«Io ho la peggiore FOMO del mondo. Devo uscire tutti i giorni per forza, anche se sono stanchissima, perché se no ho paura di perdermi qualcosa». È così che Victoria De Angelis dei Måneskin, ha rivelato ai suoi fan di soffrire di un particolare problema mentale.
«Un giorno eravamo a New York e siamo rientrati in hotel all’1 di notte. Thomas (Raggi, chitarrista della band) mi chiede di uscire, ma io ero cotta. Ero a letto e alle 2 mi manda un messaggio: Sono a casa di Madonna. Mi ha fatto salire la FoMo», ha raccontato in un’intervista con Radio Deejay la famosa bassista.
Ne avete probabilmente già sentito parlare, e quasi certamente ne siete stati vittima almeno una volta nella vita. Ma cos’è la FOMO? Perché si manifesta? E sopratutto, come si supera? Ecco le risposte a tutte le vostre domande.
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Cos’è la FOMO? Ce lo spiega la psicologa
L’Istituto europeo dipendenze spiega che la FOMO è una sindrome che nasce da un naturale ed umano bisogno di relazione, di sentirsi parte di un gruppo, di comunicare e di stare con gli altri. Chi ne soffre, però, percepisce le interazioni sociali altrui come molto più divertenti di quello che sta facendo in quel momento. Questo causa ansia e stress e mina fortemente l’autostima.
Carolina Traverso, psicologa, psicoterapeuta e insegnante di mindfulness, descrive la FOMO come la paura di essere tagliati fuori. È quella sensazione per cui tutti, gli amici, i vicini di casa e persino le persone che a stento conosciamo, a differenza nostra, stanno vivendo esperienza pazzesche in posti stupendi. Particolarmente diffusa tra le generazioni più giovani, la FOMO può potenzialmente condizionare tutti noi.
Una nuova sindrome
La paura di perdersi qualcosa, non è affatto un sentimento nuovo. Questo acronimo era già usato nella lingua inglese nei primi anni del 2000, in riferimento a una paura generica legata all’impossibilità di partecipare a un qualsiasi evento.
Tuttavia, l’utilizzo del termine FOMO come lo intendiamo oggi è abbastanza recente. Questo perché, sempre più spesso negli ultimi anni, nascono nuovi termini volti a indicare criticità che, in realtà, rappresentano una variazione di alcune problematiche esistenti che tendono a combinarsi tra loro.
Alcuni studi recenti, infatti, evidenziano come questa sindrome possa essere strettamente collegata alla dipendenza da smartphone e da social network. Questi ultimi, infatti, seppure potenzialmente densi di contenuti interessanti e arricchenti, possono esasperare la FOMO e farci sentire inadeguati. Instagram, TikTok e qualsiasi altro social che usiamo ci mostrano costantemente sempre più foto e video di persone che sembrano divertirsi tantissimo.
Attenzione però: ricordiamoci che si tratta di una rappresentazione della realtà distorta, falsata, che tende a non mostrare – e in certi casi addirittura a negare – le normali difficoltà, problemi e fatiche che proviamo tutti, in ogni momento dell’anno.
Cosa fare per superare la FOMO
Victoria De Angelis dei Måneskin non è di certo l’unica a soffrire di FOMO. Dopo la sua intervista e le sue dichiarazioni, infatti, sui social sono apparse numerosissime persone che hanno confessato di provare lo stesso disagio mentale. In molti hanno anche ringraziato la bassista per aver aiutato giovani e giovanissimi ad aprirsi al problema.
E se parlare è sicuramente il primo passo da fare per superare questa sindrome, si può davvero combattere la FOMO? La risposta è sì!
Il primo passo per superare la FOMO è disintossicarsi dai social. In altre parole: disconnettersi e concentrarsi sulla propria vita. Se alcuni account che seguiamo ci sembrano, a torto o a ragione, particolarmente fastidiosi e ci fanno sentire inadeguati, evitiamo di scrivere insulti a chi li gestisce, ma usiamo il magico strumento dell’unfollow. Se però temiamo che qualcuno si offenda per il nostro unfollow o non abbiamo voglia di dare spiegazioni, esiste anche la possibilità di smettere di vedere i contenuti che posta un amico o un conoscente, senza che questa persona lo sappia. Potrebbe essere anche una scelta temporanea e reversibile, a protezione di eventuali pentimenti.
Se però il problema persiste, è importante chiedere l’aiuto di un professionista. Questi, in base alla sintomatologia, possono consigliare una terapia comportamentale con l’obiettivo di offrire al paziente gli strumenti necessari per imparare a gestire la situazione.