Nonostante ormai i figli di coppie gay in Italia siano – secondo fonti più o meno attendibili – oltre centomila, la loro condizione non è facile. E che si possa poi essere più o meno d’accordo che abbiano “due papà” o “due mamme” il fenomeno, nella realtà quotidiana, è sempre più diffuso. Da un punto di vista sociale poi la condizione di questi figli viene percepita come una situazione anomala e la legge ancora non li tutela in modo chiaro.
A Napoli il prefetto Gerarda Pantalone ha appena disposto l‘annullamento parziale della trascrizione dell’atto di nascita di Ruben , un bambino con due mamme italiane, sposate in Spagna.
Tutele legislative a parte, è importante cercare di capire come vivono tutti i giorni questi bambini con due mamme o due papà.
Secondo un’indagine condotta dall’Arcigay, le coppie omosessuali che vorrebbero avere bambini sono ben il 49% : un sogno che molti coronano all’estero. Gli uomini cercando una madre surrogata e le donne praticando la fecondazione assistita con un “donatore”, negli stati in cui ciò è possibile.
Per i diritti dei figli nati da queste coppie si stanno muovendo parecchie associazioni come Famiglie Arcobaleno, ma la situazione è ancora complessa.
Se la tendenza tra gli psicologi – «Una famiglia omosessuale – dichiara Fulvio Scaparro – è in grado di far crescere un bambino al meglio» – è quella di dare il via libera alle famiglie omogenitoriali, c’è chi ha vissuto quest’esperienza sulla propria pelle e ha lanciato un pesante j’accuse, come la giornalista e scrittrice Claire Breton nel libro Ho due mamme. In cui dichiara di aver vissuto fino ai 15 anni senza sapere quale fosse la reale natura del rapporto tra mamma e “zia”, una scoperta che è stata poi «lo choc che ha sconvolto la mia vita. Considerazioni dure di una persona a cui non è stata rivelata fin da subito la verità.
Un problema ancora molto dibattuto e senza casi precedenti su cui studiare, di cui si capiranno le conseguenze, positive o negative solo negli anni futuri.