“Curiosare al di là degli orizzonti, al di là delle pieghe del mare”. Barba lunga e folta, penetranti occhi di ghiaccio e l’amore smisurato per un Pianeta sempre più martoriato. L’affascinante Alex Bellini è come una sorta di contemporaneo mix tra Robinson Crusoe e Cristoforo Colombo, uomo che non teme di mettersi alla prova e cimentarsi in imprese ai limiti dell’umano, con un unico e semplice scopo: esplorare, conoscere e condividere con il mondo – in particolare le nuove generazioni – tutte le lezioni apprese in una vita estrema, ma consapevole.
Alex Bellini, l’affascinante esploratore e divulgatore
Classe 1979, Alex Bellini nasce ad Aprica, piccola cittadina in provincia di Sondrio nel cuore della Valtellina, luogo che gli consente di conoscere il suo primo amore: la montagna. “È dalle montagne che imparo la mia prima lezione: aggrapparsi alla roccia e tenere duro, sempre alla ricerca di un punto d’appoggio, anche quando il supporto sembra mancare”, scrive sul suo sito ufficiale. Ed è già chiaro che riferendoci a lui non possiamo di certo parlare di un “semplice” esploratore.
Bellini dal 2000 gira il mondo alla ricerca dei luoghi più remoti e ostili del Pianeta, con il chiaro intento di osservarli ma soprattutto conoscerli e valorizzarli. E i suoi viaggi sono seguitissimi su Instagram, social in cui condivide nel dettaglio ogni impresa con i suoi quasi 70mila follower. Insomma, il bell’esploratore è una vera star del web (e non solo).
La incredibili imprese di Alex Bellini
Il curriculum di Alex Bellini è ricco di imprese incredibili, alcune delle quali sono entrate di diritto nella storia. Uno slancio irresistibile il suo, che nasce da un grave lutto: perdere la mamma poco più che adolescente lo ha spinto a “prendere il vento” e a seguire i propri sogni.
La prima grande impresa risale al 2000, quando partecipa alla celebre Maratona di New York completandola in 3 ore e 53 minuti, seguita poi l’anno successivo dalla Marathon des Sables in Marocco (lunga ben 250 km) e l’Alaska Ultrasport Extreme, in cui ha trainato una slitta per circa 600 km.
Ma è dal 2004 che inizia la sua attività più significativa, quando parte da Genova per una delle sue traversate oceaniche in barca a remi (e completamente da solo). Il primo tentativo fallisce dopo 6 ore, il secondo dopo 23 giorni ma alla fine ce l’ha fatta: è arrivato in Brasile attraversando l’Atlantico per 11mila chilometri in 226 giorni segnati da imprevisti, fame e una stanchezza inimmaginabile. E sono solo alcune delle sue grandi imprese. Come ha raccontato da Serena Bortone a Oggi è un altro giorno, ha anche realizzato la traversata del Pacifico più lunga mai registrata, partendo dal Perù alla volta dell’Australia in ben 10 mesi per più di 18 chilometri.
Un folle, direbbero alcuni, ma lui è di tutt’altro avviso: “Non è voglia di estremo, è il desiderio di conoscere e di conoscersi – ha detto in un’intervista al Corriere della Sera – (…). Nel momento in cui realizzi qualcosa di apparentemente impossibile, [l’ego, ndr] ne gode. L’appagamento matura quando trovi la forza di saltare nel cerchio di fuoco. Spesso mi sono scoraggiato, ho pianto, mi sono incavolato con me stesso per aver seguito questa passione. Ma se qualcosa di negativo si trasforma in una nuova speranza, ecco quello è un appagamento che genera coraggio per la vita”.
Quando l’esploratore ha rischiato di morire
Per Alex Bellini essere un esploratore vuol dire avere coraggio, ma non solo. Significa in qualche modo esorcizzare la morte, quella spirituale: “Si muore se si smette di sognare”, ha spiegato al Corriere. Ma durante imprese di un certo tipo è naturale che si arrivi molto vicino a quella fisica e, di fatto, Bellini ha rischiato di morire in un’occasione.
“Quando ho rischiato di più? – ha raccontato – In Islanda attraversando il Vatnajökull, il più grande ghiacciaio d’Europa. C’era il ‘white out’: vento, nebbia, polvere di neve che impediva di vedere bene. Mi avvicinai troppo alla bocca del vulcano, scivolai nel cratere. Cadendo, pensavo che stavo morendo da cretino. Invece atterrai su un manto morbido e riuscii a risalire. Con me c’era un fotografo, si era fermato in tempo: quando mi vide pensò di avere le allucinazioni”.
L’amore per la moglie Francesca e per le figlie
Alex Bellini è un uomo che ha imparato cosa significa superare i propri limiti, l’importanza di mettersi alla prova e di imparare ad affrontare il fallimento, cosa da mettere in conto. Ma soprattutto insegna ai suoi tanti follower il valore che dovremmo dare al mondo che ci ospita e che ci sta lentamente sfuggendo di mano. Si occupa di cambiamento climatico e di questioni di attualità importanti per la salvaguardia del Pianeta, come l’inquinamento da plastiche nei mari, e lo fa con il sostegno e l’amore della moglie Francesca Urso, che ai microfoni della Bortone ha definito una “colonna importantissima della mia vita”.
Si conoscono dal 2007 e dal loro amore sono nate due figlie, Sofia e Margherita. Francesca si occupa degli sponsor e del team di supporto, partecipando attivamente alle imprese e ai progetti del marito che, nonostante i tanti anni di matrimonio, non ha mai perso la sua vena indipendente: “Sono un solitario. Mi piace vivere a casa, mia moglie si lamenta della scarsa vita sociale e dice che sono noioso. Lo riconosco: ho poche amicizie, non sono molto di compagnia”.