Sui social è pieno di finti esperti, pseudo psicologi e donne che si spacciano come arrivate, tutti intenti a spiegare alle follower chi siano i narcisisti, gli egoisti, gli uomini da evitare. Pronti a dispensare – spesso dietro lauto compenso – i consigli giusti per trovare l’amore vero e diventare una moglie di successo.
È necessaria molta prudenza per non cadere nelle trappole di chi tenta di lucrare sulle paure altrui. Tuttavia, è vero che esistono dei segnali cui prestare attenzione, che possono aiutarci a capire se la relazione nella quale ci troviamo sta assumendo risvolti violenti. Non sempre, purtroppo, è possibile accorgersi per tempo, ma l’attenzione non è mai troppa e autorevoli studi medici offrono gli strumenti adatti per preservarsi.
I segnali delle relazioni abusive
L’articolo The Predictive Validity of Intimate Partner Violence Warning Signs, pubblicato nel primo volume del Social Psychological and Personality Science, identifica sulla base di un’ampia ricerca sul tema, i 7 segnali di pericolo che precludono un abuso fisico, psicologico e sessuale:
- Il mio partner si comporta in maniera arrogante o pretenzioso
- Io e il mio partner abbiamo una visione diversa della sessualità
- Il e il mio partner facciamo sesso anche quando io non ne ho voglia
- Il mio partner mi mette a disagio in pubblico
- Il mio partner denigra il mio modo di pensare perché non allineato al suo
- Il mio partner reagisce in modo negativo quando dico no a una sua richiesta
- Il mio partner si risente se viene criticato il modo in cui mi tratta
Tutti questi segnali, che possono mostrarsi in un ordine casuale e con una frequenza non specifica, hanno portato, nelle relazioni prese in esame a relazioni abusive e violente, psicologicamente e fisicamente.
Conoscere i segnali non basta
Di norma, dichiara la ricerca, i segnali di allarme vengono fuori già durante i primi sei mesi di relazione. Il che rende più difficile riconoscerli perché i primi tempi sono quelli in cui tutto sembra più bello e, se innamorati, si è portati a un atteggiamento più positivo e tollerante nei confronti del partner.
In questo caso sono i familiari e gli amici della potenziale vittima, grazie al loro sguardo esterno e oggettivo, a poter avere la lucidità e la forza di mettere in risalto tali atteggiamenti malsani. Il tempismo in certi casi è fondamentale. Scappare da una relazione di lunga data, anche se violenta, è complesso per questioni sentimentali o pratiche, come figli insieme o la mancanza di un’indipendenza economica e di un cerchio di affetti alternativi.
La colpa non è mai della vittima
Prudenza, attenzione, forza e saggezza sono sempre richieste alle vittime. Colpa e responsabilità, tuttavia, appartengono a nessun’altro che al carnefice. E se è vero che le donne devono tenere gli occhi aperti e cercare di riconoscere atteggiamenti potenzialmente pericolosi, sono gli uomini – tutti e non solo chi finisce in carcere per femminicidio – a dover cambiare le cose.
Ha provato a sottolinearlo Ella Marciello, direttrice creativa, copywriter, digital strategist, docente e attivista contro la violenza sulle donne, proponendo un carosello su Instagram che ribalta lo sguardo del lettore. Invece di riportare sulla vittima la responsabilità del dover riconoscere i segnali di pericolo, propone uno sguardo sull’uomo che perpetua la violenza.
È necessario un cambio di prospettiva radicale. Un abbandono del trito e ritrito “sono fatti così”. Smetterla di sminuire e alleggerire atteggiamenti che, seppur non prettamente violenti, sono fonte di disagio e vergogna. Sì, le donne si premurino di dotarsi di tutti gli strumenti necessari a evitare un uomo violento, ma che siano loro per primi a riconoscere e cambiare i propri atteggiamenti che, anche se messi in atto dai cosiddetti “bravi ragazzi, continuano a fare inguaribilmente male.