Francesco e Guido: una famiglia favolosa

Esistono famiglie di tutti i tipi. E alcune sono così favolose che è impossibile non raccontare le loro storie

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Irene Vella

Giornalista, Storyteller, Writer e Speaker

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

Pubblicato: 10 Giugno 2020 12:44

Francesco e Guido, un napoletano e un brianzolo si incontrano a Milano e si innamorano. Potrebbe essere l’inizio di un libro, o la voce narrante di un film, ed invece è l’inizio della storia di oggi.

Una storia d’amore che inizia con un colpo di fulmine da parte di Francesco e un “ci ho messo un pochino di più, ma giusto un filo” da parte di Guido, a casa di amici, per un compleanno.

Dopotutto l’amore è come il Natale, quando arriva, arriva, e per loro due incendia il corpo, il cuore e li mette di fronte a situazioni di difficoltà, come la lontananza, che all’inizio di un rapporto a due potrebbe essere deleteria.  Guido scopre che nel giro di poco la sua azienda lo trasferirà a New York per due anni, e questa notizia invece di metterli in crisi li riesce ad unire ancora di più.

Fabulous Families

Razionalmente più si avvicina la data della partenza più pensano di lasciarsi, ma più pensano di mollare il colpo, più si rendono conto di non riuscire a stare separati, e allora si fanno una promessa. Non dovranno mai stare lontani per più di tre settimane, Francesco è un libero professionista e così almeno una volta al mese NY diventa il suo lungo weekend di dieci giorni, mentre Guido viene a Milano una volta al mese dal venerdì alla domenica. Un impegno non solo fisico, ma anche economico, che però li rende inseparabili, prima nonostante i migliaia di chilometri di distanza, poi a dicembre finita la trasferta di Guido, la coppia viene nuovamente messa alla prova.

Questa volta ci pensa il Covid-19, una quarantena lunga più di sessanta giorni, che serve a consolidare il loro amore, perché amarsi da lontano è più facile, ma amarsi per ventiquattro ore al giorno ti dà il polso reale della situazione.

Ma cosa hanno di speciale questi due ragazzi che non abbiano altri miliardi di coppie etero? Perché abbiamo deciso di raccontarveli?

Forse per farvi capire come nasca il desiderio di paternità in una coppia gay, forse proprio per farvi capire come il desiderio di vedere un giorno un bambino che abbia i propri occhi, o lo stessa ossessione nel saltare le mattonelle bianche, o le fossette nelle guance non dovrebbe avere limiti, non almeno quelli imposti dal pensiero comune, che per fortuna sta cambiando, ma che ancora è ben lontano in un Paese fortemente cattolico (e bigotto) come il nostro, dal diventare normalità.

Perché in Italia si concede l’adozione ad un papà single gay solo nel caso in cui questa bambina abbia la sindrome di down e venga rifiutata da sette famiglie cosiddette normali, proprio in una situazione in cui forse la prova cui viene sottoposto questo papà è ancora più difficile.

Eppure questa è la realtà, questa è la storia di Luca ed Alba, che dovrebbe averci insegnato qualcosa, forse semplicemente che l’amore non dovrebbe avere vincoli di genere, orientamento sessuale o monogenitorialità. Che forse per un bambino non c’è paragone tra il vivere in un orfanotrofio ed il crescere con due genitori dello stesso sesso. Eppure nel 2020 c’è ancora chi fa battaglie e fonda partiti per impedire ad altre persone di amarsi e di desiderare di diventare genitori un giorno, come se bastasse essere etero per avere la patente di buoni padri o buone madri. Come se le pagine di cronaca nera non fossero piene di mariti che ammazzano mogli e figli, o come se famosi assassini del passato non fossero stati anche genitori. Non è l’orientamento sessuale a rendere buono un padre, o una madre, quello lo fa il cuore.

E Guido e Francesco ne hanno così tanto che prima ancora di potersi avvicinare a questo sogno, pensano a come poter raccontare un giorno al loro figlio/a la storia della loro famiglia, una famiglia “diversa”, ma non per questo meno bella.

Allora si mettono alla ricerca del Santo Graal, il libro di favole che spiega ai bambini che ogni famiglia è una famiglia a prescindere dal genere, dall’identità e dall’orientamento sessuale dei suoi componenti, ma non trovano molto, qualcosa c’è, ma non è abbastanza. E allora decidono di scriverlo loro.

Nasce così Fabulous Families, il libro che racconta le storie di sette famiglie animali non convenzionali, tutte ispirate a storie realmente accadute. C’è la storia di Susie&Alberta, due cagnoline che si innamorano e decidono di crescere i propri cuccioli insieme, quella di Mirtilla, una pecorella maculata abbandonata dai propri genitori a causa del proprio aspetto e successivamente adottata dal dalmata della fattoria, e poi quella Pinky, una delfina rosa come un confetto (anche questa storia vera) che nonostante il suo diverso aspetto riesce a diventare il leader del proprio branco.

Con ogni favola cercano di insegnare ai bambini che siamo tutti diversi, e che se c’è l’amore ogni famiglia è favolosa.

Ogni favola è stata scritta con il consiglio di un insegnante e una psicologa dell’infanzia, è stata illustrata da un artista diverso ed è accompagnata da una melodia al pianoforte scritta da Francesco.

Per far sì che questo libro diventi realtà hanno lanciato una campagna di raccolta fondi (potete trovare tutte le informazioni sul loro profilo Instagram) e noi di Di Lei, che da sempre crediamo nell’inclusione e nella diversità (che non esiste) abbiamo sposato il progetto in pieno.

La conditio sine qua non? Io sarò la zia del loro bambino/a. E questa non è una minaccia. È una promessa.

La favola comincerà così:

Esistono famiglie di tutti i tipi.

E alcune sono così favolose che è impossibile non raccontare le loro storie…

Questa è la storia di Guido e Francesco.

Guido e Francesco (foto Riccardo Torri)