Alzi la mano chi non ha mai provato vergogna di parlare davanti agli altri. Ecco, non si vede nessuna mano alzata! Parlare in pubblico ci pone di fronte al giudizio altrui e può provocare quel senso di vergogna che ci portiamo dietro fin dall’età di due anni, quando iniziamo a diventare consapevoli di noi stessi e capiamo di essere giudicati in ciò che facciamo. Inoltre mette in gioco fattori importanti come l’autostima (“Non ce la posso fare”, “Non valgo abbastanza”) e l’ansia da prestazione (“Non sono all’altezza”, “Deluderò le aspettative”).
Al di là di quali siano i motivi di questo comportamento, quando ci vergogniamo di parlare finiamo col farci del male da sole, perché non evitiamo certo quell’orribile sensazione di imbarazzo, ma la amplifichiamo. Chi abbiamo davanti si fa una cattiva opinione di noi e, forse, anche qualche risata alle nostre spalle. Che disastro! Anziché mollare la presa e decidere di lasciare gli studi, cambiare lavoro, smettere di parlare in pubblico, passiamo all’attacco.
Se vuoi parlare devi ascoltare
Invece di considerarci sempre “vittime”, cominciamo a pensare da “protagoniste”. Non siamo noi a dover avere paura degli altri, quanto il contrario. Se siamo preparate, sfoggiamo cosa abbiamo imparato parlando ai prof (o ai colleghi) come se non sapessero nulla della materia. Ma dobbiamo sapere come farlo. L’idea giusta è ascoltare chi sa parlare bene: ad esempio, un divulgatore top come Alberto Angela ci può insegnare il tono giusto, le pause, gli sguardi, i gesti. Ma è utile seguire anche una giovane esperta di fisica come Virginia Benzi, ovvero Quantum Girl, star di Tiktok dal linguaggio veloce e l’entusiasmo travolgente. Come lei, è tutto da ascoltare Simone Baroni, affascinante fisico autore di Pepite di Scienza su Youtbe. O anche Benedetta Santini, divulgatrice di filosofia, storia e psicologia, alias filosofia.e.caffeina su Tiktok. Ascoltare chi sa parlare c’insegna a farlo.
- Tip: contro l’ansia e l’agitazione proviamo la respirazione diaframmatica: pe 5 volte inspiriamo con il naso, gonfiando la pancia, ed espiriamo con la bocca, sgonfiando la pancia. Le fasi devono durare 2-3 secondi ciascuna. Funziona!
- Bonus Tip: copiamo ai divulgatori anche la postura: spalle dritte, atteggiamento rilassato, sorriso appena accennato, sguardo attento e testa alta.
Lancia il flusso magico
Quando dobbiamo parlare di fronte a qualcuno, dobbiamo essere anche incantatrici. Immaginiamo quindi che le nostre parole siano come una specie di flusso magico che cattura l’attenzione di chi abbiamo davanti. A questo punto, scopriremo che anche in quest’attività c’è un aspetto fantastico: quando parliamo a qualcuno, creiamo una connessione con chi ci ascolta. È una comunicazione che va oltre le parole, fatta di sguardi, movimenti, cenni del capo. Che sia una discussione tra amici, una interrogazione o la presentazione di un progetto, in quei minuti stiamo “entrando” nella mente dell’altro.
- Tip: quando parliamo, guardiamo il prof negli occhi, oppure quelli che ci stanno ascoltando. È un espediente che rinsalda la connessione e l’empatia.
- Bonus Tip: cerchiamo di parlare italiano! Niente gergo, niente dialetto, niente parole che l’interlocutore non possa capire. Evitiamo i riempitivi come “Ehm…”, “Oh…”, “Cioè…”: meglio qualche secondi di silenzio.
Reagisci (bene) alle critiche
E se ci fanno delle obiezioni? Se ci attaccano? Ci contestano? Ne hanno tutto il diritto. Noi però mantieniamo i nervi saldi con una piccola astuzia: proviamo a immaginarci con un atteggiamento positivo e vincente durante i momenti che ci imbarazzano. Ad esempio, se ci trovassimo in una tempesta, ci aiuterebbe disperarci e farci prendere dal panico? No, dovremmo mantenere la lucidità e compiere le azioni più adatte a salvarci la pelle. Quindi cerchiamo di non perdere il filo del discorso e rispondiamo con calma alle domande e alle critiche.
- Tip: cerchiamo di semplificare al massimo e di scandire bene le parole. Così non daremo l’occasione a qualcuno di dire “Non si capisce quello che dici, spiegati meglio”.
- Bouns Tip: creiamo sempre delle mappe concettuali: sono fondamentali per collegare concetti ed eventi, e ideali per… ficcarseli in testa in modo da poterne parlare con cognizione di causa e fluidità.
Quattro trucchi infallibili
- Non ripetiamo a memoria ciò che abbiamo studiato o preparato, ma alleniamoci a esporre la stessa nozione raccontandola in un discorso scorrevole e convinto, ordinato in maniera tale che segua uno schema logico. Questo ci servirà a appropriarci dei concetti invece di elencarli senza “sentirli” davvero, e ci darà sicurezza.
- Parliamo senza fretta e con un volume alto: queste caratteristiche ci calmeranno sia nel cuore che nel comportamento e cattureranno l’attenzione di chi ci ascolta.
- Accettiamo di sbagliare: se prendiamo una papera, balbettiamo o la voce si riduce a un sussurro, non cediamo alla rabbia, ma tolleriamo questi “momenti cringe” nella nostra esposizione, magari scusandoci (fa sempre effetto) e sdrammatizzando: otterremo un’esposizione spontanea e convincente.
- Impegniamoci a fare del nostro meglio invece di cercare di essere perfette: la perfezione non esiste e il tentativo di raggiungerla genera un’ansia deleteria.
Se però il problema diventa talmente imporrante che compromette la nostra vita sociale, scolastica e lavorativa, è utile consultare una psicoterapeuta che potrà farci uscire da questa trappola comportamentale che ci rovina le giornate. Chiedere aiuto è un gesto di amore verso noi stesse. Non esitiamo a farlo, se ne sentiamo bisogno.