De-influencing: un altro trend di TikTok o un movimento autentico?

Pubblicizzato come un trend autentico, sostenibile e contro il consumismo, il de-influencing sta prendendo piede sui social media. Ma c'è qualcuno che pensa sia troppo bello per essere vero. Vi spieghiamo perché

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Miriam Tagini

Giornalista e Lifestyle Editor

Giornalista pubblicista, in passato ha lavorato come web editor, content creator e social media manager. È bilingue e collabora con testate online nazionali e magazine internazionali. Per DiLei scrive di Lifestyle nella sezione GirlZ.

Siate oneste: quanto spesso comprate un prodotto che vedete mentre siete sui social media? E di quante di quelle cose che TikTok vi ha fatto comprare avevate effettivamente bisogno? Probabilmente le risposte a queste due domande sono inversamente proporzionali.

Gli influencer e i maghi del marketing sono sempre state una delle tendenze più in voga dei social media fin dal loro inizio. La pubblicità è ormai senza limiti e spazia dai libri ai prodotti per la cura della casa, dal make up ai soggiorni di lusso: gli utenti con più follower suggeriscono prodotti e servizi a chi li segue, e questi a loro volta poi comprano tali prodotti e servizi.

Tuttavia, soprattutto nel corso dell’ultimo anno, si è sviluppata una certa resistenza a questo concetto di promozione di contenuti sui social: il “de-influencing”. Cosa significa? Perché ha preso piede? E sopratutto, si tratta solamente di un nuovo trend o è un movimento autentico volto a durare nel tempo? Ecco la risposta a tutte le vostre domande.

Che cos’è il de-influencing?

Come si può immaginare dal nome, il de-influencing è la tendenza che spinge gli utenti dei social media a disincentivare gli acquisti, raccontando sui propri profili di prodotti che per loro non hanno funzionato. Il termine ha avuto origine quando la beauty influencer Mikayla Nogueira è stata aspramente criticata per aver indossato ciglia finte in un video che mostrava un mascara che era stata pagata per promuovere.

Ecco allora che i “de-influencer” sono la nemesi degli influencer su Instagram e TikTok. Vogliono infatti stabilire con il loro pubblico un rapporto basato sulla fiducia e sull’onestà, e lo fanno fornendo recensioni e opinioni oneste.

Secondo un articolo apparso su The Wall Street Journal, “Il termine è stato reso popolare nei video da persone la cui esperienza varia molto: consumatori delusi, esperti blogger di bellezza, medici che sfatano i miti sulla cura della pelle ed ex dipendenti di specifici brand che si lamentano dei prodotti su cui hanno lavorato”.

Il nuovo trend di TikTok

De-influencing è la nuova tendenza di TikTok che, con oltre 233 milioni di visualizzazioni, sta sfidando l’hype attorno ai cosiddetti prodotti di culto suggerendo agli utenti non tanto cosa comprare, bensì cosa non comprare. Iniziato con le categorie di lifestyle e bellezza, da allora il trend si è spostato in altre aree e prodotti popolari.

All’inizio, il de-influencing era visto come un tentativo di utilizzare i social media per promuovere la comprensione delle strette relazioni tra fast-fashion, fast-beauty e sfruttamento del lavoro non etico e l’utilizzo dissoluto delle risorse. Poco per volta, anche il grande pubblico (soprattutto la Gen Z) ha iniziato a mettere in discussione le recensioni di prodotti troppo pubblicizzate che inondano i loro feed.

Il trend è quindi nato in risposta ad alcune esigenze diverse degli utenti; tra cui una sensazione generale di consumo eccessivo, la crisi del costo della vita e la ricerca dell’autenticità.

Quanta autenticità c’è nel fare de-influencing

Il de-influencing sembra una pratica progressiva, ma una volta analizzato il trend un po’ più a fondo, non c’è una grande differenza tra influencer e de-influencer. Molti infatti criticano questo movimento, evidenziando come si tratti comunque di “influenzare” in un certo modo altre persone, anche se si sta dicendo alla gente cosa non comprare. De-influencing, quindi, è pur sempre influencing.

Quello che possiamo aspettarci, tuttavia, è che gli influencer adottino una posizione più autentica nel tentativo di assicurarsi che i follower si fidino di loro. Questo, ovviamente, è fatto (principalmente) per proteggere le loro entrante, ma almeno è un passo avanti rispetto all’essere pagati una fortuna per consigliare allegramente un’abbronzatura finta scadente a centinaia di migliaia di persone.

Che il de-influencing sia solo un’altra tendenza TikTok di breve durata o un cambiamento a lungo termine, ciò che è chiaro è che ha avviato una conversazione tanto necessaria su cosa, come e perché acquistiamo.