Quante volte al giorno usiamo un oggetto senza nemmeno pensarci? Una puntina da disegno, l’ombrello che apriamo di fretta, le forbici con cui tagliamo qualcosa, o quella caffettiera che ci prepara il caffè ogni mattina. Questi oggetti sono ovunque. Eppure, raramente ci chiediamo chi li abbia progettati o quale azienda li produca. Sono le icone del design che non sappiamo di avere intorno a noi.

Nel design contemporaneo, quando non c’è una firma d’azienda o di un designer in primo piano, il design è chiamato: Design Anonimo.
Indice
Cos’è il Design Anonimo? Il genio nell’ordinario
Il Design Anonimo definisce quei prodotti e oggetti di uso quotidiano di cui non si conosce il progettista e spesso neppure l’azienda di produzione. Potrebbero sembrare “senza un autore” perché la loro origine non è specificata o manca documentazione. Ma ogni prodotto, sia esso artigianale o industriale, è necessariamente il risultato di un processo di progettazione.
A differenza degli oggetti di design più noti che puntano a sorprendere con forme audaci o materiali insoliti, il Design Anonimo si impone per la sua funzionalità e semplicità. La sua qualità estetica non è un vezzo, ma una conseguenza diretta della sua efficacia, dei materiali scelti e delle tecniche di produzione (spesso le più economiche e con meno sprechi possibili).

Per Bruno Munari, grande padre del design italiano, si tratta di “forme spontanee” caratterizzate da un’essenzialità formale mai banale. Il loro unico scopo è assolvere a una funzione nel modo migliore possibile, non di apparire per la loro grazia o eleganza ricercata.

Le icone silenziose che migliorano la nostra vita
Molti di questi oggetti iconici sono diventati veri e propri patrimoni culturali, legandosi indissolubilmente alle nostre gestualità e alla nostra “memoria oggettuale”. Ecco alcuni esempi che testimoniano il loro impatto:

- La Moka Bialetti: Un simbolo italiano, presente in quasi tutte le case, la sua forma è iconica e la sua funzione impeccabile.
- Lo Swiffer (1999): Questo prodotto per la pulizia è nato da un’analisi dei bisogni inespressi dei consumatori e ha cambiato il modo in cui milioni di persone puliscono i pavimenti.
- Il Contatore Enel (2001, Michele De Lucchi): Un oggetto progettato con forme pulite e rassicuranti per rendere chiara la funzione e semplificare l’esperienza utente.
- L’Interruttore Rompitratta (1968, Achille & Piergiacomo Castiglioni): Un prodotto “di basso profilo” ancora oggi diffuso, pensato per la funzionalità più che per l’estetica.
- Il Cubo Posacenere (1957, Bruno Munari): Un cubo in melammina che nasconde i mozziconi, diventato un classico contemporaneo.
- L’Accendino Bic (1973, Marcel Bich): Ha trasformato un bene di lusso in un oggetto democratico, con milioni di pezzi venduti ogni giorno.
- La Sedia Thonet Numero 14 (1859, Michael Thonet): La sedia per eccellenza di ogni bar, primo esempio di produzione in serie.
- La Bottiglietta Campari (1932, Fortunato Depero): Una bottiglia con geometrie coniche immediatamente riconoscibili.
- La Tratto Pen (1975, Design Group Italia per Fila): La prima penna con punta in feltro, che ha rivoluzionato il modo di scrivere.

Il senso profondo del Design Anonimo
Questi e tanti altri oggetti dimostrano come il design migliore sia quello che coglie il senso del momento e lo trascende, progettando oggetti che restano tra noi il più a lungo possibile e siano il più funzionali possibili.