Chi è guarito da un tumore finalmente potrà godere del diritto di non menzionare l’esperienza della malattia. Sembra qualcosa di scontato, ma non lo è stato fino allo scorso 5 dicembre quando, finalmente, il Senato ha approvato in via definitiva la legge sull’oblio oncologico fortemente voluta sia dalla comunità scientifica che dagli ex pazienti. Si stima che circa 1 milione di italiani potranno beneficiarne.
Cosa si intende per oblio oncologico
Treccani definisce il diritto all’oblio: “Diritto di un individuo a essere dimenticato e, in particolare, a non essere più menzionato in relazione a fatti che lo hanno riguardato in passato e che erano stati oggetto di cronaca”. L’oblio oncologico aggiunge un senso ancor più profondo e importante a quello che dovrebbe essere un diritto sottinteso, sacrosanto, fino a qualche ora fa disconosciuto dalla legge italiana.
“Il diritto all’oblio è il diritto di non fare menzione dell’esperienza di malattia attraversata quando il tempo trascorso e le condizioni di salute la rendono non più rilevante – spiega bene il magazine della Fondazione Umberto Veronesi -. Ovvero quando è scomparso il rischio in eccesso dovuto al cancro, un lasso di tempo identificato in dieci anni dal termine delle cure attive per gli adulti e cinque anni per i tumori diagnosticati prima dei 21 anni d’età, senza che si siano verificati episodi di recidiva”.
Cosa prevede la legge sul diritto all’oblio oncologico
Approvata in via definitiva e all’unanimità dal Senato lo scorso martedì 5 dicembre, la legge sull’oblio oncologico rappresenta un primo, importante passo nell’affermazione dei diritti degli ex pazienti oncologici, segnati per anni dalla malattia, costretti non solo ad affrontare lunghe e difficili cure ma anche a vedersi privare della possibilità di riprendere in mano la propria vita. Ripresa che passa per delle cose talmente semplici da sembrare scontate: chiedere un mutuo, stipulare un’assicurazione, adottare un bambino.
Adesso che l’oblio oncologico è un diritto per legge, gli ex pazienti guariti da tumore da almeno dieci anni (cinque anni per chi ha ricevuto la diagnosi prima dei 21 anni di età) non avranno più alcuna restrizione in tal senso. Con il titolo Disposizioni in materia di parità di trattamento, non discriminazione e garanzia del diritto all’oblio delle persone guarite da patologie oncologiche, la nuova legge è il frutto di un lunghissimo dibattito che ha visto come capofila le Onorevoli Maria Elena Boschi e Patrizia Marrocco: “Al fine di escludere qualsiasi forma di pregiudizio o disparità di trattamento, la presente legge reca disposizioni in materia di parità di trattamento, non discriminazione e garanzia del diritto all’oblio delle persone guarite da patologie oncologiche”, recita il testo.
Oblio oncologico, una legge da rivedere
Approvare una legge così importante è stato un grande passo. Enorme, se si pensa a come le nuove disposizioni possano finalmente restituire agli ex pazienti la sacrosanta libertà di non dover esporre per obbligo un passato segnato dalla malattia, vedendosi negata la possibilità di vivere la tanto agognata “normalità”. Finalmente l’Italia si allinea ad altri Paesi europei come Francia, Lussemburgo, Spagna, Olanda, Portogallo. Ma la strada è ancora lunga.
Carolina Marconi, ex malata oncologica alla quale è stata rifiutata la possibilità di adottare un bambino, è stata una delle più accanite sostenitrici della legge e ha seguito passo dopo passo la sua approvazione prima alla Camera e poi al Senato. Sa che si tratta di un grande traguardo, ma non nega l’amarezza per un provvedimento che di fatto può essere considerato ancora discriminatorio, almeno in parte.
“Sono tutti contenti perché non hanno letto la legge o non sanno cosa comporti nella realtà – ha detto in un’intervista a La Stampa -. Sicuramente è un piccolo passo avanti ma io sono delusa (…). Persone come me continuano a essere costrette a vivere in sospeso per 10 anni. (…) Il testo non è cambiato perché non ci hanno ascoltato. Prevede che puoi riavere tutti quei diritti che ti sono stati tolti – dal mutuo all’adozione – passati dieci anni dalla guarigione. Ma è un tempo troppo lungo per tornare alla nostra libertà. La scienza ha fatto grandi passi in avanti e oggi ammalarsi di tumore non è per forza una condanna a morte“.