Sfrido, che cos’è e a cosa serve

La chiave per ristrutturare casa a regola d'arte, evitando errori nell'acquisto dei materiali: cos'è e a cosa serve lo sfrido

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Mirangela Cappello

Design e Lifestyle Editor

Web content editor e copywriter SEO oriented. Scrivo di moda, design, health & wellness dal 2012.

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La parola sfrido, termine caro al mondo dell’architettura e delle ristrutturazioni, ha un’etimologia interessante. Il termine proviene dal verbo sfridare, oggi quasi in disuso, che ha come significato “tagliare via”, “asportare una parte in eccesso”.

E ciò racconta nel dettaglio la sua funzione: lo sfrido è proprio “ciò che viene tolto”, la parte che si elimina, ad esempio, da pavimenti o rivestimenti, per ottenere un risultato ottimale. Per questo, quando si parla di ristrutturazione, tra preventivi, materiali e misure, la parola salta spesso fuori.

Ma perché lo sfrido è importante quando si decide di rifare casa?

Che cosa sono gli sfridi?

Lo sfrido, come accennato, è lo scarto di materiale che resta dopo un taglio, una posa o una lavorazione. Ogni volta che tagliamo una piastrella, una tavola di parquet o una lastra di marmo per adattarla a una misura precisa, ci sarà sempre una piccola parte che non potremo utilizzare: ecco, quello è lo sfrido.

Può sembrare un dettaglio da poco, ma in realtà è un concetto chiave in edilizia, perché permette di calcolare con più precisione la quantità di materiale da acquistare e di evitare brutte sorprese a metà lavori. Per tale ragione lo sfrido si associa, a livello estensivo, anche al “di più” che va considerato in fase di acquisto.

Lo sfrido in edilizia

Nel mondo dell’edilizia, lo sfrido è fondamentale, in quanto serve a prevedere gli scarti inevitabili durante la posa dei materiali. Ad esempio:

  • nel parquet, una parte delle tavole deve essere tagliata per adattarsi ai bordi o agli angoli della stanza;
  • nelle piastrelle, alcuni pezzi si perdono durante i tagli o le prove di posa;
  • nel cartongesso, i ritagli restano fuori misura e non sempre si possono riutilizzare.

Tenere conto dello sfrido significa non restare senza materiale a metà progetto. Ma anche mantenere un risultato omogeneo, evitando eventuali differenze di colore o lotto che potrebbero verificarsi con prodotti non acquistati nello stesso momento.

Come si calcola lo sfrido

E passiamo al punto focale del nostro discorso, ossia il calcolo dello sfrido. Va detto che varia a seconda del materiale e della posa, ma la regola generale resta quella di considerare una percentuale aggiuntiva sulla superficie da coprire.

Ecco alcune linee guida:

  • piastrelle – in questo caso si tende a considerare tra il 5% e il 10% in più;
  • parquet – va calcolato uno sfrido del 7%–12%, a seconda del tipo di posa, ricordando che quelle a spina di pesce o diagonale richiedono più tagli rispetto alla rettilinea;
  • carta da parati o battiscopa – possiamo considerare circa un 5% di margine.

Ma vediamo un esempio pratico: la pavimentazione con piastrelle di 20 m² di soggiorno. Come visto, va considerato uno sfrido del 10%, per questo dovremo acquistare non meno di 22 m² di materiale.

In generale, meglio sempre abbondare.

Quanto sfrido devo considerare per il parquet?

Per il parquet, come accennato, lo sfrido dipende dal tipo di posa e i tagli diagonali sono quelli che richiedono più lavorazione. Nel dettaglio, possiamo considerare queste percentuali:

  • posa dritta: 5–7% di sfrido;
  • posa diagonale: 8–10%;
  • posa a spina di pesce o a spina ungherese: anche fino al 12–15%.

I tagli angolati sono quelli più scenografici, ma anche quelli per cui si perde più legname.
Un trucco utile? Fare in modo di avere sempre qualche tavola in più: non è solo un modo per garantire un ottimo risultato finale, ma potrà servire in futuro per eventuali riparazioni.

Sfrido piastrelle: quanto considerare

Nel caso delle piastrelle, lo sfrido è legato alla forma e alla dimensione della stanza. In un ambiente regolare, a pianta rettangolare o quadrata, bastano di solito 5–8% di sfrido. Se invece ci sono colonne, nicchie o geometrie particolari, meglio arrivare al 10–12%.

E qui vale il medesimo consiglio di acquisto in “eccesso”, visto per il parquet. Ma in questo caso conviene anche conservare le piastrelle di sfrido derivate dagli scarti più grandi, che potranno tornare utili in caso di rotture minime e piccole riparazioni nel tempo.

Quanto sfrido per battiscopa o finiture

Anche per il battiscopa è bene considerare un certo margine, in genere un 5% per coprire tagli, giunzioni o eventuali errori di posa. Meglio prendere qualche metro in più, soprattutto se il modello scelto non è basico o potrebbe essere difficile da reperire in futuro.

Il riciclo creativo degli sfridi

Lo sfrido che rimane dopo una lavorazione può essere costituito da legno, ceramica, metallo o qualsiasi altro materiale da costruzione. Ma chi ha detto che questi avanzi di cantiere debbano essere buttati via?

L’odierna cura per ecologia e ambiente ha portato a trovare modi utili per riciclare gli sfridi in modo creativo e sostenibile.

Ad esempio:

  • gli sfridi di legno si possono adoperare nel bricolage, per creare piccoli oggetti decorativi o bricchetti per stufe;
  • gli sfridi di piastrelle diventano mosaici o dettagli decorativi;
  • gli sfridi di marmo o granito trovano nuova vita in piani d’appoggio o pavimentazioni artistiche.

Sfrido: 3 cose che forse non sai (e vorrai sapere)

Lo sfrido è una parola che racchiude più di un semplice “scarto”: è parte integrante della progettazione e un alleato prezioso per evitare sprechi o errori in ambito edile. Ma ci sono alcune curiosità su questo termine che forse vorrai sapere.

Qual è un sinonimo di sfrido?

I sinonimi più colloquiali di sfrido possono essere “scarto”, “avanzo” o “residuo”. Ma, nel linguaggio dell’edilizia, in realtà, “sfrido” è un termine preciso che non ammette varianti. Di fatti, indica non un avanzo comune o qualcosa di non più impiegabile, ma uno scarto tecnico inevitabile.

Per esempio, se ci resta una tavola di parquet intera, non è sfrido, ma se da questa tagliamo via un pezzetto per adattarla, allora è sfrido.

Sfrido in inglese

In inglese, “sfrido” si traduce con “scrap”, “waste” o “offcut”, a seconda del contesto. Ma occhio, perché solo una di queste traduzioni è quella corrispondente alla nostra definizione:

  • scrap è usato per metalli o materiali riciclabili;
  • offcut indica un pezzo tagliato e avanzato, proprio come il nostro “sfrido” tecnico;
  • waste, invece, si riferisce a scarto in senso più generale.

Sfrido alimentare: un significato alternativo ma simile

Non solo edilizia: il termine sfrido lo possiamo trovare anche nel mondo culinario. Lo sfrido alimentare è lo scarto che si genera durante la produzione o la lavorazione dei cibi e include bucce, ritagli, o residui di impasti.

Come nell’edilizia, anche in questo ambito c’è una crescente attenzione nel ridurre e riutilizzare gli sfridi, magari per creare nuovi prodotti, come farine di recupero o compost per la nostra compostiera domestica. Il tutto alla base di una buona economia circolare.