Ecco perché la Gen Z è molto più aperta riguardo i problemi di salute mentale

La Generazione Z ha dovuto affrontare sfide diverse, e a tratti più stressanti, rispetto alle generazioni precedenti. Il risultato? Percentuali più elevate di malessere, ma meno stigma sul tema

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Miriam Tagini

Giornalista e Lifestyle Editor

Giornalista pubblicista, in passato ha lavorato come web editor, content creator e social media manager. È bilingue e collabora con testate online nazionali e magazine internazionali. Per DiLei scrive di Lifestyle nella sezione GirlZ.

La salute mentale sta finalmente diventando un argomento mainstream. Non è viene più considerata come un segreto o un tema taboo, bensì come qualcosa di importante di cui è fondamentale parlare. Quest’apertura verso i problemi di salute mentale e tutte le sue sfaccettature è particolarmente diffusa nella Gen Z.

Il termine Gen Z (o Generazione Z) si riferisce alla generazione nata tra il 1997 e il 2012. È la prima generazione cresciuta completamente con Internet e smartphone, con un’esperienza del mondo molto diversa rispetto alle generazioni precedenti. In particolare,  i ragazzi della Gen Z sono interconnessi a livello globale con una vasta gamma di persone, principalmente grazie alla tecnologia e ai social media. Questa generazione però ha già dovuto sostenere oneri che altre generazioni non potevano nemmeno immaginare.

Non è infatti sbagliato dire che la Gen Z ha avuto una (seppure ancora molto breve) vita difficile. I giovani di oggi sono infatti stati esposti fin da piccoli alla devastazione dell’11 settembre, ai crolli economici, alle opinioni politiche polarizzate, alla violenza armata, alle crescenti preoccupazioni sui cambiamenti climatici e ora anche alla pandemia di COVID-19. Forse è proprio per questo che la Gen Z è particolarmente  aperta riguardo i problemi di salute mentale; siano essi depressione, ansia, stress, bipolarismo…

Ovviamente è impossibile individuare un collegamento diretto tra la salute mentale della Gen Z e qualsiasi evento o problema specifico. Ma analizzando ciò che la generazione ha già vissuto, è facile capire la pesantezza mentale che sopportano mentre cercano di immaginare il futuro davanti a loro.

Le ricerche sul tema

Secondo il report intitolato Stress in America, la Gen Z è più propensa a parlare dei propri problemi di salute mentale e cercare cure per questi stessi problemi. Secondo il report, infatti, chi appartiene a questa generazione ha maggiori probabilità di essere già andato in terapia (37%) rispetto ai Millennials (35%), alla Generazione X ​​(26%), e ai Baby Boomers (22%). Inoltre, il 27% della Gen Z ha identificato lo stato della propria salute mentale come discreto o scarso, rispetto al 15% dei Millennials e al 13% dei coloro nati tra il 965 e il 1980.

Dulcis in fundo, il report sottolinea come la Gen Z è nel complesso più stressata rispetto ad altre generazioni. E diciamoci la verità: ci sono numerose ragioni per cui questi ragazzi si possono sentire più stressati rispetto ad altri.

Gli eventi attuali sono chiaramente stressanti per tutti, a prescindere dall’età, ma i giovani stanno sentendo fortemente l’impatto dei problemi che vedono al telegiornale; in particolare quelli che potrebbero sembrare al di fuori del loro controllo.

In che modo la Gen Z sta combattendo lo stigma sulla salute mentale?

La Generazione Z è più aperta e disposta a discutere di salute mentale di qualsiasi precedente altra generazione. Ma perché? Ci sono probabilmente più motivi. In parte, bisogna ammettere, le generazioni precedenti hanno spianato la strada verso una maggiore consapevolezza del benessere mentale e in parte i social media hanno condizionato la loro esistenza.

Piattaforme come Facebook, Instagram e TikTok sono state più volte criticate per l’impatto negativo che hanno avuto sui suoi utenti più giovani in quanto rendono più facilmente accessibili i contenuti altamente sessualizzati o che riflettono violenza, aumentando così i casi di molestie e di bullismo online. Tuttavia, l’essere cresciuti con l’idea che “niente è privato” ha abituato la Gen Z a parlare apertamente di sé, rivelando argomenti personali con un vocabolario molto accessibile.

Non solo: oggi come oggi c’è una maggiormente diffusa accettazione dei problemi di salute mentale perché il mondo intero ha subito un trauma condiviso per via della pandemia, ma anche a causa delle divisioni politiche globali e della crisi climatica che minaccia il futuro di tutti noi. La salute mentale, quindi, non è più concetto astratto, bensì una lotta universale.

La strada è ancora lunga

Mentre possiamo sicuramente applaudire la Generazione Z per aver reso più mainstream e accessibile il tema della salute mentale, è importante riconoscere che il lavoro di destigmatizzazione non finisce qui. Una discussione aperta e senza taboo sul benessere mentale è un ottimo primo passo, ma dobbiamo fare ancora molti altri step per eliminare del tutto lo stigma che esiste sull’argomento.

Dall’abolizione degli stereotipi dannosi sulle malattie mentali gravi e persistenti fino a un approccio più proattivo e preventivo al trattamento per garantire che le persone ricevano il supporto di cui hanno bisogno quando ne hanno bisogno, invece di dover trovare strategie nel bel mezzo di una crisi di salute mentale. Insomma, c’è ancora molta strada da fare.