È stata un’anarchica, un’attivista e una saggista, è stata una pensatrice intensa, un’idealista e soprattutto una donna libera. Emma Goldman è stata così tante cose che scegliere una sola parola o un’etichetta per descriverla non sarebbe giusto, perché la costringerebbe in una categorizzazione che lei per prima ha sempre rifiutato.
Quello che possiamo affermare con certezza e senza remore su di lei è che è stata una donna straordinaria e coraggiosa che ha combattuto per la libertà di espressione e di azione, per le donne e con le donne, per l’uguaglianza e per l’amore libero e universale. Ecco chi era la grande donna dietro che portava il nome di Emma Goldman.
Se non posso ballare, allora non è la mia rivoluzione!
Emma Goldman, storia di un’anarchica
Nata a Kovno il 29 giugno del 1869 e trasferitasi a San Pietroburgo insieme alla sua famiglia in giovane età, cresce in un ambiente particolarmente ostile e soffocante. Suo padre è autoritario e conformista, è lui che detta legge all’interno della famiglia e fuori casa la situazione non è migliore perché spesso Emma si sente sotto accusa per le sue origini ebree.
Tutto cambia, però, quando a 15 anni si trasferisce negli Stati Uniti d’America dove inizia a ritrovare se stessa e a interessarsi di ciò che succede nel mondo. Sono gli anni dei lavoratori in sciopero e della polizia in strada a causa degli incidenti del 4 maggio 1886 a Chicago. Segue le vicende e a quelle si appassiona, ma rimane estremamente sconvolta dall’epilogo e dall’impiccagione dei 5 rivoluzionari in piazza Haymarket.
È in quel momento che Emma, probabilmente, comprende il senso della sua vita. Capisce che deve fare qualcosa e si avvicina agli ideali di quegli anarchici che hanno perso la loro stessa vita per portare avanti gli ideali. Stringe amicizia con l’anarchico tedesco Johann Most ed è lui a farle scoprire le sue capacità oratorie affidandogli i primi discorsi dei convegni. In quegli stessi anni conoscere Alexander Berkman con il quale condividerà gli ideali e i sentimenti.
Insieme prendono parte alle lotte dei lavoratori in una fabbrica siderurgica in Pennsylvania gestita dall’imprenditore Henry Clay Frick. Durante gli scioperi molti operai furono uccisi dalle forze dell’ordine ed Emma e Alexander decidono di rivendicarle. L’azione di Alex fu radicale: con una pistola sparò al capo della fabbrica e venne arrestato e condannato. Emma, che promuoveva una libertà e una rivendicazione dei diritti senza quella violenza, si allontanò dal suo compagno e dal suo gruppo.
Ma ormai tutti già parlavano di lei, delle sue conferenze e dei suoi discorsi, della partecipazione attiva agli scioperi, di Red Emma. Così la donna finì inevitabilmente nel mirino delle forze giudiziarie.
I lavoratori, i diritti delle donne e la libertà
Giovane, entusiasta e instancabile: Emma Goldman è una pensatrice irrefrenabile. Tra gruppi di lavoratori in maniera clandestina o nei teatri di città come Boston e New York, tutti la ascoltano, tutti la acclamano. La polizia, invece, cerca di fermarla. Lo fa con le irruzioni durante le sue orazioni, lo fa con i continui arresti.
Con l’uscita di prigione di Alexander Berkman, la donna ritrova il suo partner e insieme danno vita al giornale anarchico Mother Earth, fu quella l’occasione di conoscere militanti anarchici di tutto il mondo. Emma e Alex si interessano dei temi che riguardano le persone e tutto il mondo, si oppongono al militarismo e alla guerra, ma questo gli costerà l’espulsione dagli Stati Uniti.
Oltre alle cause sopra citate, Emma fa sue anche quella delle donne, sostenendo fortemente i pari diritti. Si distacca, però, dal femminismo borghese e capitalistico del tempo va oltre la rivendicazione del voto. Per la Goldman la libertà femminile inizia con il corpo, con la consapevolezza sessuale e con ogni libera scelta legata a questa.
Queste battaglie la portano ancora una volta a scontrarsi con la giustizia e a diversi arresti, tra cui quello storico dell’11 febbraio del 1916. La donna, che sosteneva che le autorità ostacolassero il controllo delle nascite solo per raggiungere un alto numero di forza lavoro a basso costo, fu arrestata proprio durante un suo comizio accusata di aver parlato in pubblico di cose oscene e lascive. Costretta a restare 15 giorni in carcere colse l’occasione per conoscere anche quella realtà.
Continua poi a tenere conferenze sull’emancipazione delle donne, dei controlli delle nascite e dell’uso dei contraccettivi. Si contrappone all’ideale dell’amore romantico e della famiglia patriarcale. La donna non è un essere inferiore, né tantomeno una macchina da riproduzione.
Se dalla parziale emancipazione si passerà alla totale emancipazione della donna, bisognerà farla finita con la ridicola concezione secondo cui la donna per essere amata, moglie e madre, debba comunque essere schiava o subordinata. Bisognerà farla finita con l’assurda concezione del dualismo dei sessi, secondo cui l’uomo e la donna rappresentano due mondi agnostici
Emma Goldman e la sua grande eredità
Espulsa dagli Stati Uniti, Emma Goldman si trasferisce in Russia insieme a Berkman. Insieme si lasciano travolgere dalla scia entusiasta dei rivoluzionari russi, ma una volta nel Paese si renderanno conto che il pensiero anarchico differisce da quello bolscevico.
A seguito della rivolta di Kronštadt nel marzo del 1921, Emma sceglie di lasciare la Russia insieme al suo compagno e di partire per altri luoghi e altri mondi per diffondere le sue idee, per continuare a parlare di libertà. Si trasferisce a Stoccolma e a Monaco e si ferma a Londra prima poi di raggiungere Barcellona nel 1936, diventata la capitale dell’anarchia catalana.
La sua vita non cambiò poi molto, in quanto ci furono altre espulsioni e arresti. Eppure lei restava la stessa, quella accanto ai lavoratori e alle donne, quella che animava i rivoluzionari e con loro combatteva a parole. La promessa di portare avanti la lotta, quella che aveva fatta a se stessa e ai martiri di Chicago, fu mantenuta per tutta la vita.
Stabilitasi definitivamente in Canada, nel 1940 è stata colta da un malore durante una sua conferenza, durante un discorso intenso e sentito a Toronto, e sarà quello a stroncarlo. Emma si spegne prima di compiere i 71 anni.
La sua intera esistenza è diventata il punto di riferimento per tutto il pensiero anarchico classico diffusosi in Europa e Nordamerica. Prima della sua morte è riuscita a dedicarsi alla sua autobiografia Vivendo la mia vita. Una raccolta di quattro volumi dove è conservata tutta l’eredità di una donna coraggiosa, fiera e combattente.