Ma non siamo stufe di dire di sì a tutti e non avere uno straccio di riconoscenza in cambio? Possibile che ancora tolleriamo di essere disponibili per chiunque e non trovare mai nessuno che lo sia per noi? È giunto il momento di mettere dei paletti, marcare il territorio e delimitare i confini. Ma soprattutto di tirare fuori il nostro amor proprio per proteggerci dai furbetti che finora si sono avvantaggiati della nostra disponibilità.
Più chiarezza per tutti
Se rifiutare un favore ci fa sentire egoiste, cattive o sgarbate, fermiamoci e riflettiamo. Sottrarsi alla richiesta di qualcuno non è maleducazione o malvagità, anzi. È correttezza verso noi stesse e chiarezza verso gli altri. Se spostiamo la questione in quest’ottica, ci apparirà subito evidente che finora abbiamo messo sullo stesso piano un “sì” detto per convenienza a un “sì” detto per convinzione. E non è proprio la stessa cosa. Dobbiamo essere convinte delle nostre azioni, non comportarci in maniera forzata e contraria alla nostra reale volontà.
Paura di essere scortesi e rifiutate
Quando diciamo un “sì” malvolentieri, diciamo un “no” a noi stesse. In pratica, è come se per non fare un torto agli altri, lo facessimo a noi. Perché preferiamo imporci una forzatura (e starci anche male) piuttosto che essere sincere e dirette? Forse perché non solo abbiamo paura di essere scortesi, ma anche di essere rifiutate. Accontentare una persona significa anche catturare la sua benevolenza, fare in modo che abbia una buona opinione di noi. Ma niente ci garantisce che questo accada veramente. Mentre noi pensiamo di essere indispensabili agli altri che non possono fare a meno di noi chiedendoci aiuto, loro penseranno che possono chiederci qualsiasi cosa in qualsiasi momento perché, più che disponibili, siamo un po’ sceme.
Gesti che non esprimono gratitudine
Smettiamo di cercare ricompense emotive dove non ci sono, perché in realtà ce le costruiamo da sole, forse per sentirci più importanti, apprezzate e stimate. Quel sorrisetto dell’amica che si è presa la nostra borsa nuova, l’occhiolino del collega che ci ha mollato la sua parte di lavoro dicendo che aveva da fare, la pacca sulla spalla del cugino a cui abbiamo prestato 20 euro, non sono segni di gratitudine, ma gesti formali che alla lunga ci faranno sentire solo più avvilite, arrabbiate e sfruttate, oltre che non comprese.
Ascoltiamo i nostri bisogni
Ciò che ci occorre e che dobbiamo coltivare è la nostra autostima. Che non significa sopravalutarsi, snobbare gli altri o badare solo al proprio tornaconto, ma dare il giusto valore a noi stesse anche nel rapporto con gli altri. Scacciamo quell’inutile senso di colpa se rifiutiamo un favore a qualcuno. Stiamo solo salvaguardando il nostro diritto a dire no prestando ascolto alla nostra voce interiore, ai nostri desideri, ai nostri bisogni. Riuscire a dire no evitando ciò che non ci piace fare o non ci aggrada, definisce la nostra identità e rafforza il carattere.
Le parole per dirlo
Per facilitarci l’operazione, lavoriamo innanzitutto sul linguaggio. C’è modo e modo di dire no: quello più indolore e più efficace è far partire la decisione da noi senza (in apparenza) imputarla al comportamento dell’altro. Un esempio? Iniziare la frase di rifiuto con “Mi dispiace tanto rifiutare di….”. “…prestarti il motorino, ma serve a me”. Altro inizio che funziona: “Non posso proprio…”, seguito da un buon motivo: “…prestarti altri soldi, devo rivedere il mio budget mensile”. Entrambi le frasi sono preferibili a “La devi smettere di chiedermi soldi/motorino/altro” o “Mi hai sfinito con queste richieste”. Ne usciremo con la reputazione immacolata di persona gentile (ma ferma) e comprensiva (ma assertiva).
Diamo di meno e avremo di più
Non dobbiamo temere che le persone si allontanino da noi: sembra paradossale, ma se ci mostriamo decise e più “dure”, la gente ci stimerà di più. Già, perché le persone troppo compiacenti non piacciono a nessuno. È un po’ come la storia che in amore bisogna farsi desiderare: le relazioni con gli altri – esclusi coloro con cui abbiamo un rapporto importante come una grande amicizia o uno stretto legame di parentela – diventano più bilanciate se concediamo un pochino di meno.
Insomma, non che ci dispiaccia tenere il cane dell’amica, ma ci serve un largo anticipo per organizzarci. E non è un problema passare i nostri appunti al compagno di corso che non viene mai, ma li abbiamo presi in un modo tale che sono incomprensibili per chiunque tranne noi. E l’amica che ci chiede di essere il suo alibi col fidanzato? Una risposta azzeccata è “Mi dispiace cara, ma proprio non riesco a dire le bugie…”. Dunque evitiamo le accuse e poniamoci come soggetti attivi delle decisioni. Nessuno potrà obiettare qualcosa. Ma evitiamo anche le scuse: sanno di falso lontano un chilometro.
Spazio alla nostra vera volontà
Scopriremo che dire di no non è sgradevole come temevamo, anzi dà un sottile senso di liberazione se lo facciamo con stile, da vere smart girl. Siamo riuscite a dare spazio alla nostra vera volontà e ci siamo affrancate da un obbligo che ci eravamo imposte, sia per educazione che per bisogno di approvazione. Questo non significa che non dobbiamo più essere disponibili, gentili e generose, ma possiamo farlo solo se lo vogliamo davvero: saremo anche più felici a dare il nostro aiuto e la riconoscenza sarà autentica.