campanelli d’allarme, cadendo nel vuoto, si traducano in nuove e ulteriori vittime.
Il patriarcato non esiste
La giornata contro la violenza sulle donne ha oggi ancora più rilevanza, dopo le parole del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Ha tenuto un intervento rapidamente divenuto virale, per tutti i motivi sbagliati, durante l’inaugurazione della Fondazione Giulia Cecchettin.
La sua riflessione su patriarcato e violenza di genere ha condotto a una conclusione intrisa di propaganda: “Occorre non fingere di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale”.
Per quanto riguarda invece il tema del patriarcato, la lotta a quest’ultimo, secondo il ministro, ricadrebbe nel novero della mera visione ideologica. Per superare le discriminazioni non sarebbe questa la strada. Occorre un approccio concreto, incentrato sui valori costituzionali, dice, senza però spiegare nulla.
La lotta gridata in piazza e online è mera “cultura ideologica che non mira a risolvere i problemi, bensì ad affermare una personale visione del mondo (…) quella che vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato”.
In una società che finge di non vedere, si tenta di offrire un nemico che sia altro, e che faccia bene ai voti. Concorda Matteo Salvini, che ribatte: “Le violenze sessuali sono aumentate in corrispondenza al fenomeno migratorio”.
Il leader della Lega suggerisce d’avere il supporto dei dati dell’Istat in merito. L’Istituto però, nell’ultimo rapporto sugli omicidi, risalente al 2022, evidenzia tutt’altro: “93,9% delle donne assassinate in Italia è uccisa da italiani e non da soggetti stranieri”.