Federica Luna Vincenti: “La mia Sissi, chiusa in una gabbia di ferro, prigioniera della corte”

Federica Luna Vincenti ci racconta del suo spettacolo, "Sissi, l'Imperatrice", dando un ritratto complesso e drammatico di Elisabetta d'Austria

Foto di Federica Cislaghi

Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

Pubblicato: 28 Febbraio 2025 12:08

L’Imperatrice Elisabetta d’Austria che noi tutti conosciamo semplicemente come Sissi, anche grazie ai celebri film con protagonista Romy Schneider, è una delle figure femminili più interessanti della storia. Una donna anticonvenzionale, capace di sfidare le tradizioni secolari della Corte austriaca.

La sua vita non incarna solamente una vera e propria fiaba con tanto di carrozze dorate, gioielli, balli a corte, è anche in realtà l’emblema della lotta di una donna indipendente in contrasto con le convenzioni della sua epoca, la sua storia si mescola a quella di un impero destinato a scomparire, ma che fino all’ultimo mostrerà al mondo i suoi splendori e i suoi artigli.

Sissi, l'Imperatrice
Fonte: Gianmarco Chieregato
Una scena di “Sissi, l’Imperatrice”

Federica Luna Vincenti rappresenta tutto questo in Sissi, l’Imperatrice, uno straordinario racconto di Elisabetta d’Austria, una donna che, sottratta all’olografia grazie anche alla pubblicazione dei suoi diari, ci appare in una veste tanto dirompente quanto irriverente che non può che affascinarci e colpirci nel profondo.

Sissi l’imperatrice si snoda in vari quadri, ognuno dei quali prende in esame alcuni aspetti del suo carattere e pensiero: dalla filosofia al sesso, dalla politica all’arte. Un percorso ove, senza reticenze, Sissi ci parla di sé, della sua Weltanschauung, in quel suo modo crudo, cinico e pieno di dolore con cui si esprimeva.

Federica Luna Vincenti ci ha raccontato di questo spettacolo che ha esordito con grande successo ed è in tournée in tutta Italia fino al 6 aprile.

Vorrei iniziare parlando del tuo spettacolo Sissi, l’Imperatrice. Cosa mette in luce di Elisabetta d’Austria come donna e come regina?
Portare in scena questo spettacolo significa confrontarsi con una figura molto più complessa di quella che l’immaginario collettivo ha costruito su di lei. Spesso viene rappresentata come un’icona patinata, ossessionata dalla bellezza, ma la sua storia è molto più profonda. Era una donna di potere, una figura di transizione in un momento storico drammatico, che sviluppò una critica feroce al sistema di guerra. Usava la bellezza come un’armatura, ma dietro c’era una grande sofferenza. Si opponeva alle parate militari, soffriva per le persone che morivano in guerra.
Noi nello spettacolo la mettiamo in una stanza che non è dorata, ma una sorta di gabbia di ferro, perché dentro di sé portava un dolore immenso. Si autodefiniva “prigioniera della corte”, una “razza degenerata”, e la sua era una vita di lotte interiori. Il nostro spettacolo è un viaggio in questa sua intimità.

Sissi, l'Imperatrice
Fonte: Gianmarco Chieregato
Sissi, l’Imperatrice

Lo spettacolo è basato sui suoi diari?
Sì e sulle sue poesie. Elisabetta amava scrivere, si ispirava a Baudelaire, Rilke e Shakespeare. Citava spesso i personaggi shakespeariani, perché si rivedeva in loro. Anche nei momenti più quotidiani, come mentre si sottoponeva a lunghe sessioni di bellezza, rifletteva sulla vita, sulla morte, sul potere.

Anche la sua fine è stata tragica, assassinata da un anarchico…
Sì, ed è una morte simbolica. La lama che la colpisce è sottilissima, quasi impercettibile, perché il suo busto era così stretto che non lasciava spazio. Lei provava piacere nel sentirsi senza respiro, quasi fosse un desiderio di liberarsi dal corpo. Nel nostro spettacolo raccontiamo anche questo: il suo rapporto con il respiro, con gli elementi naturali, con l’idea di essere qualcosa di più della materia.

Nello spettacolo analizzate anche il suo rapporto con il marito, l’imperatore Francesco Giuseppe?
In realtà il personaggio di Francesco Giuseppe non appare. La sua presenza è evocata, ma Sissi lo descrive in termini molto critici. Non aveva più alcun desiderio nei suoi confronti, al punto da chiedere a un’attrice di palazzo di sostituirla nel ruolo di amante dell’imperatore. Non era più in grado di adempiere ai “doveri” coniugali, anche a causa della sua anoressia.
Ma più che il marito, la sua vera lotta era contro il potere in generale. Lo disprezzava e vedeva nei confini e nelle guerre solo un’espressione di egoismo maschile. Era una donna modernissima per il suo tempo, una pacifista che si opponeva ai dogmi della sua epoca.

Pensi che ci sia oggi un’erede di Sissi?
Difficile dirlo. Oggi vedo molta aggressività nel mondo, tutto è urlato, esagerato, mentre Sissi aveva un dolore silenzioso, una ribellione interiore che non aveva bisogno di proclami. Se ci fossero più figure come lei, la politica e la società sarebbero diverse.

Parliamo dei costumi. Sono molto particolari, ce ne racconti il significato?
I costumi sono fondamentali. Non c’è nulla di dorato o sfarzoso, ma solo bianco e nero, perché Sissi non era una regina da fiaba. Alcuni dettagli richiamano scheletri, per sottolineare la fragilità del corpo e il dolore interiore che portava. I costumi sono stati realizzati da Tirelli, che è una delle eccellenze italiane del settore.

Sissi, l'Imperatrice
Fonte: Gianmarco Chieregato
Sissi, l’Imperatrice

So che nello spettacolo canti anche una canzone molto particolare…
Sì! Boulevard of Broken Dreams dei Green Day. È una scelta forte, ma perfetta per rappresentare la sua solitudine. Mentre canto, sullo sfondo vengono proiettate immagini di soldati in guerra. È un momento molto intenso, che spero arrivi al pubblico con tutta la sua potenza emotiva.