Cos’è l’embolia cerebrale: sintomi e come prevenirla

Esistono svariati tipi di embolia. Ecco spiegati i sintomi cui fare attenzione per riconoscerla prontamente

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Andrea Costantino

Medico chirurgo

Medico abilitato alla professione, iscritto all'albo dei Medici e degli Odontoiatri di Siena.

Pubblicato: 27 Febbraio 2024 10:58

Le dolorose sorti che, a volte, vedono protagonisti personaggi noti, come Fabrizio Frizzi e Sergio Marchionne, scatenano numerose ricerche sul web. Il popolo di internet prova a informarsi il più possibile su quanto accaduto. Ecco, dunque, cosa si intende per embolia cerebrale, causa del decesso dell’imprenditore italiano nel 2018, operato dopo la diagnosi di un sarcoma invasivo.

Cos’è l’embolia cerebrale

Il termine embolia fa riferimento ad una condizione clinica caratterizzata dall’interruzione improvvisa del flusso sanguigno dovuta alla presenza di un “corpo estraneo”, mobile ed insolubile, che può essere rappresentato da un coagulo di sangue, una bolla d’aria, un coagulo di grasso o di liquido amniotico, un cristallo di colesterolo, un granulo di talco, ecc.

Quando l’interruzione del flusso ematico si verifica in maniera repentina a carico di alcuni vasi arteriosi presenti a livello del nostro cervello, parleremo più correttamente di embolia cerebrale.  Tale condizione si profila a tutti gli effetti come un’emergenza medica e rappresenta una patologia tempo-dipendente, per la quale, ovvero, è necessario mettere in atto dei trattamenti nel più breve tempo possibile al fine di evitare dei danni irreversibili a carico del sistema nervoso centrale e prevenire le sequele che possono derivare da un evento acuto di tale portata.

Da un punto di vista strettamente clinico, le embolie più significative possono interessare il cervello (dove saranno responsabili di un quadro di ictus ischemico), l’apparato respiratorio (embolia polmonare) o cardiaco (embolia coronarica).

Le cause dell’embolia cerebrale

Gli emboli possono localizzarsi ovunque a livello dell’albero arterioso cerebrale ed essi possono avere un’origine cardiaca (soprattutto in pazienti con patologie di base quali fibrillazione atriale, cardiopatia reumatica, recente infarto miocardico acuto, endocarditi, portatori di protesi valvolari, tumori come il mixoma atriale) oppure derivare da coaguli che si distaccano dalla loro sede di origine per immettersi nella circolazione generale a seguito di interventi chirurgici.

Un’altra causa da ricordare è la presenza di ateromi a livello delle arterie del collo o sull’arco aortico, ossia di placche atero-sclerotiche formate da colesterolo, proteine e tessuto fibroso che si generano a livello della tonaca intima della parete arteriosa in individui, tipicamente, di età avanzata.

È estremamente raro che gli emboli siano costituiti puramente da grasso (i quali possono originare, ad esempio, a seguito di fratture delle ossa lunghe), aria (come nel caso della malattia da decompressione) o coaguli venosi che passano dalla circolazione venosa a quella arteriosa attraverso la presenza di una comunicazione tra la parte destra e sinistra del cuore (che prende il nome di forame ovale). In quest’ultimo caso parleremo più correttamente di embolia paradossa.

I fattori di rischio: i soggetti più predisposti all’embolia cerebrale

Esistono, evidentemente, dei soggetti che sono più predisposti ad andare incontro a questa complicanza per la presenza di alcuni fattori di rischio sottostanti, quali:

  • Ipertensione;
  • Fumo di sigaretta;
  • Dislipidemia;
  • Insulino-resistenza o diabete;
  • Obesità;
  • Apnee ostruttive del sonno;
  • Eccessivo consumo di alcool;
  • Carenza di attività fisica o eccessiva sedentarietà;
  • Diete ricche in grassi saturi ed ipercaloriche;
  • Uso di alcune droghe (ad esempio, cocaina ed anfetamine);
  • Presenza di condizioni di ipercoagulabilità;
  • Presenza di condizioni di iperviscosità (policitemia, trombocitosi…);
  • Vasculiti;
  • Utilizzo di estrogeni esogeni;
  • Patologia tumorale sottostante.

A tali fattori di rischio si devono aggiungere quelli non modificabili, rappresentati dall’età avanzata, sesso maschile, dall’etnia, dall’anamnesi familiare positiva per ictus.

Embolia cerebrale: quali sono le conseguenze

L’occlusione di un vaso arterioso cerebrale comporta l’interruzione di apporto di ossigeno e nutrienti a carico del tessuto cerebrale collocato a valle dell’ostruzione, comportando delle manifestazioni neurologiche acute e la possibilità di danneggiare alcune aree del cervello preposte a funzioni “nobili” superiori fino, nei casi più gravi, a condurre alla morte.

Nell’87% dei casi l’embolia cerebrale determina la formazione dell’ictus ischemico (o stroke) che costituisce la terza causa di invalidità nella popolazione mondiale, in particolare nei paesi occidentali. In una piccola percentuale di casi, potremo trovarci di fronte ad un TIA (attacco ischemico transitorio), causato dalla chiusura temporanea di un vaso arterioso, solitamente dalla durata inferiore a 5 minuti. Occorre ricordare che un TIA può essere un primo campanello d’allarme per futuri eventi ischemici maggiori, per cui è necessario riservare la massima attenzione a questa tipologia di episodio.

I sintomi dell’embolia cerebrale

I sintomi tipici di un evento ischemico acuto cerebrale sono rappresentati da:

  • un’improvvisa mancanza di forza;
  • mancanza di sensibilità ad un braccio o ad una gamba;
  • cambiamento della fisionomia del volto;
  • difficoltà nell’eloquio.

A questi sintomi principali possono aggiungersi dei sintomi minori rappresentati da:

  • astenia generalizzata,;
  • possibile perdita dell’equilibrio;
  • perdita della visione in uno od in entrambi gli occhi;
  • mal di testa;
  • senso di disorientamento e confusione;
  • nausea o vomito.

Nell’ictus embolico, i sintomi possono raggiungere l’acme entro pochi minuti dall’esordio. Gli ictus embolici spesso si verificano durante il giorno; la cefalea può precedere i deficit neurologici. I trombi tendono a formarsi durante la notte e pertanto determinano il manifestarsi dei primi sintomi al risveglio.

Nel TIA i sintomi possono essere similari a quelli dell’ictus, in genere durano dai 2 ai 30 minuti, per poi risolversi completamente.

 Come riconoscere e intervenire nel caso di un’embolia cerebrale

Come detto in precedenza, l’embolia cerebrale è una di quelle condizioni tempo dipendenti. Per riconoscere in maniera rapida l’esordio di un ictus è stato coniato l’acronimo inglese FAST che fa riferimento ai campanelli d’allarme da riconoscere per intervenire in maniera tempestiva:

  • Face (faccia): Il viso del paziente si abbassa da un lato quando gli si chiede di provare a sorridere?
  • Arms (braccia): un braccio si affloscia da un lato quando si chiede al paziente di alzare entrambe le braccia?
  • Speech (eloquio): il paziente farfuglia o si esprime in maniera rallentata quando gli si chiede di pronunciare una semplice frase?
  • Time (tempo): Chiamare immediatamente il 911 se questi sintomi sono evidenti.

Una volta condotto presso l’ospedale più vicino, il soggetto verrà sottoposto ad un neuro-imaging (TC o RMN) per poter individuare prontamente le cause alla base della sintomatologia clinica, corredate da un’adeguata valutazione neurologica. Nel caso in cui si riconosca un embolo alla base del quadro clinico del paziente, sarà necessario adottare un trattamento mirato entro 3-6 ore dall’evento acuto per prevenire la comparsa di sequele permanenti.

Un attivatore del plasminogeno tissutale può essere somministrato attraverso il braccio per sciogliere i coaguli di sangue se il paziente ha subito un ictus embolico nel giro di poche ore. In alcuni casi selezionati, valutati tutti i fattori di rischio del paziente, può essere eseguito un trattamento endovascolare al fine di rimuovere la causa dell’occlusione. Evidentemente, i soggetti che hanno presentato un simile evento, dovranno modificare il proprio stile di vita e spesso assumere dei farmaci in cronico per prevenire ulteriori eventi cerebro-vascolari.

Fonti bibliografiche: