Addio a Rossana Rossanda, la giornalista e fondatrice de Il Manifesto

Rossana Rossanda ci ha lasciato a 96 anni: attivista, giornalista ma soprattutto una donna che si è fatta spazio in un mondo di uomini

Foto di DiLei

DiLei

Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Rossana Rossanda se nè andata a 96 anni: attivista, giornalista ma soprattutto una donna che, con coraggio, ha sempre combattuto le sue battaglie in un mondo di soli uomini.

Rossana Rossanda è nata a Pola, al tempo città italiana, il 23 aprile del 1924: cresciuta al confine orientale, in una famiglia plurilingue, negli anni ’30 si è trasferita dagli zii a Venezia, mentre i genitori si sono recati a Milano per lavorare. Rossana li ha raggiunti successivamente per frequentare il liceo classico “Alessandro Manzoni”, dove ha ottenuto la maturità. Iscrittasi poi alla facoltà di filosofia della Statale, è stata allieva del filosofo italiano Antonio Banfi.

Appena ventenne, Rossana ha deciso di militare tra i partigiani e, terminata la Seconda Guerra Mondiale, si è iscritta al Partito Comunista Italiano. Una volta laureata, ha cominciato a scrivere i primi testi per l’Enciclopedia Hoepli, affermandosi pian piano anche nel campo editoriale. Da lì a poco, ha sposato Rodolfo Banfi, figlio del suo mentore universitario.

Donna libera ed emancipata, Rossana si è separata dal marito all’inizio degli anni ’60 e non ha mai avuto figli. A tal proposito, in una toccante e profonda confessione a La Repubblica, l’attivista ha esternato il suo rimpianto per non essere diventata madre.

Adesso mi sentirei meno sola e sopratutto avrei la percezione di avere tramandato qualcosa di me. Non li ho avuti perché avevo troppo da fare.

Rossana, dunque, ha deciso di dedicare tutta la sua vita per combattere contro le ingiustizie, investendo il suo tempo nelle varie attività di partito. In seguito è stata nominata da Palmiro Togliatti “responsabile della politica culturale” del PCI. Nel 1963 è entrata nella rosa delle prime donne (inaugurata da Nilde Iotti) elette alla Camera dei Deputati.

Una carriera di tutto rispetto, ma a Rossana non bastava. Per lei rappresentare le fasce più deboli è sempre stato l’obbiettivo della sua visione politica, perciò nel 1969 si è distaccata dal partito e ha fondato il giornale Il Manifesto insieme a Lucio Magri, Luigi Pintor e Valentino Parlato. Ha lavorato alla direzione del quotidiano fino al 2012, che ha diffuso la notizia della sua morte prima sul sito internet e poi sui propri canali social.

La ragazza del secolo scorso, così recita il titolo di una sua biografia, è scesa in campo politico fino all’ultimo malgrado le sue condizioni di salute e la perdita del suo compagno K.S. Karol, avvenuta nel 2014: Rossana aveva ritrovato l’amore in età avanzata al fianco dello scrittore, standogli vicino fino alla fine dei suoi giorni.

Per una donna come me, che ha avuto la fortuna di vivere anni interessanti, l’amore è stato un’esperienza particolare. Non avevo modelli. Non mi ero consegnata alle aspirazioni delle zie e della mamma. Non volevo essere come loro. Con Karol siamo stati assieme a lungo. Io a Roma e lui a Parigi. Poi ci siamo riuniti. Quando ha perso la vista mi sono trasferita definitivamente a Parigi. Siamo diventati come due vecchi coniugi con il loro alfabeto privato.

Questo è il ricordo che Rossana ha condiviso con i lettori di Repubblica, rivelando così un lato dolce e vulnerabile che per anni ha dovuto custodire segretamente, per difendere con fierezza le sue idee in un mondo prettamente maschile.