L’Irlanda e gli orfanotrofi degli orrori

"La cosa peggiore è che non si tratta di una violenza imposta da un paese straniero, ma di un male che ci siamo fatti da soli"

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Redazione

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Un rapporto di 3000 pagine prova a risolvere un conto lasciato per troppo tempo in sospeso, quello della morte di oltre 9000 bambini e neonati le cui vite sono state distrutte all’interno degli istituti per ragazze madri e bambini dal 1922 al 1988. In molti casi per abbandono, malnutrizione o malattia, in tutti per mancanza di cuore.

Sono questi i maltrattamenti storici che si sono susseguiti per anni all’interno di istituti religiosi che hanno mietuto vittime innocenti, proprio loro che dovevano proteggerli, colorando così di un nero profondo uno dei capitoli più tragici della storia dell’Irlanda intera.

Una vicenda che si è conclusa con quel lunghissimo rapporto pubblicato nel gennaio del 2021, dopo anni di indagini che hanno portato alla luce terrificanti verità e un luogo dove poter versare le lacrime amare per tutto quello che è successo: la fossa comune di Tuam, nella contea di Galway.

La fossa comune di Tuam
Fonte: Ansa
La fossa comune di Tuam

Una vicenda, tristemente nota, anche grazie al film Philomena, con Judi Dench, e Magdalene, di Peter Mullan, che ispirandosi a una storia vera, racconta di una donna irlandese alla ricerca del bambino che le è stato sottratto subito dopo il parto.

L’Irlanda chiede perdono

“La cosa peggiore è che non si tratta di una violenza imposta da un paese straniero, ma di un male che ci siamo fatti da soli”, ha dichiarato il premier irlandese Micheál Martin prima di rilasciare il rapporto. E ha chiesto perdono. Anche se questo non può cancellare tutto il dolore di quelle mamme e dei bambini che entrando in quegli istituti, prevalentemente religiosi, hanno affrontato un inferno, dal quale in molti non sono mai più usciti.

Con il rapporto, il premier ha presentato un atto ufficiale di scuse da parte dello Stato perché anche lui è stato colpevole insieme alle istituzioni, alla chiesa e alla società che ha accettato una moralità religiosa estremamente perversa e dannosa. E le conseguenze di tutto questo sono state pagate a caro prezzo.

Gli orfanotrofi degli orrori

Orfanotrofi e le case famiglia dovevano essere i luoghi di riparo e di conforto per le ragazze madri e per i bambini, e invece si sono trasformati in vere e proprie case degli orrori. I bambini che nascevano all’interno delle case gestite dalle suore irlandesi, venivano strappati via dalle loro madri perché considerati illegittimi, solo per l’assenza della figura paterna. Alcuni sono stati adottati da altre famiglie, altri non ce l’hanno fatta: 9000 bambini e neonati sono morti dal 1922 al 1998.

E tutto questo avveniva per una violenza emotiva ingiustificata nei confronti di quelle madri e di quei bambini, di quelle situazioni che non rispettavano lo stereotipo della famiglia tradizionale e che sono diventate le vittime sacrificali di una cultura misogina. 9000 i morti, un numero che indica che il 15% di tutti i bambini che sono passati attraverso quegli istituti non ce l’hanno fatta.

Un inferno per donne e bambini: le indagini di Catherine Corless

L’inchiesta è stata aperta nel 2015 grazie soprattutto al lavoro storica Catherine Corless. La donna ha iniziato le sue ricerche impegnata nella scrittura di un articolo sulla rivista annuale di storia locale per spiegare come venivano gestite le ragazze madri e i loro figli dall’ordine delle suore del Bon Secours nella St. Mary house, una casa dalle mura altissime, isolata dal resto del paese.

Catherine lo sapeva che le ragazze madri, considerate peccatrici, venivano inviate in quel grande edificio per espiare il loro male commesso. Lo sapeva perché vedeva i loro bambini, maltrattati e denutriti, che venivano relegati in aule a parte, nella stessa scuola da lei frequentava. E ricorda bene anche le prediche dei funzionari religiosi che invitavano i genitori di quelle madri peccatrici a mandare le figlie in questi istituti qualora fossero rimaste incinte prima del matrimonio.

Così, ricerca dopo ricerca, è emerso che gli istituti venivano finanziati dal governo, anche se poi i piccoli non erano curati, mentre le mamme erano abusate emotivamente. È emerso che mancavano i certificati di morte di molti bambini anche se questi erano effettivamente scomparsi.

E poi eccoli ritrovati, i piccoli cadaveri dei bambini, messi dalle suore in una galleria di una vecchia fognatura sotto l’orfanotrofio St. Mary home, soffocati dalla terra. Rimasti lì per anni.

La fossa comune di Tuam
Fonte: Ansa
La fossa comune di Tuam

Una vita di violenza e di menzogne

La storia degli orfanotrofi religiosi e delle case famiglie è tragica, spaventosa e terrificante, un vero e proprio inferno per migliaia di donne e ragazze madri irlandese il cui destinato era stato deciso da qualcun altro. Nei 5 anni di investigazione sono state incriminate 18 di queste  strutture cattoliche: le madri erano di fatto recluse contro la loro volontà come contro la loro volontà i figli gli venivano strappati via per essere dati in adozione.

Le Mother and baby homes erano dei luoghi di una crudeltà disumana. Nel rapporto governativo completo, c’è anche un video che raccoglie alcune testimonianze di chi quell’inferno lo ha vissuto in prima persona.

Lo racconta Fionn Davenport, che in una di quelle case ci è nato, e che ha lottato 40 anni per scoprire tutta la verità sulla sua nascita: “Subito dopo la mia nascita, la mamma ha cambiato idea e ha detto di voler tenere il bambino, ma le suore hanno detto di no, “non ti è permesso, hai firmato i documenti, hai firmato i moduli, quindi hai rinunciato a tutti i tuoi diritti su questo bambino”. Ci sono voluti 40 anni, a me e a mamma, per scoprire che questa era una terribile bugia, che le hanno mentito. In base alla legge sulle adozioni del 1952, infatti, la madre naturale ha sei mesi di tempo per cambiare idea sul futuro del bambino. E le suore naturalmente lo sapevano”.

Anche Mary, come Fionn, è nata in una di queste strutture e ha riportato la sua testimonianza: “Mia mamma aveva fatto a maglia i miei vestitini e dopo che mi avevano consegnato alla mia madre adottiva, le suore hanno riportato i vestiti che mia mamma aveva fatto per me, glieli hanno gettati in faccia e hanno detto: a Mary non serviranno più, ora ha dei vestiti veri! E questo ha spezzato il cuore di mia mamma”.

In queste strutture mancava il cibo, i vestiti e l’affetto. Ma soprattutto mancava l’umanità.

Marianvale Mother and Bay home in Newry
Fonte: Getty Images
Marianvale Mother and Bay home, Newry