Anno bisesto anno funesto. Recita così il popolare detto che riguarda gli anni bisestili, cioè quelli che contano 366 giorni. E il 2024 è uno di questi: il mese di febbraio avrà infatti 29 giorni anziché 28.
Ovviamente questa massima non è altro che una credenza popolare che manca di fondamento scientifico. Tuttavia, è interessante esplorare le origini di questo detto e capire perché in passato si credeva che gli anni bisestili portassero sfortuna.
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Perché esistono gli anni bisestili
Come sicuramente già sai, l’anno bisestile è un anno che ha un giorno in più rispetto agli anni normali, ossia 366 giorni anziché 365. Questo giorno aggiuntivo è chiamato “giorno bisestile” e cade sempre il 29 febbraio.
La ragione principale per l’introduzione degli anni bisestili è legata al fatto che l’anno solare, cioè il tempo che la Terra impiega per compiere un giro completo intorno al Sole, è di circa 365,2422 giorni. Per armonizzare il calendario con questa durata più precisa, si è deciso di aggiungere un giorno extra ogni 4 anni.
Questa pratica è stata formalizzata nel calendario giuliano introdotto da Giulio Cesare nel 45 a.C. Tuttavia, il sistema era ancora leggermente impreciso, accumulando un eccesso di tempo nel corso dei secoli. Nel 1582, Papa Gregorio XIII introdusse il calendario gregoriano, che è ancora in uso oggi, migliorando l’accuratezza del sistema bisestile. In breve, l’anno bisestile è una correzione al calendario che tiene conto della lunghezza più precisa dell’anno solare, contribuendo a sincronizzare il calendario con gli eventi astronomici e ad evitare un graduale scompenso stagionale nel corso del tempo.
L’anno bisestile porta davvero sfortuna?
Anno bisesto, anno funesto. Secondo la saggezza popolare, gli anni bisestili sono intrinsecamente sfortunati. Effettivamente l’ultimo anno bisestile, il 2020, si è rivelato anno particolarmente difficile per tanti.
Ma che origini ha questa credenza? Il detto affonda le radici nell’antica Roma, dove il mese di febbraio, con il suo giorno aggiuntivo, era dedicato ai defunti, associato quindi a concetti di morte e conclusione della vita. La decisione di estendere febbraio di un giorno era considerata, di conseguenza, come un presagio negativo. Tale timore, con il passare degli anni, si è esteso in tutta l’Europa cristiana, arrivando – anche se in forma meno sentita – fino ai giorni nostri.
Cosa fare il 29 febbraio
Questa percezione di infaustità ha gettato un’ombra su ogni anno bisestile, influenzando la mentalità collettiva.
Ciò si riflette nella tendenza di evitare l’avvio di nuove attività o compiti. Alcune credenze popolari ritengono infatti che il giorno bisestile porti sfortuna, e che quindi bisogna avere cautela nel compiere azioni significative in questa data, come impegnarsi in decisioni cruciali.