Influenza, arrivo in anticipo. Il sistema immunitario meno pronto alla variante K

Il ceppo circolante potrebbe eludere le difese immunitarie con più facilità. Da qui l'invito a vaccinarsi per chi non lo avesse ancora fatto

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Eleonora Lorusso

Giornalista, esperta di salute e benessere

Milanese di nascita, ligure di adozione, ha vissuto negli USA. Scrive di salute, benessere e scienza. Nel tempo libero ama correre, nuotare, leggere e viaggiare

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Ormai i dati parlano chiaro: l’influenza quest’anno ha anticipato il suo arrivo. Era prevista, ma il numero di casi è salito più rapidamente del previsto, lasciando aperto l’interrogativo su quando si registrerà il picco, solitamente dopo Natale. Le cause dell’impennata di contagi, secondo gli esperti, sono da attribuire ad almeno due fattori: da un lato il recente abbassamento delle temperature, avvenuto in modo piuttosto brusco; dall’altro la circolazione del variante K del virus influenzale, al quale la popolazione non era esposta da tempo e che dunque è riuscito a “eludere” le difese immunitarie in molti casi.

La circolazione del ceppo K del virus influenzale

Il virus prevalente in queste settimane è l’H3N2, con ceppo A. Ma le attenzioni degli esperti virologi e infettivologi sono concentrate sulla variante che sta circolando e che sarebbe la causa principale del numero crescente di persone con influenza: si tratta, infatti, della variante (o subclade) K. “Il ceppo K non è di per sé più aggressivo, ma la sua pericolosità risiede nella sua capacità di eludere l’immunità pregressa della popolazione”, ha spiegato al quotidiano Repubblica Ivan Gentile, professore ordinario di Malattie infettive e direttore del Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia della Federico II.

Cos’è la variante K

Lo studio della variante K ha portato ad affermare che è “un ceppo influenzale che ha subito un numero di mutazioni importante rispetto al ceppo presente nel vaccino. Essendo un sottogruppo dell’H3N2, un virus che è circolato meno negli anni scorsi, la popolazione generale potrebbe avere una minore immunità residuale dalle infezioni passate. Questo vuol dire che potrebbe esserci, come è successo già in alcune parti del mondo, un picco anticipato”, secondo Gentile. L’infettivologo ha anche chiarito che il picco più alto relativamente al numero di infezioni” non è escluso, dunque, neppure in Italia.

I sintomi dell’influenza 2025-2026

A livello generale i sintomi dell’influenza non cambiano di anno in anno, ma se il virus è in grado di eludere con maggiore facilità le difese immunitarie, ecco che anche il quadro della malattia potrebbe rivelarsi più serio, soprattutto per soggetti più fragili. In generale, inoltre, tutti i virus della “famiglia” H3N2 sono associati a una sintomatologia più intensa rispetto a quella causata dai ceppi H1N1. Si va, comunque, dalla classica febbre alta a senso di stanchezza, includendo anche forti dolori muscolari, mal di gola, brividi, naso che cola o congestionato. In alcuni casi è possibile che si presentino anche vomito e diarrea, anche se questo tipo di effetti sono caratteristici soprattutto dei bambini.

Possibili conseguenze più serie dell’influenza

Il trattamento dell’influenza, come ricordano gli esperti, non richiede il ricorso agli antibiotici, quanto piuttosto farmaci sintomatici, che aiutino ad alleviare i sintomi, come antipiretici. L’influenza, però, non va sottovalutata, specie se colpisce soggetti più deboli, come anziani, cardiopatici o immunodepressi, ecc. Se non trattata adeguatamente, infatti, l’infezione causata dal sottoclade K può anche portare a complicazioni: tra quelle più ricorrenti potrebbero esserci infezioni dell’orecchio e dei seni paranasali, bronchite e polmonite. Per questo i sanitari esortano a prestare attenzione agli adulti over 65 anni e ai bambini sotto i 5 anni, invitando a vaccinarsi chi non lo avesse ancora fatto. Cautela occorre anche nel caso di donne in gravidanza e in chi soffre di patologie croniche preesistenti, come diabete o malattie cardiache e polmonari.

L’invito della Società italiana di Pediatria

“Stiamo entrando nella fase più intensa della stagione influenzale: è proprio adesso che la prevenzione può fare la differenza nei bambini e, di riflesso, nelle famiglie e nelle scuole”, ha ricordato il presidente della Società Italiana di pediatria, Rino Agostiniani, invitando alla vaccinazione contro l’influenza. Come ricordano gli esperti, infatti, non è tardi: “Il momento migliore per vaccinarsi è adesso: farlo nelle prossime settimane permette ai bambini di arrivare protetti al picco previsto tra fine dicembre e inizio gennaio. Rimandare aumenta invece la probabilità di ammalarsi proprio durante il picco stagionale”, ha chiarito Susanna Esposito, professoressa ordinaria di Pediatria, all’Università di Parma e responsabile del Tavolo tecnico Malattie infettive Sip.

Dove vaccinare i bambini

“Le famiglie possono rivolgersi al pediatra di libera scelta o ai centri vaccinali delle Asl per ricevere informazioni, prenotare la vaccinazione antinfluenzale e verificare l’eleggibilità alla somministrazione di nirsevimab”, spiega ancora la Sip in una nota. È, invece, l’ultimo report della sorveglianza RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità- ISS a confermare l’aumento della diffusione del virus influenzale, con un aumento di infezioni soprattutto alle alte vie respiratorie, in particolare nella fascia pediatrica tra gli zero e i quattro anni. Da qui il monito a vaccinare i più esposti (ma che sono anche veicolo di trasmissione agli adulti della famiglia): la vaccinazione antinfluenzale – ricorda ancora la Sip – è raccomandata per tutti i bambini, in particolare tra i 6 mesi e i 6 anni di età, oltreché in quelli con condizioni croniche, che potrebbero andare incontro a complicanze. Nei bambini, inoltre, un’altra fonte di preoccupazione potrebbe essere la sovrapposizione con il virus respiratorio sinciziale, che può colpire in maniera più seria soprattutto i neonati.