Sister Rosetta Tharpe, nostra signora del rock

La donna nera, nascosta dietro agli uomini bianchi, che ci ha lasciato un'eredità immensa

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 9 Giugno 2020 10:17Aggiornato: 15 Maggio 2024 14:23

Una donna forte, coraggiosa e ribelle, custode di un’eredità importantissima per noi e per le generazioni future: lei è Sister Rosetta Tharpe, la madrina del rock’n’roll. Per introdurre questo personaggio, così incredibile, iconico e indimenticabile, prendiamo in prestito le parole di Bob Dylan utilizzate per descriverla: “Sister Rosetta Tharpe era tutto tranne che ordinaria e insignificante. Era una grande, bella donna, e divina, per non dire sublime e splendida. Era una potente forza della natura”, e noi non possiamo che concordare con lui.

Anche se forse a parlare di rock, nell’immaginario comune, si stagliano personaggi dal calibro di Elvis Presley, Beatles e Bob Dylan appunto, ma la verità è che invece la più grande influenza del rock viene da lei, una musicista donna. Perché se facciamo un salto indietro nel tempo, ad esempio nel 1938, mentre Rosetta incideva le sue prime canzoni, Elvis aveva da poco imparato a camminare. Eppure il cantante, così come molti altri, sono entrati da subito nella Rock’n’Roll Hall Of Fame, o comunque dalla sua fondazione nel 1986.

Rosetta ha dovuto aspettare, e anche tanto, perché vedere una donna nera, che cantava gospel e suonava la chitarra in un modo mai visto fino a quel momento, era piuttosto insolito a quei tempi. Eppure lei, il ritmo ce l’aveva nelle vene. Riscopriamo la sua storia.

Sister Rosetta Tharpe

Nata in una piantagione di cotone in Arkansas nel 1915, Rosetta fin da subito, incoraggiata da sua madre a esibire il suo talento, diventa una celebrità nel mondo della chiesa. Aveva solo 4 anni, infatti, quando la piccola di casa, che aveva ereditato la passione del canto da suo papà, iniziò ad esibirsi col nome di Little Rosetta Nubin. Sua madre, sempre con lei, accompagnava quella voce inconfondibile con il mandolino mentre la introduceva nel mondo gospel.

Cantava in concerti pubblici e ogni tanto anche in privato, prediligendo soprattutto la musica jass e blues. Negli anni ’30 si innamorò del predicatore Thomas Thorpe – da qui il cognome Tharpe trascritto così a causa di un errore ortografico – ma il loro non fu un matrimonio felice. L’atteggiamento prepotente e tirannico del marito, così raccontato dalla cantante, la costrinse a lasciarlo. Mantenne, però, il suo cognome e, insieme a sua madre, si trasferì a New York.

La voglia di sperimentare e di far conoscere quel suo sound urbano e religioso, le fece scegliere di lasciare la chiesa per una carriera laica. Succedeva proprio nel 1938, quando grazie alle prime incisioni e poi, soprattutto, alle esibizioni dal vivo, un pubblico sempre più ampio la consacrò a tutti gli effetti la regina del rock.

Nostra signora del rock

Poi un incontro, fortunato, magico e incredibile, quello tra Rosetta e Marie Knight: le due fecero tour insieme, incisero dischi e divennero a tutti gli effetti una coppia artistica strabiliante. Il gossip del tempo le vedeva vicine anche sentimentalmente, ma indipendentemente da questo, il fatto che due donne, avevano girato l’America on the road, solo con i loro strumenti musicali negli anni ’40, fu una rivoluzione.

Continuò a cantare e a incantare con la sua voce, Rosetta, fino a quando negli anni ’70 dovette rallentare i suoi impegni musicali a causa di un ictus. Morì poi nel 1973.

Sister Rosetta Tharpe è stata molte cose: una donna dal carisma unico, precursore del rock come lo conosciamo oggi, una rivoluzionaria, eppure il suo destino è stato quello di restare in qualche modo nell’ombra degli uomini bianchi che l’hanno succeduta. Per entrare nella Rock’n’Roll Hall Of Fame, ha dovuto aspettare fino al 2018 eppure nessuno può dimenticarla; Presley la citava tra le sue influenze e Jimi Hendrix una volta ha ammesso che il suo desiderio più grande era quello di suonare come Rosetta.