Era il 1966 quando Mal, giovanissimo, si ritrovò nel cuore pulsante di una Roma fervida di sperimentazione musicale. Mal e The Primitives furono scoperti da due attenti osservatori del mondo giovanile e della musica: Alberigo Crocetta e Gianni Boncompagni che si trovavano a Londra in cerca di idee e contaminazioni, e non esitarono a metterli sotto contratto. Il gruppo conquistò fin da subito la simpatia del pubblico italiano.
Dal loro primo disco insieme Blow Up sono passati oltre 55 anni. E adesso si sono ritrovati nuovamente insieme per la realizzazione di questo nuovo album dal significativo titolo Reunion che contiene alcuni brani ri-registrati, del repertorio, tratti dall’Lp Blow up e tanti brani inediti, tra cui il singolo Go Slow.
Mal ci ha raccontato di come si sono ritrovati lui e The Primitives, del significato del brano Go Slow e della possibile partecipazione al Festival di Sanremo 2025 come super ospiti.
Go Slow è il tuo nuovo singolo. Com’è nata questa canzone e cosa rappresenta per te?
Go Slow è una canzone che ho scritto io, sia il testo sia la musica. L’ho dedicata a mio figlio, che ama guidare velocemente. È un consiglio a lui, ma anche a tutti i giovani: ‘Vai piano, pensa bene a quello che fai’. Non è solo un invito a guidare con prudenza, ma un messaggio per riflettere prima di prendere strade sbagliate nella vita.
Il brano è accompagnato da un video in 3D?
Volevamo che il brano fosse accompagnato da immagini molto belle. Ci tenevo tanto. Da qui la scelta di fare un video in 3D. Devo dire che è venuto veramente bene.
Il singolo anticipa l’album Reunion. Come è nata l’idea di riunire i Primitives?
Durante il periodo del Covid, eravamo tutti bloccati a casa, io non potevo andare a giocare a golf, che è l’altra mia grande passione, e mi sono ritrovato a scrivere canzoni. Poi ho iniziato a chiamare vecchi amici e colleghi, tra cui il batterista originale dei Primitives, Pick Withers, che è stato anche co-fondatore dei Dire Straits. Da lì è nata l’idea di riformare la band. È stato difficile, perché non potevamo viaggiare, ma grazie alla tecnologia moderna ognuno di noi ha registrato la propria parte a casa. Il risultato è questo album, che contiene brani nuovi e rifacimenti di vecchi successi come quelli del nostro primo LP, Blow-Up, del 1966.
Avete pensato di andare al Festival di Sanremo dopo la reunion?
Sì, abbiamo aspettato a pubblicare l’album per proporlo a Sanremo, ma non è successo. Anche se non è detta l’ultima parola, infatti speriamo ancora di essere invitati come ospiti e forse sarebbe anche meglio. Sarebbe bello tornare sul palco dell’Ariston coi Primitives, anche perché c’è tanta gente che vorrebbe rivederci insieme e risentire le canzoni di un tempo, anche solo per un momento nostalgico.
Oggi che musica ascolti? C’è qualcosa che ti entusiasma della scena attuale?
Sono legato alla musica della mia generazione: Led Zeppelin, Deep Purple, Elvis Presley. Ascolto anche la musica di oggi, ma non mi entusiasma molto. Non capisco il rap o la trap, forse perché è lontana dal mio mondo. Però rispetto i gusti dei giovani, ogni generazione ha il suo stile. Anche mio padre criticava Elvis Presley quando io lo adoravo, quindi cerco di non giudicare troppo.
La tua carriera è stata lunga e ricca di successi. Guardando indietro, come vedi la musica e lo spettacolo di oggi rispetto al passato?
La musica oggi è molto diversa. Quando abbiamo iniziato, non c’erano computer a correggere le voci o gli strumenti. Si saliva sul palco e si dava tutto. Era genuino, vero. Oggi, con i talent show e le tecnologie, c’è meno spazio per quella spontaneità. Non voglio essere troppo critico, ma penso che molti artisti di oggi fatichino a durare nel tempo.