In Italia esiste un’azienda a misura di mamma: la storia dell’imprenditrice Virginia Scirè

Gli orari sono flessibili e la modalità di lavoro è ibrida. E se le mamme vogliono, possono portare i loro bambini a lavoro. Tutto questo succede in Italia, nell'azienda fondata da Virginia Scirè

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Le polemiche, nel nostro Paese, sono all’ordine del giorno e per questo facilmente dimenticabili, sostituibili con le successive. E questo è successo anche con quella che ha coinvolto la stilista e imprenditrice Elisabetta Franchi con quelle dichiarazioni fatte a inizio maggio che l’hanno messa al centro di una bufera mediatica.

A essere incriminate sono state alcune frasi che la donna ha utilizzato nel raccontare il suo modello di business in occasione di una video intervista. Cosa è stato detto lo sappiamo tutti, ma lo riassumiamo in poche parole: meglio assumere lavoratrici sopra i quarant’anni e che hanno già fatto figli, così da non rischiare di dover mettere il lavoro in stand by a causa di una maternità improvvisa.

Al di là di quello che è stato detto, condannato e giustificato, questa polemica ci ha permesso di aprire una più amplia riflessione sulla situazione lavorativa in Italia oggi, sul fatto che ancora molte donne sono costrette a scegliere tra lavoro e carriera. Sono costrette a considerare la maternità come un rischio, alto e concreto, per la loro professionalità.

E questo non succede solo nell’azienda di Elisabetta Franchi, intendiamoci, ma in tantissime altre realtà più o meno conosciute. Ma se è vero che c’è sempre un’eccezione che conferma la regola e che anzi, non la conferma, è vero anche che esiste un’azienda in Italia che ha creato un’organizzazione a misura di mamma.

Chi lavora per WearMe Baby, questo il nome dell’azienda, ha diritto a orari flessibili, ad accedere a modalità di lavoro ibrida e a portare i figli a lavoro. E per quanto riguarda gli orari si chiude alle 16:00, così tutti hanno il tempo di organizzare gli impegni familiari e anche il tempo libero.

Se quest’organizzazione vi ricorda qualcosa, non vi sbagliate. Perché il modello organizzativo realizzato da WearMe Baby ricorda quello utilizzato già nei Paesi del nord. L’obiettivo? Quello di rendere più performante la giornata lavorativa e permettere alle persone di gestire al meglio il tempo libero. I risultati sono eccellenti e lo dimostra il fatto che l’azienda in questione ha triplicato i suoi ricavi nel giro di pochi anni.

WearMe Baby
Fonte: WearMe Baby
L’ufficio di WearMe Baby

Ma chi si cela dietro alla nascita, all’ideazione e alla gestione dell’azienda WearMe Baby? Il suo nome è Virginia Scirè ed è lei l’imprenditrice che ha creato un’azienda italiana a misura di mamme.

Ogni mamma è, prima di tutto una donna

Affascinate da questa realtà che sembra un unicum in Italia, ma che potrebbe trasformarsi in un modello di esempio per altre aziende, abbiamo raggiunto Virginia Scirè per un’intervista, per scoprire cosa si nasconde dietro all’azienda e come è nata questa idea.

La storia di Virginia, donna 43enne e mamma di due bambini, almeno nella sua parte iniziale, condivide lo stesso destino di moltissime altre mamme, quelle che si sono viste costrette a rinunciare al lavoro per trascorrere del tempo con i figli.

“Dopo la laurea in economia ho trovato lavoro in azienda finanziaria. Nel 2008 sono diventata mamma, ma poco prima della fine del periodo di maternità mi hanno proposto un trasferimento a Verona con contratto full time. Questo avrebbe voluto dire stare lontano dal mio bambino per 8 ore e anche di più, considerando il percorso giornaliero per raggiungere la città da Castelfranco Veneto.”

E poi cos’è successo?
Non l’ho presa bene e ho dovuto fare una scelta. Anche e soprattutto in vista del fatto che il mio bambino è nato con un problema di salute. Così mi sono licenziata e ho approfittato del restante periodo della maternità per reinventarmi. Ero diventata mamma, è vero, ma sentivo la necessità di affermarmi anche sul lavoro. Io a quello non volevo rinunciare così come non ho mai rinunciato a essere donna, prima che mamma.

Ed è stato allora che hai pensato a WearMe Baby?
No in realtà no, o meglio non ancora. Ho scelto di aprire un negozio di abbigliamento per bambini online facendo un piccolo investimento iniziale. Dopo soli 15 giorni avevo già venduto tutta la merce che avevo messo online e questo mi ha dato la spinta ad avviare l’attività. Nel 2010 ho aperto il mio primo e-commerce e ho iniziato a lavorare da casa. Quando nel 2013 sono diventata di nuovo mamma di Emma mi sono avvicinata alla pratica del baby wearing introducendola nella mia quotidianità.

Dovendo conciliare il lavoro da casa con la presenza della mia bambina ho iniziato a utilizzare la fascia e la mia vita è cambiata

WearMe Baby
Fonte: WearMe Baby
Virginia Scirè, fondatrice di WearMe Baby

Il babywearing ha migliorato il tuo approccio al lavoro?
Ha migliorato tutto! Quest’antica pratica di portare e trasportare i bambini con fasce e marsupi mi ha permesso di continuare a lavorare da casa senza particolari problemi. Emma era molto tranquilla quando stava con me e questo mi consentiva di portare avanti tutti i miei impegni. È stato allora che ho iniziato a proporre nel mio e-commerce anche fasce e marsupi, ma non solo, ho aperto una pagina Facebook per raccontare vantaggi e benefici.

È nata così una una vera e propria community fatta di mamme lavoratrici, e non solo, che condividevano con me la pratica di “indossare un bambino”

E poi è nata la tua azienda…
Esatto. In un primo momento mi limitavo a vendere queste fasce che provenivano soprattutto dai Paesi del Nord e quindi erano realizzate con tessuti più pesanti. Così ho deciso di realizzarne una io con un materiale leggero e naturale. Ti confesso che le difficoltà sono state tante perché nessuno credeva in questo progetto e non riuscivo a ottenere i finanziamenti necessari. È stato allora che ho chiesto aiuto alla mia community: ho proposto questo modello di giacca con fascia consentendo i pre-ordini. Questo mi ha consentito di fare l’ordine finale senza fare credito. E poi nel 2018 è nata la start up WearMe Baby con la mia prima collezione.

Come sei arrivata all’organizzazione a misura di mamma?
Con WearMe Baby ho dovuto affittare un nuovo ufficio e mi sono avvalsa di due collaboratrici. Una è andata presto in maternità e l’altra era già mamma. È stato in quel momento che ho capito che dovevo ripensare l’organizzazione. Ho ridotto gli orari, programmando la chiusura delle attività alle 16 e ho concesso la modalità in smart working. Non solo, però, ho anche dato alle mie collaboratrici la possibilità di portare i bambini a lavoro, così possono tenerli con loro, grazie alle fasce, mentre sono al computer.

E ha funzionato?
Assolutamente sì. Il brand è cresciuto tantissimo triplicando in pochi anni il fatturato e producendo capi d’abbigliamento Made in Italy, artigianali e con fibre naturali che accompagnano le donne in ogni fase della vita, quindi non solo in gravidanza. Le mie dipendenti riescono a ottimizzare al meglio il lavoro e ad avere quel perfetto equilibrio tra tempo libero, famiglia e professione, non rinunciando a niente.

Una domanda un po’ ostica: assumi solo mamme?
Assolutamente no. C’è anche un uomo che lavora per la mia azienda in modalità smart working. E ci tengo anche a precisare che qui tutti godono degli stessi diritti, che siano uomini o donne, mamme o papà o single. Parlo soprattutto di mamme perché per me, o meglio per la mia azienda, essere mamma non è un problema, ma un valore aggiunto.

Più che a misura di mamma, a misura di persona quindi?
Esattamente. L’idea di chiudere alle 16, di introdurre la modalità di smart working che durante il Covid si è rivelata fondamentale, e di concedere part time con orari flessibili, mi ha permesso di dare vita a questo modello efficace ed efficiente. Le persone, e non solo le mamme, in questo modo riescono a organizzare meglio la vita. E lavorano più rilassate perché sanno che il lavoro non è un ostacolo rispetto all’organizzazione degli impegni.

Hai incontrato qualche difficoltà prima di trovare questo equilibrio perfetto?
Una più di tutte, quella relativa all’orario di chiusura. Non è facile per i clienti adeguarsi a questi orari, perché in Italia non funziona così, nessuno chiude alle 16.00. E so che forse alcuni clienti li ho persi ma io continuo a fare così. La mia è una scelta consapevole. Per avere un’azienda che funziona devo avere dei dipendenti sereni e felici, e facendo così li ho.

Ho un’ultima domanda per te: quanto le collezioni che produce WearMe rappresentano il modello che ha utilizzato l’azienda?
Il collegamento c’è ed è evidente. I capi d’abbigliamento che produciamo sono fatti per le persone, per farle sentire bene a loro agio attraverso forme e tessuti, naturali e Made in Italy, che possono accompagnare la donna, ma anche l’uomo, in ogni fase della vita. Al centro di tutto ci sono le persone, c’è il cliente finale e ci sono i dipendenti dell’azienda. Perché è il fattore umano che fa la differenza.

WearMe Baby
Fonte: WearMe Baby
WearMe Baby, le dipendenti lavorano con i loro figli