#SegretiDelCuore

La mia amica non c’è più

Ci scrive una lettrice che ha perso all'improvviso la sua migliore amica. Tra lo sconforto e la rabbia, si può trovare il modo di superare il dolore e accettarlo

Marina Mannino

Giornalista

Scrivo a voi perché non so con chi sfogarmi. Due sere fa una mia cara amica, F., 16 anni come me, è morta in un incidente. Un automobilista l’ha investita mentre lei attraversava la strada sotto casa. Sono sconvolta. Mille volte abbiamo attraversato insieme in quel punto. Se fossi stata con lei, sarei morta anche io. Non riesco a piangere, sento solo disperazione e rabbia. F. era una ragazza simpatica, dolce, intelligente, bella. Ho un peso dentro che mi soffoca. Non si dovrebbe morire a 16 anni.

Hikaru

Finora ci è capitato di pensare alla morte con quel filo di cupezza drammatica che ci viene da troppe serie tv e da canzoni che raccontano di amori infelici. Magari scriviamo anche poesie intrise di pessimismo e di desiderio di sparire. Ma in realtà la morte è un concetto lontanissimo, estraneo alla nostra quotidianità. Però se un’amica muore – la nostra coetanea che vedevamo ogni giorno, con cui condividevamo problemi e risate, aperitivi e chiacchiere- veniamo travolte da mille emozioni diverse e tutte pesanti: incredulità, rabbia, angoscia, dolore.

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Rivediamo la nostra vita con lei, i momenti di gioia, le emozioni, le liti, e siamo sopraffatte da un senso di grande ingiustizia. La sensazione di fragilità dell’esistenza ci provoca un profondo smarrimento, come se tutta la luminosa dolcezza della nostra giovane età venisse sommersa da un’onda oscura e tossica.

Nel cerchio della vita

Eppure la vita volata via ha lasciato qualcosa di sé in chiunque le abbia voluto bene: partiamo da quest’idea per ripensare la nostra reazione alla morte. È importante quello che rimane quando qualcuno scompare, a prescindere dal modo in cui concepiamo il “dopo”: il Paradiso, la reincarnazione, il Nirvana, il Tír na nÓg, lo Janna, l’Eden, l’infinito oltre le stelle, il nulla. Purtroppo la fine dell’esistenza è inevitabile, ma appartiene al grande cerchio della vita e della natura. Fa più male quando tocca a chi deve ancora affacciarsi alla vita, ma dobbiamo accettarla perché non ci possiamo opporre.

Dobbiamo cercare di trarre forza anche da un momento così difficile. Intanto manteniamo ben saldo il ricordo di ciò che ci ha lasciato la persona scomparsa, scrivendo in un file o in un quaderno la storia della nostra amicizia, i momenti divertenti, le confidenze, gli amori, le avventure e i nostri pensieri. Possiamo anche inserire delle foto. Lei sarà lì e, se davvero esiste un aldilà, sarà contenta di vedere che è sempre nel nostro cuore.

Il valore della memoria

Se ce la sentiamo, possiamo dedicare alla persona scomparsa un po’ del nostro tempo. Come? Iniziando un’attività di volontariato in sua memoria. Oppure promuovendo una raccolta-fondi a suo nome da devolvere ad una associazione legata ai suoi interessi: gli animali, i bambini, la natura. Perché “nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta”. Non è una frase di un brano rap ma è un pensiero del poeta Ugo Foscolo, che sottolinea la potenza del ricordo che ci lega a chi è scomparso.

Ognuno fa i conti con il lutto in un modo diverso: consideriamo che non tutti potrebbero capire il nostro stato d’animo. Quindi concediamoci pure le lacrime e lo sconforto in solitudine, in uno spazio solo nostro e con i tempi che riteniamo adatti. Oppure, se ci va di parlare, confidiamoci con un’amica fidata o con nostra madre, forse la persona più giusta per capire la nostra tristezza. Ma ricordiamoci che la persona che se n’è andata vorrebbe essere ricordata con un sorriso. Anche, e soprattutto, a 16 anni.