Cheratite, i rischi del bagno per la cornea in chi porta lenti a contatto

Si tratta di un'infiammazione seria della cornea che, nei casi più gravi, può richiederne il trapianto. Come prevenire la cheratite

Foto di Federico Mereta

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 2 Luglio 2022 11:22

Tecnicamente si chiama cheratite. Il termine definisce l’infiammazione della cornea, che può rivelarsi potenzialmente molto seria. Anche in questa stagione. Stando a quanto emerge dal congresso dell’International Society of Cornea, Stem Cells and Ocular Science (SICSSO), esiste infatti il rischio che la cornea possa diventare sede di infezione da parte di invisibili “nemici” che contaminano le acque. E non solo al mare, ma anche in piscine, laghi o fiumi, quando ci si tutta in cerca di refrigerio. In particolare gli esperti puntano l’attenzione sul l’Acanthamoeba, parassita diffusissimo soprattutto nelle acque.

In Italia si stima sia responsabile di oltre 400 cheratiti all’anno, in continuo aumento per la maggiore aggressività del patogeno e l’uso sempre più diffuso delle lenti a contatto. In diversi casi le terapie mediche non bastano a controllare l’infezione, che quindi può portare anche a trapianto di cornea, da effettuare senza perdere troppo tempo. Una speranza, tuttavia, arriva dal trapianto di cornea lamellare anteriore, o DALK, in cui non viene impiantata la cornea a tutto spessore: i risultati di questa tecnica applicata alle cheratiti da Acanthamoeba, sono soddisfacenti e garantiscono un successo nel 90% dei pazienti, se l’intervento viene eseguito precocemente nei casi con un’infezione di grado più severo.

Perché esiste il rischio

“Sono 4 milioni gli italiani che portano le lenti a contatto e in oltre la metà dei casi si tratta di persone giovani o giovanissime con meno di 30 anni. In estate il ricorso alle lenti a contatto per di più aumenta, per vivere con maggiore libertà la bella stagione – spiega Vincenzo Sarnicola, presidente della SICSSO e membro del consiglio direttivo della Società Italiana Scienze Oftalmologiche (S.I.S.O). Le lenti a contatto sono uno strumento formidabile per correggere i difetti visivi, ma se non si rispettano alcune precauzioni essenziali si rischiano complicanze anche gravi. Purtroppo le lenti, specialmente quelle morbide e più porose, favoriscono l’adesione di microrganismi che poi non sempre vengono eliminati dai liquidi di conservazione, nei quali non ci sono agenti disinfettanti così potenti. La probabilità che sulle lenti restino germi pericolosi è ancora più alta, poi, se vengono conservate in una semplice soluzione salina. A questo si aggiunge la cattiva abitudine di fare il bagno in mare, in piscina o anche la doccia con le lenti a contatto: nell’acqua possono essere presenti patogeni che poi, a contatto con l’occhio, provocano cheratiti infettive. Una delle più gravi è quella da Acanthamoeba, un protozoo pressoché ubiquitario molto pericoloso se arriva sulla cornea: ogni estate assistiamo a un progressivo aumento di accessi ai pronto soccorso per cheratiti provocate da questo parassita, soprattutto al mare o in piscina per la sua maggiore aggressività e l’uso sempre più diffuso di lenti a contatto”.

In condizioni critiche per la sua sopravvivenza Acanthamoeba si incista e così è in grado di resistere a tutto, anche ai disinfettanti; se il parassita infetta la cornea i sintomi sono inizialmente lievi, come leggero fastidio alla luce, visione un po’ offuscata, sensazione di un corpo estraneo e l’evoluzione è lenta rispetto alle cheratiti batteriche. Ciò comporta spesso un ritardo di diagnosi e di cura specifica, così il parassita ha la possibilità di infettare la cornea in profondità con coinvolgimento dei nervi corneali, provocando lesioni e forti dolori.

“In Italia si stima che si verifichi oltre un caso al giorno: ci sono più di 400 pazienti all’anno e sono in continuo aumento – riprende Sarnicola – Purtroppo le terapie mediche specifiche non riescono sempre a eradicare l’infezione che non risponde agli antiamebici, difficili anche da reperire nelle farmacie italiane. Il microrganismo non debellato ha così il tempo di penetrare nella cornea e danneggiarla al punto di richiedere un trapianto nel 12-50% dei casi, anch’esso non sempre risolutivo”.

Attenzione alla prevenzione

Come spesso accade, la prevenzione è fondamentale per limitare i rischi. I portatori di lenti a contatto dovrebbero innanzitutto ricordare che prima di tuffarsi in acqua di mare o in una fresca piscina dovrebbero togliere le lenti a contatto, depositandole nei contenitori. Attenzione va prestata anche alla pulizia delle mani che debbono essere asciugate con cura prima che arrivino nuovamente a toccare le lenti. Importante sarebbe anche utilizzare in queste circostanze lenti a contatto monouso che riducono il rischio di infezione da Acanthamoeba e ricordare di pulire i contenitori prima di riporle e sostituirli con regolarità: possono essere ricettacolo e veicolo di germi. Infine, non dimenticate di impiegare soluzioni ad hoc per sciacquare e conservare le lenti.