Valentina Ricci: bevo, rido, amo e ve lo racconto

"La radio per me è casa. Quel posto in cui ti senti al sicuro, quella dimensione in cui i tuoi problemi personali spariscono, perché in radio non esisti solo tu, esiste Noi"

Foto di Irene Vella

Irene Vella

Giornalista televisiva

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

Io e Valentina ci conosciamo da sette anni, la prima telefonata me la fece lei dalla redazione di Radio Deejay per parlare in diretta con La Pina di Stronzamiche e da quel momento non ci siamo più lasciate.

I nostri vocali sono fatti di risate piene, di “ti voglio bene” pensati e scritti, di richieste d’aiuto e di cazzate. In pratica sono fatti come noi. Quando lo scorso anno mi ha chiesto di presentare il suo libro “Le posizioni dell’amore” a Padova non ci ho pensato un attimo, era la prima volta che ci incontravamo di persona, ed è stato come se ci fossimo lasciate la sera prima. Vederla in mezzo ai suoi lettori, che poi sono anche i suoi ascoltatori, ti fa capire il perché del suo (meritato) successo: nessun filtro, nessuna risata accennata, se c’è da ridere si ride, così come se c’è da commuoversi (anche se in questo La Pina vince a mani basse).

Ed è così che oggi si racconta in esclusiva per le lettrici di DiLei, senza filtri.

Ciao a tutti sono Valentina Ricci, parlo alla radio, conduco insieme a La Pina e Diego Pinocchio, su Radio Deejay in quell’orario in cui gli ascoltatori stanno tornando a casa dal lavoro, stanno stappando una bottiglia, iniziando un allenamento o pensano cosa fare per cena. Vivo a Milano, nel quartiere Chinatown, in una piccola casina senza porte né balconi insieme al mio fidanzato Emanuele, per tutti Lele.

Quello passato è stato forse il periodo più strano della vita di ognuno di noi, tu come hai vissuto il lockdown?
Ho pianto, ho avuto paura, ho sentito la mancanza dei miei genitori, ho provato e provo una stima e un amore incommensurabile per tutte quelle persone che ci hanno permesso di vivere il lockdown in casa, e rabbia per tutti quelli che se ne sono fregati. Il mio fidanzato lo ha passato a casa. La sua azienda fin dal primo giorno l’ha messo in modalità smart working, mentre io con la radio non mi sono mai fermata, ma abitando vicinissima a via Massena, mi bastava uscire un’ora prima della diretta, per rientrare a casa pochi minuti dopo la fine. Totale ore vissute insieme tutti i giorni per 40 giorni: 21. Dal punto di vista della coppia è stata un’occasione per conoscere aspetti inediti della persona che ti sta accanto. Ho visto come si rapporta Lele con i suoi colleghi, ho capito un po’ meglio di cosa si occupa (è un ingegnere aeronautico), ho scoperto il piacere di prendermi cura delle piante e quello di fare le torte. Ho provato l’ebrezza di guardare un’intera serie su Netflix in un giorno, ho imparato a farmi cocktail calibrati, e naturalmente mi sono tanto tanto rotta le palle. Ho avuto però la radio, quella finestra su un mondo fantastico, quello che con Pina e Diego condividiamo con i nostri ascoltatori, che sono i più fighi di tutti e che ogni giorno in quelle due ore riusciva a scacciare ansia, piangina, preoccupazione, dolore.

Chi segue il vostro programma sa che più che amici siete una famiglia, l’anno scorso siete addirittura partiti voi tre (Vale, La Pina e Diego) da soli, lasciando i rispettivi mariti e compagni a casa, per godere della vostra compagnia in solitaria tra cocchi e spiagge. Quanto è importante per te l’amicizia?
Non ho una famiglia numerosa. Dovessi sposarmi i miei parenti invitati al matrimonio si conterebbero sulle dita di due mani. Ma ho una famiglia ben più nutrita di amici. Quelli che mi porto dietro dal liceo, quelli con i quali sono diventata grande, per non dire vecchia, ex fidanzati che sono diventati come fratelli, punti di riferimento costanti, persone che ci sono e per cui ci sono, sempre. L’amico è quello che ride delle stesse cose che fanno ridere te, quello per cui sei felice se le cose vanno bene e triste se qualcosa non va. L’amico è quello che ti tiene la fronte quando vomiti e ti prende in ostaggio il telefono quando non è il caso che tu faccia quella chiamata. La mia famiglia allargata di amici è sguaiata, colorata, spesso fuori luogo, a tratti invadente, a volte eccessiva. Ma ognuno ha gli amici che si merita, no?

Vale guardati allo specchio con noi: chi eri, chi sei e chi sarai (mi sento molto Gigi Marzullo, ma sono davvero curiosa di conoscere la risposta, ndr)
Sono stata una bambina molto buona e diligente, una di quelle che sorridono sempre, anche quando non ne hanno voglia. E lo fanno per non far preoccupare o semplicemente per assecondare. Sono diventata un’adolescente irrequieta e molto insicura, una di quelle che non sanno cosa faranno da grande e fingono che non gliene freghi poi molto. Poi ho incontrato la radio, per caso. E ho scoperto cosa mi piace fare davvero, e tutto ha preso un senso. Ancora non so bene cosa farò da grande, anche se grande lo sono ormai diventata, ma so cosa voglio fare oggi. Ed è continuare a lavorare a Radio Deejay e cercare di fare il più possibile tutto ciò che mi fa stare bene. La bambina insicura che asseconda per paura di deludere ogni tanto ricompare, tipo la bambina di The ring, ma cerco di tenerla a bada e di fare solo le cose che mi fanno stare bene.

Sei seguitissima ed amata dai tuoi follower, che rapporto hai con i social?
Il mio rapporto coi social è molto sincero, forse a tratti anche un po’ ingenuo. Non mi interessano e non le capisco neanche poi troppo le dinamiche “dell’ora migliore in cui postare”, post acchiappa like, cosa è meglio mettere e cosa invece no. Sogno di diventare regina di Photoshop, dei filtri che ti fanno fighissima e delle facce giuste per venire bene… quello sì… ma dovrei applicarmi un po’ di più. Di base posto quando voglio condividere, quando mi sento di dire qualcosa, altrimenti evito. A volte posto da sbronza e la mattina dopo riguardo la storia e me ne pento… ma ormai è troppo tardi. Con le persone che mi seguono mi piace parlare. Se qualcuno si piglia la briga di commentare qualcosa che ho postato, beh mi piace rispondergli, sempre. Mi piace anche molto chiacchierare in direct con chi mi segue.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Quando ero piccola il mio sogno ad occhi aperti era sposarmi. (N.B. è la seconda volta che nomino il matrimonio, una coincidenza?). Avevo già scelto anche la prima canzone, quella con cui aprire le danze. È Stand by me di Ben E. King. E poi sognavo di vivere in una casa grande, con giardino annesso, fare due figli e avere un cagnone goffo e affettuoso. Oggi sogno di stare bene, ma sogno soprattutto che le persone che amo stiano bene… ah la vecchiaia…
Il mio desiderio più grande forse è proprio questo. Continuare a fare il lavoro che mi piace circondata dalle persone che amo.

Lunedì 18 maggio segna l’inizio di una nuova fase nella vita di tutti noi, potremmo finalmente cominciare ad immaginarci un’estate più libera, qualche aperitivo sulla spiaggia, una cena in compagnia, tu come ti vedi tra quattro mesi?
Allora. Tra quattro mesi mi piacerebbe vedermi abbronzata (il che vorrebbe dire che sono riuscita ad andare in vacanza), dimagrita (il che significherebbe che ho finalmente smesso di mangiare come se non ci fosse un domani) e soprattutto seduta al tavolo del Faccio Cose Vedo Gente, la mia enoteca del cuore, insieme a tutti i miei amici a ricordarci di quando non potevamo uscire di casa neanche per fare una passeggiata.

Pinocchio, più che una trasmissione è una certezza: martedì flop, venerdì te lo diciamo noi, la passione per i reality, l’antipatia per Meghan, insomma Pagoda… (il saluto tra ascoltatori e conduttori per i non follower, ndr). Che cosa è per te la radio?
Quando sono arrivata a Radio Deejay non sapevo nulla di questo fantastico mondo. Conoscevo solo alcuni dei personaggi più famosi, ma solo per sentito dire. E poi c’era lei, La Pina. Eh, lei la conoscevo bene, ero una sua super fan, mi piaceva il suo stile, il suo modo di fare rap, quella sfrontata sicurezza che mi faceva intimidire ancora di più. Ci siamo osservate a distanza, le sono piaciuta, mi è piaciuta, abbiamo iniziato a lavorare insieme. Io all’epoca ero centralinista, lei ha visto in me qualità che io neanche sospettavo di avere. Qualche tempo dopo al gruppo si è unito anche Diego, un bono da paura per il quale i primi tempi avevo pure perso la testa (ah, beata ingenuità). Sono passati quasi vent’anni da allora, e siamo ancora qui, più uniti di prima. La radio per me è casa. Quel posto in cui ti senti al sicuro, quella dimensione in cui i tuoi problemi personali spariscono, perché in radio non esisti solo tu, esiste Noi. La radio è un mezzo corale, che non fa chi parla. La radio la fa soprattutto chi ascolta e condivide con te le sue emozioni. Mai come in questo periodo ho capito quanto insieme ai nostri ascoltatori abbiamo davvero costruito un rapporto di fiducia, di amorevole e vicendevole conforto, di capacità di trovare un’occasione per sorridere.

Da un anno sei entrata nella vita di tante persone anche con “Le posizioni dell’amore”, che detta così potrebbe sembrare una proposta indecente
(Ride, tanto) Esatto. Scrivere “Le posizioni dell’amore” è stata una bellissima occasione capitata quasi per caso. Non avevo velleità da scrittrice, semplicemente mi era stato proposto da Vallardi, la casa editrice che lo ha pubblicato, di provare a cimentarmi nella scrittura con la stessa schiettezza con la quale parlo in radio. Ho preso la palla al balzo perché ogni lasciata è persa (diceva mia nonna) e mi sono messa a nudo, in tutti i sensi! Raccontando una storia, che è una delle mie tante storie: la protagonista del libro è una quarantenne che colleziona amori sbagliati, amori da dimenticare, ma anche e soprattutto una donna che ha voglia di farsi una serata di sesso senza l’ossessione di volersi sistemare. A un certo punto incappa, però, in uno con cui forse forse vale la pena investire in sentimento. Il libro è un parlato-scritto. Mentre infilavo le parole e inanellavo frasi, non pensavo che qualcuno lo avrebbe letto. (Anche i miei genitori, per esempio). Sono andata giù diretta, come se stessi parlando a uno dei miei amici seduta al tavolo di quell’enoteca di cui sopra. Una volta presa in mano la prima copia ho realizzato che qualcuno avrebbe potuto leggerlo e che anzi era auspicabile che lo facessero in tanti: e così è stato. E la soddisfazione più grande è quella di ricevere messaggi di uomini e donne che mi scrivono “ma hai scritto la mia storia???”. Questo è anche quello che fa la radio: avvicinare le persone, non lasciando indietro nessuno. Mai. Mi piacerebbe scriverne un altro, una mezza idea c’è già. Aspetto solo di viverla per poterla raccontare.