82000 mi piace e più di 67000 condivisioni, questi sono i numeri da capogiro che balzano agli occhi di tutti di fronte a quel post su Facebook, autentico e sincero, scritto di getto da Sara Bartolomeo, l’insegnante che ha chiesto scusa ai propri alunni per la mancanza di dialogo ed empatia degli ultimi tempi.
Tutto è successo qualche giorno fa, quando l’insegnante di storia e filosofia in carica presso il Liceo Guglielmotti di Civitavecchia, ha raccontato un aneddoto riguardante una delle sue studentesse che le ha dato modo di riflettere sul suo ruolo di docente e la situazione complicata in cui la scuola verte in questo momento.
La didattica a distanza, ormai, è entrata ufficialmente a far parte della vita di insegnanti e alunni, non con pochi problemi e complicazioni. Ed è questo che la studentessa della classe in cui insegna la Bartolomeo ha voluto precisare con parole che sono arrivate dritte al cuore della professoressa e non solo: “Prof io non ho voglia più di ascoltarla, voglio che sia lei ad ascoltare me. Sono stanca, sto male, voglio una vita normale”.
La docente ha descritto questo intervento come uno dei momenti più intensi di tutta la sua carriera, lo stesso che le ha permesso di rivalutare il suo lavoro e di decidere di dedicare più tempo all’ascolto dei ragazzi che altro non sono che le vittime più colpite dalla pandemia. La loro normalità, infatti, è stata strappata loro via all’improvviso.
Dopo aver ascoltato le parole della studentessa, che hanno trovato la complicità dei compagni di classe, Sara Bartolomeo ha compreso che l’errore stava proprio nel non aver dato il giusto peso ai sentimenti e alle emozioni dei suoi studenti e di non aver alimentato quel canale di empatia che, con la didattica a distanza, è venuto sempre meno.
Così, reduce da un’esperienza autentica e dal ritrovato dialogo aperto con i ragazzi, la professoressa è tornata a casa e, attraverso il suo profilo Facebook, ha condiviso queste parole affinché altri docenti non commettano il suo stesso errore:
Tutto è iniziato questa mattina, quando dopo un’ora di spiegazione in DaD, una delle mie alunne (per dovere di cronaca specifico che è una dall’8 facile, sempre attenta e presente a distanza e a scuola) mi ha detto – prof io non ho voglia più di ascoltarla, voglio che sia lei ad ascoltare me. Sono stanca, sto male, voglio una vita normale. Non mi importa dei tira e molla che fa la politica, il problema non è solo la didattica a distanza o in presenza, il problema è che nessuno ci chiede noi come stiamo, tanto noi non abbiamo problemi e facciamo solo capricci…
A lei si è accodata tutta la classe… Li ho ascoltati… E mi sono sentita in colpa perché in questi mesi ho pensato solo a portare avanti il programma e ad avere valutazioni…. Ho chiuso il canale dell’empatia, tutta concentrata sulla ‘bella figura’ da fare con il ministero perché non si dica che in DaD si perde tempo! Ho smesso di essere insegnante e sono diventata una burocrate!
E invece il tempo l’ho perso… Non mi sono accorta (non ho voluto farlo) che i miei alunni si stanno spegnendo, che si sentono impauriti dal futuro e che vorrebbero solo più ascolto dagli adulti. Ho pianto con loro, ho pianto per loro.
Cari alunni vi chiedo scusa per avervi trattato come pratiche da smaltire, vi chiedo scusa se non ho ascoltato i vostri silenzi carichi di angoscia, vi chiedo scusa se non ho capito che dietro a quel compito non consegnato c’era l’apatia delle vostre giornate senza più colori. Cari ragazzi, non dobbiamo farvi spegnere, in fondo siete voi il nostro futuro…