Il nostro pianeta può essere sorprendente e la vita può coglierci di sorpresa davvero nei modi più inaspettati: sembra essere questo il messaggio che arriva dall’Emilia Romagna, dalla quale, dopo notizie di tanto drammatico e profondo dolore, arriva l’annuncio dell’inattesa nidificazione di una Caretta Caretta. Si tratta della prima volta in assoluto che una tartaruga di questa specie depone le uova in questa regione. E, adesso, c’è grande attesa per la nascita delle piccole.
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L’avvistamento e la scoperta
Ma cosa è successo nello specifico? Ce lo racconta il direttore del CESTHA (Centro Sperimentale per la Ricerca degli Habitat che si occupa del recupero delle tartarughe marine) Simone D’Acunto: «Nella notte tra sabato e domenica una turista si trovava nella spiaggia libera di Milano Marittima. Ha avvistato una tartaruga e ha chiamato la Capitaneria di Porto, che si è messa in contatto con noi. Io e la mia collega eravamo di turno, reperibili, e ci siamo messi subito in contatto con la bagnante».
«Ci siamo subito messi per strada – ha continuato D’Acunto – e in effetti quando siamo arrivati, la tartaruga era ancora lì, nella spiaggia libera. Quanto però ci siamo avvicinati, ci siamo accorti che non era una tartaruga in difficoltà: era proprio nell’atto del deporre le sue uova. Il nostro territorio è diviso in due porzioni e supervisionati da due enti, il nostro, per il recupero delle tartarughe ferite, e un altro importante ente, il TAO (Turtles of the Adriatic Organization), che si occupa invece delle uova e della riproduzione delle tartarughe».
Gli esperti del CESTHA si sono dunque messi in contatto con il TAO per una fruttuosa collaborazione: «Noi – ha spiegato ancora D’Acunto – abbiamo allontanato i curiosi e aspettato che la tartaruga finisse di deporre e di fare il camouflage [l’occultamento delle uova, ndr], poi l’abbiamo avvicinata, l’abbiamo raccolta e abbiamo verificato il suo stato di salute. Abbiamo anche verificato che non fosse marcata e poi l’abbiamo lasciata andare via, com’è giusto che sia».
La straordinaria deposizione delle uova
A questo punto, è toccato ai biologi marini del TAO entrare in gioco: «i colleghi – racconta D’Acunto – hanno verificato lo stato delle uova. Siamo in grado di dire che in effetti è questa è la prima nidificazione documentata di Caretta Caretta in assoluto mai avvenuta in Emilia Romagna. È atipica, anche se è possibile che alcune tartarughe abbiano deposto uova in passato, magari senza che si sia venuto a sapere».
«La tartaruga ha deposto 96 uova. I colleghi del TAO hanno spostato, com’era doveroso, le uova dall’area dove si trovavano: la tartaruga le aveva infatti deposte sulla battigia. Ora sono state collocate in una un posto più a nord, più sicuro e riparato». Per la precisione, è stato creato un recinto, una specie di gabbia (con tanto di nastro bianco e rosso “d’allerta”), per proteggerle qualsiasi pericolo, compresi eventuali volatili. La recinzione è anche accompagnata da un cartello che mette in guardia chi si avvicina.
Forse suonerà banale o inutilmente ridondante, ma pensare che questo evento sia accaduto per la prima volta in Emilia Romagna, dopo la drammatica alluvione accende lo spirito. Un animale così a rischio giunto a lambire le coste dell’Adriatico per riporvi le sue speranze è quasi una metafora di rinascita.
L’attesa della schiusa
Gli esperti del TAO monitoreranno il sito fino alla fine dell’estate, quando le uova si schiuderanno «perché la gestione del nido è di loro competenza. Tuttavia quando le uova si schiuderanno e le caretta-caretta faranno strada verso il mare – continua D’Acunto – potremmo dover intervenire ancora una volta noi noi. Non è detto, magari andrà tutto bene, ma non è escluso che alcune delle nuove nate abbiano bisogno di assistenza e di sostare per un po’ presso il nostro centro di recupero».
Di fatto, non è detto che tutte e 96 le uova abbiano il loro lieto fine. Da una parte, ci sono sicuramente degli aspetti positivi in questa inedita nidificazione in Emilia Romagna: l’acqua della spiaggia di Milano Marittima è poco profonda e gli dovrebbe permettere di alimentarsi senza troppi sforzi. In più, la presenza dell’uomo ha fatto sì che almeno negli immediati paraggi non ci siano predatori, cosa che potrebbe aiutare i primi momenti di vita.
Dall’altra parte, però, proprio la presenza dell’uomo nei paraggi può scatenare effetti collaterali. In più, una volta in mare, non è detto che le piccole tartarughine riescano a muoversi senza problemi. Ciò che è certo è che verrà fatto tutto il possibile per garantire loro tutto ciò che può aiutarle a vivere.
Il probabile lato oscuro della vicenda
Occorre, però, fare anche un piccolo accenno a quello che è il lato oscuro della situazione: dal CESTHA, infatti, sottolineano che per quanto stupendo sia questo avvenimento, per quanto magico sia questo miracolo della vita, la nidificazione della Caretta Caretta in Emilia Romagna potrebbe non essere un segnale del tutto positivo. Infatti, «non è indice di spiagge pulite e potrebbe essere un campanello d’allarme legato al cambiamento climatico».
Il condizionale però è d’obbligo, perché dall’altra parte il CESTHA non invita certo a drammatizzare o ad allarmarsi. Come abbiamo già detto, in passato una tartaruga ha nidificato anche a Jesolo, in Veneto: si trattava di «una tartaruga esploratrice, alla ricerca di posti alternativi dove deporre».
La vita, la speranza, la libertà
Nonostante non tutte le implicazioni di questa straordinaria deposizione da record (come abbiamo visto) siano positive, resta sempre meravigliosa l’idea che un animale così fortemente minacciato, la cui specie è così drammaticamente a rischio, abbia trovato un luogo dove collocare le sue preziosissime uova. Però, le belle notizie non sono finite: sì, perché contestualmente il Cestha ha dato anche un’altra splendida notizia, rivelando di aver liberato in mare le tartarughe Happy e Rucola.
Le due tartarughe, che avevano un età compresa tra i 7 e i 15 anni, sono state restituite al mare dopo mesi e mesi di cura. Per chi non lo sapesse, la liberazione delle tartarughe è un processo delicatissimo che prevede la reimmissione di questi animali nel loro habitat dopo essersi assicurati che qualsiasi danno provocato dall’uomo sia stato curato. Happy e Rucola sono state portate al Cestha dopo essere rimaste impigliate in alcune reti da pesca.
La liberazione, avvenuta nei pressi della piattaforma Eni Porto Corsini Mare Ovest-C, tiene ovviamente conto dell’area circostante: gli esperti del Cestha la conoscono e la studiano da molto tempo e sanno che è priva di pericoli. «Ogni anno – conclude D’Acunto – salviamo più o meno un centinaio di esemplari. Se fossero gettate in mare subito dopo la pesca rischierebbero di morire o di vedere la loro salute compromessa a causa dell’acqua finita nei polmoni».
Insomma, chapeau al lavoro dei volontari e spazio all’emozione: che queste notizie di nascita, vita e liberazione possano essere per noi uno spunto non solo di speranza, ma anche di riflessione che ci spinga a prenderci cura del nostro pianeta, dei nostri mari e delle creature che lo abitano.