Scompenso cardiaco: come si manifesta e come intervenire

Lo scompenso cardiaco si verifica quando il cuore riduce la sua capacità contrattile: ecco i sintomi da non sottovalutare

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

Pubblicato: 8 Luglio 2019 14:18Aggiornato: 18 Aprile 2023 16:11

Lo scompenso cardiaco è una patologia cronica a carattere evolutivo da non trascurare. Largamente diffuso nella popolazione più anziana, che però non risulta essere l’unica interessata al problema, rappresenta una delle prime cause di ricovero negli individui sopra i 65 anni.

A caratterizzare questo disturbo è l’incapacità del muscolo cardiaco di pompare sangue con la giusta pressione, in modo da assicurare un giusto apporto ematico a tutti i distretti dell’organismo.

La ridotta ossigenazione di organi e tessuti può compromettere la qualità della vita ed è quindi essenziale individuare per tempo i sintomi dello scompenso cardiaco, in modo da indagarne le cause e trovare i migliori trattamenti per contrastare la patologia e tenerne sotto controllo le manifestazioni.

Cos’è lo scompenso cardiaco: definizione e statistiche

Si parla di scompenso cardiaco quando il muscolo cardiaco riduce la sua fisiologica capacità contrattile, non riuscendo ad adempiere efficacemente al suo ruolo di pompa e ad assicurare un flusso di sangue sufficiente a tutti gli organi e ai tessuti dell’organismo.

Tale disturbo può essere classificato in molti modi diversi, a seconda dei parametri presi in considerazione. Una delle classificazioni più utilizzate suddivide lo scompenso cardiaco in sistolico e diastolico: nel primo caso a essere ridotta è la capacità contrattile ed espulsiva del cuore, mentre nel secondo caso si manifesta una ridotta capacità di riempimento ventricolare.

I meccanismi patogenetici della patologia sono ancora in fase di studio. Lo scompenso cardiaco è una delle prime cause di morte per patologie cardiovascolari nel nostro Paese. Colpisce circa il 2% della popolazione, con cifre che crescono in maniera direttamente proporzionale all’età anagrafica. Nei soggetti attorno agli 80 anni, la prevalenza della patologia è pari al 20% circa. Risulta più frequente nel sesso femminile e, a causa dell’invecchiamento della popolazione italiana, costituisce oggi una delle patologie cardiovascolari con maggiore incidenza generale.

I sintomi di uno scompenso cardiaco

A rendere particolarmente insidioso lo scompenso cardiaco è il fatto che, specialmente negli stadi precoci, non è diagnosticabile con facilità poiché risulta pressoché asintomatico o provoca solamente sintomi di scarsa entità. La sua progressione, però, è graduale e irreversibile, fino a rendere particolarmente evidenti le manifestazioni cliniche e a richiedere l’esecuzione di accertamenti anche urgenti.

Lo scompenso cardiaco è una disfunzione che può manifestarsi con diversi segni e sintomi. Tra questi è importante segnalare il gonfiore a livello di gambe e caviglie, ma anche l’insorgenza di un generale senso di spossatezza. Soprattutto quest’ultimo sintomo non deve essere preso con leggerezza. In caso di scompenso cardiaco grave, si possono incontrare difficoltà anche nello svolgimento di attività quotidiane ordinarie, come per esempio allacciarsi le scarpe, vestirsi o portare a termine una semplice camminata non in salita.

Gli esperti hanno inoltre sottolineato l’esistenza di altri sintomi davanti ai quali non abbassare la guardia e per i quali è opportuno chiedere un tempestivo consulto al proprio cardiologo di fiducia. Si tratta nello specifico dell’insorgenza di edemi agli arti inferiori e della diminuzione della quantità di urina espulsa (o “contrazione della diuresi“).

Inoltre, quando il cuore non riesce a pompare sufficienti quantità di sangue agli organi più importanti, la mancata di ossigenazione può provocare una serie di sintomi e disturbi anche gravi, come la dispnea sotto sforzo oppure addirittura a riposo, tosse, addome gonfio, astenia e perdita di appetito, ma anche stati confusionali e disturbi neurologici, come la perdita della memoria.

In considerazione dell’insidiosità dei primi sintomi e dell’elevata frequenza di manifestazione della patologia, sono in corso numerose campagne di sensibilizzazione sull’argomento. È importante sottolineare come i ruoli del paziente e dei caregiver siano fondamentali per ridurre il tasso di ospedalizzazione e la velocità di progressione della patologia. Una particolare attenzione dev’essere prestata a quei pazienti, il cui numero è in costante aumento, dove coesistono diverse patologie contemporaneamente. Tra queste, gioca un ruolo fondamentale il diabete, un’altra patologia cronica ingravescente dalla gestione complessa.

Quali sono le cause dello scompenso cardiaco?

Lo scompenso cardiaco può essere causato da diverse patologie. È possibile classificare le condizioni che portano allo scompenso cardiaco in tre macroaree:

  • le alterazioni meccaniche del cuore;
  • le disfunzioni elettrofisiologiche;
  • le malattie del muscolo cardiaco.

Tra le alterazioni di tipo meccanico che interessano il cuore possono essere l’ipertensione arteriosa, specialmente se non adeguatamente trattata, ma anche le disfunzioni valvolari come la stenosi valvolare (restringimento delle valvole cardiache) o l’insufficienza valvolare. Si possono annoverare tra le possibili cause di scompenso cardiaco anche gli shunt cardiaci, l’aneurisma ventricolare o le problematiche che interessano il pericardio, ossia la membrana che avvolge il cuore.

Alcune disfunzioni elettrofisiologiche possono causare uno scompenso cardiaco e tra queste troviamo la fibrillazione atriale, la tachicardia ventricolare e la fibrillazione ventricolare. Altre alterazioni predisponenti allo scompenso cardiaco possono essere i blocchi di branca. Queste condizioni, che possono avere eziologia ignota o essere seguenti ad altri disturbi cardiaci, modificano la trasmissione dell’impulso elettrico attraverso il sistema di conduzione cardiaco. Questo può portare ad un’alterata meccanica della contrazione cardiaca, con conseguente insufficienza della capacità di portare sangue a livello dei tessuti corporei.

Lo scompenso cardiaco può anche svilupparsi a seguito di eventi che causano danni al muscolo cardiaco, come l’infarto del miocardio, la cardiopatia ischemica, la miocardite e numerose altre cardiomiopatie.

Scompenso cardiaco: quali sono i fattori di rischio?

Tra i fattori di rischio da non trascurare ci sono:

  • l’anemia;
  • il diabete;
  • le anomalie tiroidee (come ipotiroidismo o l’ipertiroidismo);
  • l’obesità;
  • l’ipertensione;
  • il sesso femminile.

Ad aumentare il rischio di scompenso cardiaco sono anche l’aterosclerosi, la presenza di elevati livelli di colesterolo nel sangue, il fumo di sigaretta, la presenza di difetti cardiaci congeniti, o la contemporanea presenza di alcune patologie polmonari.

Un netto aumento del rischio per tutte le malattie cardiache deriva anche dall’eccessiva sedentarietà e da uno stile di vita poco sano, caratterizzato dall’assunzione di alcol e di alimenti dallo scarso valore nutrizionale, ricchi di sale e di grassi saturi.

Diagnosi

Il medico di medicina generale o lo specialista in cardiologia è in grado di effettuare una valutazione clinica e raccogliere i dati anamnestici che possano portare alla formulazione della diagnosi e alla valutazione del grado di severità dello scompenso cardiaco. Può anche prescrivere indagini di laboratorio ed esami strumentali, come l’elettrocardiogramma, l’ecocardiogramma, la risonanza cardiaca, la radiografia del torace o il dosaggio ematico di marcatori specifici.

Possono essere indicate anche prove di funzionalità respiratoria o la coronarografia. Un’attenta raccolta dei dati può confermare o escludere il sospetto di scompenso cardiaco e fornire le informazioni necessarie per impostare una cura adeguata.

Come trattare uno scompenso cardiaco?

Il cuore interessato da patologie che hanno provocato uno scompenso cardiaco difficilmente potrà tornare alla sua condizione originale e alla sua piena funzionalità. Tuttavia, i trattamenti oggi a disposizione possono alleviare la sintomatologia e rallentare o prevenire un’ulteriore progressione della patologia.

La terapia dello scompenso cardiaco è complessa e dipende dalla causa che lo ha determinato. La terapia farmacologica prevede l’utilizzo di diverse classi di farmaci che possono essere combinate tra loro per ottenere il miglior risultato possibile. In determinati casi, può essere necessaria l’esecuzione di un intervento chirurgico o l’impianto di un device. Il trapianto di cuore rimane una scelta indispensabile nei casi più gravi e non altrimenti risolvibili.

La terapia farmacologica prevede l’utilizzo, tra gli altri, di ACE-inibitori, i beta-bloccanti, gli antagonisti dei recettori dell’angiotensina, i diuretici, gli anticoagulanti, gli antiaggreganti piastrinici, le statine o gli antagonisti dell’aldosterone. Gli effetti desiderati attraverso l’utilizzo di questi farmaci sono comuni, anche se questi agiscono su differenti bersagli biologici: il miglioramento dell’azione della pompa cardiaca, la riduzione della frequenza, la fluidificazione del sangue per abbassare il rischio della formazione di coaguli, la riduzione della pressione cardiaca o l’abbassamento dei livelli di sodio e di colesterolo.

Dopo la diagnosi è indispensabile sottoporsi a controlli periodici con frequenza ravvicinata e costante, che consentano allo specialista di tenere monitorata la situazione e di intervenire con eventuali modifiche della terapia impostata.

Tra gli interventi chirurgici che possono essere proposti troviamo l’applicazione di pacemakers o defibrillatori impiantabili, la riparazione valvolare o la sostituzione delle valvole cardiache, l’angioplastica coronarica, l’impianto di un dispositivo di assistenza ventricolare (VAD) o, nei casi terminali, il trapianto cardiaco.

Prevenzione o riabilitazione

Essendo una patologia cronica a carattere evolutivo, risulta fondamentale mettere in atto una serie di comportamenti volti a prevenire la comparsa dello scompenso cardiaco. Di fondamentale importanza resta l’impostazione di uno stile di vita sano e attivo. È utile, ad esempio, controllare il peso corporeo per evitare l’obesità e adottare un regime alimentare che mantenga basso il consumo di sale e di cibi ricchi di grassi saturi.

Ridurre e possibilmente eliminare l’abitudine al fumo è indispensabile, così come praticare attività fisica regolarmente e non abusare di alcol o altre sostanze poco salutari per l’organismo. Le stesse linee guida sono valide anche per i pazienti che si trovano in terapia per uno scompenso cardiaco o nella delicata fase di riabilitazione che segue un intervento al cuore.

Fonti bibliografiche

FAQ

Come riconoscere lo scompenso cardiaco?

I sintomi più comuni sono:

  • spossatezza;
  • edemi declivi;
  • contrazione della diuresi;
  • dispnea;
  • gonfiore addominale;
  • sintomi neurologici.

Se noti la presenza di sintomi inusuali, è bene consultare tempestivamente il tuo medico di fiducia.

Cosa mangiare quando si soffre di scompenso cardiaco?

Seguire una dieta specifica è uno dei primi step terapeutici, è importante ridurre l’apporto di sodio e di cibi raffinati. Il tuo medico potrà consigliarti quali sono i migliori alimenti in base alla tua condizione generale di salute.

Quanto può vivere un anziano con uno scompenso cardiaco?

L’aspettativa di vita di un paziente anziano con scompenso cardiaco è influenzata da un’eterogeneità di fattori, quali le comorbidità, lo stile di vita e l’evoluzione dei suoi processi di invecchiamento.