Autodiagnosi su TikTok, quanto sono dannose e come evitarle

Una psicologia fai-da-te che nasconde delle insidie: le autodiagnosi su TikTok e i modi per evitarle

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Alessia Agosta Del Forte

Lifestyle Editor

Racconta da dentro la Gen Z, cercando di far emergere la voce, i linguaggi e le sensibilità di una generazione che non ha paura di ridefinire le regole.

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Sono sempre di più le pagine social di divulgazione psciologica o i creator che hanno basato il loro profilo su argomenti di psicologia o analisi dedicate.

Ma per chi guarda i video, che cosa nascondono le autodiagnosi su TikTok?

Le autodiagnosi su TikTok, una meta-psicologia

Centinaia e centinaia di diagnosi sui social con tanto di nomi dei disturbi pischici e relative spiegazioni. E dall’altra parte del telefono, un utente passivo, che ascolta le parole come oro colato.

In generale i social network, ma più specificatamente TikTok, prediligono contenuti brevi, catchy, che abbiano come unico obiettivo quello di raggiungere un pubblico il più ampio possibile.

La conseguenza della tipologia di contenuti brevi è trattare un argomento frettolosamente e in modo superficiale, spesso dimenticando che chi riceve il messaggio è un utente passivo, quindi con poco potere decisionale sul contenuto.

Certo, oggi ci sono diverse azioni che l’utente medio può compiere per aggiustare il proprio algoritmo, ma i video sono talmente tanti che è difficile eliminarli completamente. Con delle piccole accortezze, come verificare la fonte, si possono schivare le autodiagnosi su TikTok.

Ascoltare passivamente, o quasi, argomenti di psicologia discussi come un pourparler può avere diverse ripercussioni, specie su argomenti caldi per noi, come il DCA, il Disturbo del Comportamento Alimentare, la dismorfia, l’ansia e la depressione, che vengono alimentati dai social.

TikTok come scuola online

La possibilità di navigare tra miliardi di video dei contenuti più disparati permette, a chi utilizza i social, di sapere di tutto un po’.

Si può trovare di tutto, online: basta pensare a un argomento che si vuole approfondire ed ecco fatto, una carrellata di post o video.

Il contenuto che va per la maggiore è un contenuto breve ma efficace dal punto di vista delle “richieste” degli utenti, quindi nel caso specifico di TikTok video corti, con le scritte del colore e della posizione giusta.

Hanno i loro lati positivi e negativi: benché permettano di diffondere informazioni e, grazie alla loro viralità, di arrivare a un pubblico molto ampio, specie se non ha espressamente ricercato gli argomenti del caso, appaiono come superficiali e sbrigativi a chi invece è già abbastanza informato in merito.

L’uso dei social come piattaforme didattiche, però, nasconde delle insidie: chi ha creato il video? È abbastanza informato su ciò di cui parla?

La fonte del video è fondamentale per capire se si tratti di parole che possiamo ascoltare e immagazzinare attivamente dentro di noi, o di una visione più superficiale.

Gen Z che fa tiktok
iStock
Le autodiagnosi su TikTok sono contenuti troppo brevi per la complessità degli argomenti

La visione dicotomica dei post online

Vi è mai capitato di leggere un post che diceva “Ecco 10 gesti che il tuo partner fa se ti ama”? Oppure “3 segnali per capire se soffri di DCA”?

Probabilmente sì, perché la maggior parte dei post o dei titoli dei video che circolano online contengono questa frase dicotomica. Una visione “bianco o nero”, dove l’interpretazione delle sfumature non trova il suo posto.

Inoltre, post di questo tipo risultano un velato tentativo di spettacolarizzazione di situazioni idilliache (che, ammettiamolo, pochi di noi hanno la fortuna di vivere) o, al contrario, di problematiche serie.

Se il tuo partner rispetta almeno 9 dei gesti descritti nel post, ti ama, altrimenti valuta se tornare single perché è chiaro non ci tenga a te!

È un modo di informare che può trarre in inganno e portare a formale pensieri basati su visioni troppo binarie, sia in materia di relazioni amorose, che sociali, che riguardo a disturbi psicologici.

Le grafiche dei post sanno essere davvero catchy per chi scrolla Instagram, così come un creator bravo a parlare che scandisce il proprio video sulla base di un elenco puntato ha molte probabilità di andare virale.

Ma la fregatura sta proprio nella viralità di un contenuto che minimizza questioni e situazioni ben più complesse che spesso riguardano la vita di ognuno di noi.

I rischi delle autodiagnosi su TikTok

Alla base degli argomenti di psicologia c’è la maggiore delicatezza con cui dovrebbero essere trattati e diffusi, poiché si tratta di una sfera che riguarda ognuno di noi, gli esseri umani.

I creator, o anche psicologi, che si dedicano a condividere informazioni psicologiche devono concentrare in pochi minuti di video interi argomenti.

Il risultato è spesso una trattazione rapida, con conseguenze come confusione in merito all’argomento oppure disinformazione.

In un campo come la psicologia, video spicci possono mancare di far comprendere all’utente la complessità che si nasconde dietro alla condizioni psicologiche.

Ciò comporterebbe un’autodiagnosi errata: non cogliere da subito tutte le sfumature del caso può portare gli utenti a trarre delle conclusioni affrettate che non fanno altro che alimentare la disinformazione online.

Inoltre, una diagnosi potenzialmente sbagliata porta a una gestione del problema errata. Per problemi già diagnosticati o se si hanno dubbi in merito, è sempre meglio rivolgersi a medici competenti.

Gen Z in terapia
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Rivolgersi a personale competente per non affibbiarsi una diagnosi errata

Tra i quattordici e i ventinove anni, il 56,5% utilizza TikTok. Ce lo dice il Rapporto Censis del 2024. Ed è lo stesso social su cui le autodiagnosi vanno per la maggiore, con ripercussioni su chi scrolla i contenuti passivamente.

I consigli per non cadere nelle autodiagnosi su TikTok

Utilizzare i social come punto di partenza per approfondire una propria curiosità va bene, essa poi dovrà essere soddisfatta tramite fonti opportune e verificate, come siti web dedicati. Anche per affinare un po’ la ricerca online e scoprire nuovi aspetti.

Davanti alla visione di un video o post che tratta un argomento delicato, si chiede all’utente uno sforzo: interrompere la passività con cui si scrollano i social e impegnarsi per individuare la fonte.

Quindi, se ci capita un video riguardante un argomento che ci tocca particolarmente, faremmo meglio a verificare chi ha registrato il contenuto, e soprattutto guardare con un occhio esterno e critico la trattazione.

Valutare se chi ha registrato il video è un professionista nel campo o ha attestati che gli consentano di trattare di psicologia, ma anche osservare se la persona in questione è stata in grado di parlare in modo esaustivo del problema.

L’autodiagnosi su TikTok ha garantito più informazione in merito a disturbi di cui prima di sapeva poco, ma sempre più creator si spacciano per medici specializzati in materia, e ciò porta inevitabilmente a dover adottare maggiore cautela nell’ascoltare i video al riguardo.