Valentino, la nuova campagna è un inno alla bellezza libera

La foto del modello nudo con in mano una borsa per la campagna pubblicitaria di Valentino fa discutere, ma è un vero inno alla bellezza libera da stereotipi

Pubblicato: 13 Aprile 2021 13:56

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DiLei

Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Verrà un giorno in cui si potrà celebrare la bellezza autentica, in tutte le sue forme e linguaggi, senza stereotipi o preconcetti. Ma non è questo il giorno, verrebbe da dire parafrasando una celebre citazione cinematografica tratta da Il Signore degli anelli.

Già perché, a giudicare dalle polemiche scatenate dall’ultima campagna pubblicitaria di Valentino, realizzata per il lancio dell’iconica borsa Roman Stud di Garavani, quel giorno sembra essere ancora lontano. E parecchio.

Perché la foto del modello nudo di Valentino fa discutere

I fatti. Valentino pubblica sui suoi social la foto di un modello dall’aspetto androgino nudo. Si tratta di Michael Bailey-Gates, classe 1993, fotografo e autore dello scatto. Capello lungo biondo, lineamenti del viso morbidi, sguardo affascinante e fisico asciutto. La posa è strategica, sensuale e ammiccante. Unico orpello: un’iconica borsa della maison.

Apriti cielo. E non perché il modello sia senza veli (anche se non si vede nulla). A scatenare l’indignazione è la fluidità dell’immagine e del messaggio che trasmette: la libertà di essere ciò che si vuole, ciò che semplicemente si è, senza canoni e senza i classici confini del maschile contrapposto al femminile. Perché l’uomo rappresentato è lontano dai classici stereotipi: non c’è forza, non ci sono muscoli lucidati e scolpiti in evidenza, non c’è machismo. Insomma, non ci sono tutti quegli elementi visivi per cui si possa identificare il modello in un uomo piuttosto che in una donna. Guardandola di sfuggita, sembra quasi una figura femminile, tanto è elegante il suo portamento, come una statua dell’antichità.

La griffe definisce la campagna “un inno alla libertà di espressione” ed è proprio quello che diventa, scontrandosi – ahimè – con una società che evidentemente non è ancora pronta ad allargare i propri orizzonti e accettare il prossimo così com’è, senza giudizi.

I commenti degli hater sotto la foto di Valentino

I messaggi che si leggono sotto lo scatto sono perlopiù di apprezzamento, ma ce ne sono anche tanti di sdegno e rigetto: dalle faccine che simulano il vomito ai commenti “è disgustoso”, “questa foto mi disturba”, “non è adatta ai bambini” e via così.

Ne è nato un polverone e un dibattito, come spesso accade, e forse è anche quello che Maison Valentino voleva fare: innescare una discussione collettiva, un momento di riflessione. La conferma arriva dalle altre foto della campagna pubblicitaria della stessa borsa, che ritraggono modelle dai canoni più “classici” con lo stesso accessorio. È evidente quindi che l’immagine realizzata da Michael Bailey-Gates volesse essere di rottura ed è evidente come di spunti di questo tipo la società ha sempre più bisogno per innescare un pensiero critico (dove critico non sta per giudizio negativo, ma per capacità di analisi).

“Questa foto è il ritratto di un giovane, bellissimo uomo e il male è nell’occhio di chi lo guarda, non nel suo corpo nudo”, è la replica di Pierpaolo Piccioli, direttore creativo di Valentino, ai messaggi degli hater.

La replica di Pierpaolo Piccioli, direttore creativo di Valentino

“Il mio lavoro è offrire la mia visione della bellezza inserita nel tempo che stiamo vivendo, e ciò che oggi consideriamo bello è un riflesso dei nostri valori. Stiamo assistendo a un grande, enorme cambiamento nell’umanità. I movimenti che hanno come obiettivo la consapevolezza di sé sono tutti guidati dalla stessa idea: l’evoluzione è possibile se è possibile l’uguaglianza, se è possibile l’inclusione, se i diritti umani sono protetti e la libertà d’espressione è tutelata”, spiega.

E che questa foto sia una sorta di manifesto culturale lo dimostrano anche le tante reazioni positive sotto il post di Piccioli, con diversi messaggi di ringraziamento da parte degli utenti più disparati, sia appartenenti alla comunità LGBTQ+ che non, come la modella trans Indya Moore e l’attivista e poeta Alok Vaid-Menon che l’ha giudicata “necessaria”.

Chi definisce quali siano i canoni di bellezza?

Purtroppo, però, la paura di ciò che è diverso da noi è ancora tanta, troppa. E la paura – lo sappiamo – genera spesso odio, così facile da riversare su qualcun altro, specie quando ci si può nascondere dietro uno schermo.

È già successo ogni qualvolta si sia provato a spostare il confine, ad andare oltre i consueti canoni di bellezza (che poi anche questi, nel tempo, cambiano e si evolvono a seconda delle epoche). È successo con Armine Harutyunyan, la modella scelta da Alessandro Michele per Gucci che tanto fece scalpore un paio di anni fa perché considerata “non abbastanza bella” dai più e in quanto tale non meritevole di diventare il volto di un brand. È successo con Winnie Harlow, la prima top model affetta da vitiligine per anni vittima di body shaming. E ora succede con Michael Bailey-Gates, la cui bellezza fluida e ambigua spaventa e irrita.

“Dopo aver pubblicato la foto molte persone hanno reagito con commenti pieni di odio e di aggressività – dice Pierpaolo Piccioli nel suo post su Instagram – L’odio non è una forma di espressione, l’odio è una reazione alla paura che facilmente degenera in violenza: può essere un commento o un’aggressione a due ragazzi che si baciano in metro”, dice facendo riferimento all’episodio di cronaca avvenuto a Roma qualche settimana fa.

“Dobbiamo opporci e condannare ogni forma di discriminazione, violenza e odio: sono orgoglioso di poter usare la mia voce e il mio lavoro per farlo, oggi e sempre”, conclude Piccioli.

La moda come occasione per riflettere ed esprimere se stessi

Le parole di Pierpaolo Piccioli arrivano quindi come un grido di coraggio, una spinta propulsiva che spinge l’asticella ancora un po’ più in là. Perché una società possa dirsi davvero tollerante, inclusiva è necessario che chi ha la possibilità di offrire spunti di riflessione lo faccia, stimoli al dialogo e al confronto. La moda in questo è un mezzo potentissimo: consente di lanciare sfide, sguardi e offrire prospettive diverse. E soprattutto consente di esprimersi, sia per chi la fa che per chi la indossa. Ci sarà sempre chi non è pronto, chi chiuderà gli occhi e si girerà dall’altra parte. Ma vale la pena provarci. Vale la pena provare a progredire per definirsi davvero civili.