Avrebbe soffocato i gemellini appena partoriti e poi li avrebbe nascosti in un armadio. È finita ai domiciliari Sara Genovese, 25 anni, accusata di duplice infanticidio e occultamento di cadavere. Una storia che scuote la coscienza collettiva arriva da Pellaro, quartiere alla periferia sud di Reggio Calabria.
Secondo la ricostruzione della Procura, la giovane avrebbe partorito da sola due gemellini l’8 luglio 2024, tra le 19 e le 20.30, e li avrebbe uccisi subito dopo la nascita soffocandoli, poi li avrebbe avvolti in una coperta e nascosti dentro un armadio. A scoprire l’orrore era stata la madre della ragazza, il 17 luglio, attirata da un odore nauseante proveniente da una stanza. Una volta aperto l’armadio, aveva trovato i due corpi senza vita e chiamato la polizia. La figlia, intanto, si trovava ricoverata al Grande ospedale metropolitano per una forte emorragia, negando però di essere mai stata incinta.
L’esame autoptico ha confermato che i neonati erano nati vivi e morti per soffocamento. Il DNA ha accertato che erano figli della 25enne. Dalle indagini della Squadra mobile e della Scientifica è emerso che la ragazza fosse sola in casa al momento del parto, escludendo quindi la presenza di terze persone.
Durante l’inchiesta sono stati analizzati anche i messaggi tra la giovane e il fidanzato, indagato per favoreggiamento. Dagli scambi è emerso che nel 2022 la coppia avrebbe vissuto una situazione analoga: un’altra gravidanza portata avanti di nascosto e conclusa, secondo l’accusa, con la soppressione del neonato. Da qui l’ulteriore contestazione di soppressione di cadavere di un altro figlio e le perquisizioni nei terreni di famiglia con cani molecolari e georadar.
La ragazza è oggi ai domiciliari con braccialetto elettronico, in attesa di chiarire i contorni di una vicenda che, per crudeltà e mistero, ha lasciato attonita un’intera comunità.
Io non so come si faccia. Non so come si possa tenere nascosta una gravidanza singola, figuriamoci una gravidanza gemellare. Non so come si possa portare avanti una gravidanza a 25 anni, quindi non una ragazzina, e poi decidere di partorire e uccidere i propri figli.
È una domanda retorica, perché le cronache ci raccontano di altre madri che sopprimono i neonati appena venuti al mondo. Ma ogni volta è come se fosse la prima.
Penso alle donne che desiderano diventarlo, madri, e non possono, e a chi invece decide scientemente di togliere la vita ai propri figli. Mi vengono in mente altri casi, come quello recente di Chiara Petrolini, sotto processo per l’omicidio dei due neonati che avrebbe partorito e seppellito. E resto senza parole.
Ho avuto due gravidanze, so cosa significa. Il corpo cambia, la pancia cresce, è impossibile non accorgersene. Eppure queste donne vivono come se nulla fosse, senza che nessuno intorno a loro noti nulla. Forse perché non vogliamo vedere. Forse perché l’orrore è troppo grande.
In questo caso, la madre della ragazza ha trovato i corpi per caso, seguendo l’odore. Li ha trovati chiusi in un armadio, avvolti in una coperta. E mi chiedo come sia possibile che una gravidanza passi inosservata in una famiglia, sotto lo stesso tetto.
Esistono alternative, strumenti, vie di salvezza: i consultori, l’interruzione di gravidanza, il parto in anonimato. Nessuna donna è obbligata a partorire nel silenzio e nella paura. Nessuna è costretta a scegliere l’orrore.
Questa ragazza è stata scoperta perché ha avuto un’emorragia, ma chissà quante altre vivono lo stesso dramma nel buio. È inutile dire “ci avrebbe dovuto pensare prima”: ormai è troppo tardi per quei bambini. Resta solo un silenzio che pesa come una condanna, e una domanda che non trova risposta: come si può partorire e poi decidere di uccidere chi si è appena messo al mondo?