26 novembre 2008: attacco a Mumbai

Il 26 novembre del 2008 è stato consumato uno dei più grandi attacchi terroristici di tutta l'India che sopravvive nel ricordo e nelle testimonianze dei sopravvissuti

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Redazione

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Pubblicato: 12 Novembre 2022 12:14

Il 27 novembre del 2008 il mondo intero si risvegliava bruscamente sprofondando nell’incubo del terrorismo. Le notizie arrivavano confuse dalla costa occidentale dell’India, in Italia e negli altri Paesi, ma una cosa era chiara: si stava consumando una delle tragedie più sanguinose e drammatiche di sempre a opera dei terroristi islamiti.

Mentre i giornali cercavano di raccontare gli attentati in tempo reale, reperendo le informazioni in diretta, Mumbai veniva messa sotto scacco da un gruppo di uomini armati che hanno messo in atto dieci attacchi simultanei che hanno stremato l’anima della città.

In quelle 60 interminabili ore, tra sparatorie, ostaggi e combattimenti tra terroristi e forze dell’ordine, hanno perso la vita quasi 200 persone. Altre 300 sono rimaste ferite. Tutti gli altri, invece, hanno dovuto convivere con il ricordo incancellabile di quello che è successo, un fardello che pesa sul cuore per l’eternità.

Mumbai, 26 novembre 2008

Era una sera come un’altra quella del 26 novembre a Mumbai. Nella città situata sulla costa occidentale dell’India, la più grande di tutto il Paese, i cittadini concludevano con spensieratezza la loro giornata. C’era chi si recava a casa, chi usciva e chi si incontrava tra le strade del centro. C’era anche chi era in città per lavoro, o per svago, soggiornando in uno degli hotel più celebri della città, l‘iconico Taj Mahal Palace, situato proprio di fronte alla Porta dell’India.

Nessuno di loro poteva sapere che quella serata si sarebbe trasformata presto nell’inizio dell’incubo più atroce e sanguinoso di una vita intera. Lo stesso incubo dal quale, molte persone, non si risveglieranno mai più.

È il 26 novembre del 2008 quando dieci terroristi, arrivati via mare, si sparpagliano per la città sferrano atroci attacchi a Mumbai. Tutto inizia alle 22.30, ora locale, con spari e granate sulla folla nei pressi della stazione ferroviaria Chhatrapati Shivaji. Contemporaneamente il fuoco viene aperto anche nel quartiere turistico cittadino.

Gli attacchi proseguono, quasi in simultanea. Armati di fucili AK-47, i terroristi sparano sulle persone e lanciano granate tra la folla. Il comando della polizia è sotto assedio, così come il Leopold Café e il Teatro metropolitano. Nella periferia nord della città, invece, viene fatta esplodere una bomba mentre nella Nariman House, sede del centro di studio ebraico di Mumbai, diverse persone diventano ostaggio di alcuni membri del commando armato. Moriranno qui anche il rabbino e sua moglie.

I terroristi si dividono e raggiungono, contemporaneamente, due degli hotel più celebri della città, il Trident Hotel e il Taj Mahal Palace. Proprio qui si registrato esplosioni e incendi che vanno avanti per tutta la notte e per i giorni successivi.

Intanto la polizia si mobilita e, insieme all’esercito indiano composto da più di 400 soldati, inizia l’operazione di liberazione degli ostaggi sia negli hotel che nel centro ebraico, quest’ultimo viene fatto evacuare all’alba del 28 novembre. Durante l’incursione delle forze dell’ordine vengono uccisi due terroristi.

Anche gli ostaggi del Trident Hotel, 93 persone, vengono liberate. Diversa invece è la situazione all’interno del Taj Mahale Palace dove i terroristi continuano a sparare a uccidere.

Taj Mahal Palace Hotel
Fonte: Getty Images
Taj Mahal Palace Hotel, gli attentati terroristici di novembre

L’attentato al Taj Mahal Palace: il racconto dei sopravvissuti

“I terroristi hanno attaccato con un solo scopo, uccidere quante più persone possibili. Hanno seminato caos e disperazione. Ho visto tantissime persone intorno a me morire” (Sajjad Karim, deputato inglese – europarl.europa.eu)

“È stato il momento peggiore della mia vita. Gli indiani sono stati meravigliosi nell’offrirci il loro aiuto” (Erika Mann, onorevole del Parlamento Europeo – europarl.europa.eu)

“Abbiamo avuto molta fortuna. È stata un’esperienza umana terribile” (Ignasi Guardans, capodelegazione della commissione parlamentare commercio estero – europarl.europa.eu)

La mattina del 29 novembre, dopo circa 60 ore dall’inizio degli attentati di Mumbai, le forze dell’ordine e l’esercito organizzano un blitz al Taj Mahal Palace ancora sotto assedio. I tre terroristi che avevano assaltato l’hotel vengono uccisi e gli ostaggi vengono liberati, ponendo così fine al capitolo più nero della storia della città.

Tra gli ostaggi c’erano anche i membri della delegazione della commissione parlamentare commercio estero del Parlamento Europeo che, in visita a Mumbai, alloggiavano proprio presso il prestigioso hotel. Le loro testimonianze, riportate qui sopra, sono state raccolte in un documento pubblicato dallo stesso sito del Parlamento Europeo.

L’attentato terroristico al Taj Mahal Palace è diventato il soggetto della sceneggiatura del film Attacco a Mumbai – Una vera storia di coraggio. La pellicola del 2018, diretta da Anthony Maras, ha raccontato le storie delle vittime dell’attacco e dei sopravvissuti, molti dei quali hanno trovato rifugio nelle cucine dell’albergo. Nelle operazioni di salvataggio degli ospiti preziosa è stato il contributo di Hemant Oberoi, chef del Taj Mahal Palace, e del suo staff.

Resosi conto dell’attacco all’hotel, lo chef ha dato la possibilità ai membri del suo staff di fuggire, ma tutti sono rimasti lì, per gli aiutare gli ospiti della struttura e per offrire loro uno spiraglio di salvezza. Insieme hanno spento le luci del ristorante, chiudendo a chiave le porte, e hanno invitato le persone a nascondersi qui, nell’ombra e nel silenzio, per sfuggire alla follia degli attentatori fino all’arrivo delle forze dell’ordine.

Al termine del blitz al Taj Mahal Palace, quello che ha siglato la fine delle operazioni antiterroristiche, il bilancio dei morti e dei feriti si è trasformato in una ferita indelebile per l’intero Paese. Tutti i terroristi che avevano guidato gli attentati vengono uccisi tranne uno che è stato catturato vivo.

Dopo gli attentati terroristici di Mumbai

L’operazione terroristica è stata poi rivendicata dai Mujahideen del Deccan, un gruppo islamista che già alcuni mesi prima aveva preannunciato possibili azioni terroristiche, firmando poi gli attacchi di Mumbai con una mail inviata alle maggiori testate giornalistiche. Il governo indiano ha poi diffuso la notizia che i dieci terroristi, tutti molto giovani, provenivano dal Pakistan. C’è chi ha ipotizzato che dietro all’attacco alla città ci fosse l’opera di al-Qāʿida.

Al termine delle operazioni di liberazione degli hotel, sono stati fatte evacuare più di 600 persone rimaste ostaggio dei terroristi per ore e giorni. A perdere la vita negli attacchi di Mumbai, invece, sono state 195 persone, tra cui anche il capo della squadra antiterrorismo e diversi ufficiali di polizia. Più di 300, invece, sono rimaste ferite.

La maggior parte delle vittime erano di nazionalità indiana, ma hanno perso la vita anche almeno 20 persone provenienti da ogni parte del mondo. Dopo gli attacchi terroristici di Mumbai, il ministro dell’interno Shivraj Patil si è dimesso dichiarando di avere una responsabilità morale per quanto accaduto.

Le interminabili ore di sangue e terrore che hanno vissuto i cittadini di Mumbai sono state raccontate attraverso immagini che non si possono dimenticare, così come è impossibile cancellare il ricordo di quello che è successo che vive e sopravvive nelle testimonianze di chi ce l’ha fatta e di chi invece in quel novembre del 2008 ha perso tutto.

Taj Mahal Palace Hotel, gli attentati terroristici di novembre
Fonte: Getty Images
Gli attentati terroristici di Mumbai