La preadolescenza è una fase che, a dire di molti genitori, fa decisamente rimpiangere i noti terrible two,. In questo momento delicatissimo, collocato fra l’infanzia e la vera adolescenza, i nostri figli e le nostre figlie subiscono notevoli trasformazioni, da quelle più visibili per aspetto fisico a quelle più recondite dal punto di vista emotivo e comportamentale. Affrontare la preadolescenza può essere difficile per noi genitori, non ancora pronti all’idea che quello che abbiamo di fronte non è più il nostro bambino o la nostra bambina ma un individuo che sta crescendo molto velocemente, anelando a sempre maggiore indipendenza.
In questo articolo affronteremo il tema della preadolescenza, studiandone i comportamenti tipici c fornendo alcuni consigli a suffragio di noi genitori, e lo faremo con la dottoressa Miolì Chiung psicologa e presidente del Centro Salem, a Milano.
Preadolescenza: perché i nostri figli cambiano e quando
Se ci lamentavamo dei capricci dei terrible two, di quel dover insistere per essere ascoltate/i, del disordine nella cameretta, dei continui malanni tra nido e materna, arrivati alla pre-adolescenza, vorremmo poter avere una macchina del tempo per tornare indietro a quando i figli erano dei cuccioli con qualche piccolo capriccio!
Mentre aspettiamo di salire su una DeLorean, conviene prepararci, informarci, in modo da non subire in modo passivo e giudicante la pre-adolescenza dei nostri figli ma, al contrario, di essere loro di supporto ma anche di giuda qualora ve ne fosse bisogno.
“La preadolescenza è una fase della vita caratterizzata da profondi cambiamenti psicologici, che anticipano le sfide dell’adolescenza vera e propria. Questo periodo, che si estende generalmente dai 9 ai 13 anni, è un momento cruciale per lo sviluppo dell’identità e delle competenze emotive e sociali del bambino. Comprendere i processi che avvengono a livello psicologico ed emotivo in questa fase è fondamentale per i genitori, che spesso si trovano a navigare tra richieste di autonomia e improvvisi bisogni di rassicurazione da parte dei propri figli.
Dal punto di vista psicologico, la preadolescenza è un periodo di ristrutturazione della propria identità. In questa fase, i bambini iniziano a separarsi dalla dipendenza infantile verso una maggiore autonomia, cercando al contempo di capire chi sono e quale sia il loro posto nel mondo. Questo processo è influenzato dal crescente confronto con i pari, che diventa un elemento chiave per la formazione dell’autostima e del senso di appartenenza”.
Comprendere i cambiamenti della preadolescenza
Fortunatamente o sfortunatamente, a seconda dei punti di vista, non tutti i nostri ragazzi e le nostre ragazze attraversano questa fase allo scoccare dei 9 anni e la terminano ai 13, men che meno manifestano gli stessi cambiamenti che, a volte, lasciano noi adulti interdetti o nostalgici.
Il nostro interesse di genitori verso questi anni di mezzo è evidente anche dagli incassi del famoso Inside Out 2 che, sebbene sia stato realizzato per chi nella pubertà vi si trovi, ha consentito a non pochi genitori di rispolverare emozioni provate decenni prima, sulla propria pelle.
Il film animato ha avuto un enorme successo, fra le altre cose, in quanto di questi anni di mezzo, brevi ma intensi, se ne parla poco, sebbene siano una prova generale di quello che accadrà dopo ai ragazzi/e e alle loro famiglie. Il film ha fornito una grande occasione di dialogo per le famiglie. La protagonista, dalla sera alla mattina, manifesta enormi cambiamenti, diventando quasi irriconoscibile per mamma e papà.
Ecco cosa ci racconta la dottoressa Miolì Chiung sui cambiamenti ai quali potremmo assistere in questa fase transitoria.
“Le principali trasformazioni psicologiche del/la preadolescenza includono:
- sviluppo dell’identità;
- ricerca di autonomia;
- conflitto interno.
Sviluppo dell’identità: i preadolescenti iniziano a interrogarsi su se stessi, esplorando nuove dimensioni della propria personalità. Si confrontano con domande complesse legate alla loro identità, che li portano a sperimentare cambiamenti nel comportamento e nell’umore.
Ricerca di autonomia: il bisogno di indipendenza è uno degli aspetti centrali di questa fase. I bambini cominciano a desiderare una maggiore distanza emotiva dai genitori, ma allo stesso tempo continuano ad aver bisogno di sicurezza e guida.
Conflitto interno tra desiderio di appartenenza e individualità: da un lato, i preadolescenti cercano di integrarsi nel gruppo dei pari, conformandosi alle norme sociali. Dall’altro, esplorano la loro unicità, spesso attraverso sfide ai limiti imposti dai genitori”.
Ricordiamo, inoltre, che quando ci sono gli ormoni di mezzo, i cambiamenti hanno un peso non trascurabile. Pensiamo al menarca per la ragazze, che ancora può essere causa di imbarazzo tra pari. O, nel caso dei maschi, ad uno sviluppo improvviso dell’altezza, al cambiamento della voce, alla pelle del viso, tutti fattori che possono causare paura o disagio per un mutamento che non si aspettavano. Bambine e bambini, sino all’estate precedente, si possono trovare a dover fare i conti con cambiamenti fisici per i quali non sono pronti, e da parte nostra, osservarli, ascoltarli, senza invadenza, è il punto da cui partire.
Come reagire alla preadolescenza
Sebbene sia andato tutto più velocemente del previsto, dal piattino dello svezzamento rovesciato per terra, ai mille scatti del primo giorno della scuola primaria, non possiamo farci trovare impreparati quando il gioco si fa più duro! Il nostro sostegno, la nostra vicinanza non saranno accessori, perché i nostri figli vivranno su un’ altalena di bisogni: quelli volti ad allontanarsi dalla famiglia e quelli di sentirsi ancora protetti come bambini.
Cosa fare di fronte a tali cambiamenti e quali sono sintomi di un vero disagio legato all’età? Lasciamo la parola alla dottoressa Miolì Chiung che, inoltre, ci guida anche fornendoci consigli chiari e precisi.
“Prima di tutto dobbiamo riconoscere il conflitto interno. I preadolescenti oscillano tra il desiderio di indipendenza e il bisogno di sicurezza, ed i genitori possono supportarli riconoscendo e accettando questa ambivalenza, fornendo uno spazio sicuro in cui i bambini possano esplorare le proprie emozioni.
Inoltre, dobbiamo valorizzare l’esplorazione dell’identità, in quanto è importante lasciare che i ragazzi sperimentino nuovi aspetti della propria personalità e delle loro preferenze, anche se questo comporta momenti di incertezza. La funzione del genitore in questa fase è quella di essere una “base sicura” da cui partire, senza imporre definizioni rigide della loro identità.
Ci sono anche dei segnali di disagio o di stress, in preadolescenza, che dobbiamo cercare di capire. La preadolescenza, con le sue molteplici sfide, può rappresentare un momento di vulnerabilità psicologica. I ragazzi sono esposti a un’intensificazione delle emozioni, dovuta anche ai cambiamenti ormonali, e possono avere difficoltà a regolare le loro reazioni emotive. Il compito del genitore è quello di affinare la propria capacità di riconoscere i segnali di disagio, che possono manifestarsi in modi sottili o attraverso cambiamenti comportamentali più evidenti.
Pre-adolescenza: quali sono i segnali di disagio?
Ecco i sintomi di un disagio legato all’età:
- irritabilità o chiusura;
- cambiamenti nel comportamento sociale;
- disturbi somatici.
-Irritabilità o chiusura: spesso, i preadolescenti non esprimono apertamente il loro disagio, ma lo manifestano con irritabilità o isolamento. Questi comportamenti possono essere segnali di difficoltà emotive non elaborate.
-Cambiamenti nel comportamento sociale: il ritiro dai gruppi di amici, l’evitare attività sociali o una maggiore dipendenza dai dispositivi elettronici possono essere indicatori di malessere interiore.
-Disturbi somatici: a questa età, lo stress emotivo può manifestarsi anche attraverso sintomi fisici come mal di testa, dolori allo stomaco o difficoltà a dormire.
Come intervenire, in questi casi?
Io consiglio di reagire con empatia e regolazione emotiva, i genitori devono fungere da “specchio emotivo” per i loro figli. Attraverso l’empatia, possono aiutare i preadolescenti a dare un nome alle emozioni e a comprendere che è normale sentirsi confusi o sopraffatti. Aiutarli a regolare queste emozioni è cruciale per il loro sviluppo psicologico.
Bisogna fare anche attenzione di mettere in campo un coinvolgimento consapevole, cioè essere presenti senza invadere. Offrire supporto non significa cercare di risolvere tutti i problemi, ma creare uno spazio in cui i ragazzi possano esprimere ciò che provano, sapendo di non essere giudicati”.
Cosa fare: l’importanza del dialogo
Se c’è un consiglio che regna su tutti, quando come famiglia siamo alle prese anche con altri conflitti e più in generale in altri contesti, esso è il dialogo. Questa semplice parola potrebbe essere, anche da sola, la risposta al tema di come fare di fronte ad una pre-adolescenza improvvisa con comportamenti e cambiamenti che ci spaventano o che stravolgono l’immagine che abbiamo sempre avuto dei nostri figli/e. Sebbene possa sembrare banale, non vi è esperto/esperta che non sensibilizzi il genitore a creare e a rafforzare un dialogo chiaro, onesto, costante con i propri figli e le proprie figlie, sin dalla più tenera età. Eppure molti di noi continuano a confondere il dialogo con l’interrogatorio o a pretenderlo quando, per primi, lo hanno sempre negato o banalizzato. Il dialogo non è affatto una strategia banale, come potrebbe sembrare, ma un tassello importante nel presente e ne futuro dei nostri figli. Esso ha radici profonde, cha affondano nell’infanzia.
Terminiamo proprio con i consigli della dottoressa Chiung. sul dialogo.
“È importante favorire una comunicazione aperta come base sicura nella relazione genitori-figli. La preadolescenza è un momento in cui la comunicazione con i figli diventa più complessa. I ragazzi oscillano tra il desiderio di indipendenza e la necessità di avere ancora un legame sicuro con i genitori. La capacità dei genitori di creare un canale di comunicazione aperto, sincero e non giudicante è un fattore cruciale per mantenere un rapporto di fiducia.
Come favorire una comunicazione autentica
Con un’ accettazione incondizionata: la base della comunicazione efficace è l’accettazione. I preadolescenti hanno bisogno di sapere che i loro genitori li accettano per ciò che sono, anche nei momenti di conflitto o incomprensione. Questo rinforza il loro senso di sicurezza e li incoraggia a esprimersi senza paura di essere rifiutati.
Con un ascolto attivo e non direttivo: la tendenza dei genitori è spesso quella di fornire soluzioni o consigli non richiesti. Tuttavia, i preadolescenti beneficiano di un ascolto che dia priorità alla loro voce, senza tentare di correggere o giudicare immediatamente le loro emozioni.
Con il modellare la vulnerabilità: i genitori possono essere d’esempio, mostrando che la vulnerabilità è una parte normale delle relazioni umane. Condividere le proprie difficoltà o incertezze, in modo appropriato, può aiutare i figli a sentirsi più liberi di esprimere le proprie emozioni”.