4B Movement: cos’è il movimento femminista sudcoreano che sta sfidando le convenzioni globali

Dal rifiuto del matrimonio alla lotta contro gli stereotipi di genere: ecco come il movimento 4B sta ridefinendo il femminismo in Corea del Sud e ispirando cambiamenti globali, dall’Asia all’Europa

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Miriam Tagini

Giornalista e Lifestyle Editor

Giornalista pubblicista, in passato ha lavorato come web editor, content creator e social media manager. È bilingue e collabora con testate online nazionali e magazine internazionali. Per DiLei scrive di Lifestyle nella sezione GirlZ.

Pubblicato: 3 Dicembre 2024 18:22

Negli ultimi anni, il 4B Movement si è affermato come una delle più radicali e discusse correnti femministe a livello globale. Nato in Corea del Sud, un Paese conosciuto per la sua combinazione unica di modernità e tradizione, il movimento ha conquistato l’attenzione internazionale grazie alla sua critica diretta al patriarcato e alle sue scelte di rottura. E, nelle ultime settimane, è tornato più che mai al centro del dibattito culturale e sociale. Ma cos’è esattamente il Movimento 4B, perché è nato e come si è trasformato in un fenomeno globale? Scopriamolo insieme.

Cos’è il Movimento 4B?

Il nome “4B” deriva dalla parola coreana bi (비/非), che significa “no”. Questo piccolo termine racchiude un messaggio di ribellione e resistenza: il Movimento 4B si fonda su quattro principi cardine, ciascuno dei quali rappresenta un rifiuto esplicito di alcuni aspetti della tradizionale vita femminile:

  1. Bihon (no al matrimonio eterosessuale).
  2. Bichulsan (no alla maternità).
  3. Biyeonae (no agli appuntamenti).
  4. Bisekseu (no alle relazioni sessuali eterosessuali).

Le donne che aderiscono al Movimento 4B scelgono di vivere senza legarsi romanticamente o sessualmente agli uomini, rifiutando i ruoli di moglie e madre che la società patriarcale ha storicamente imposto loro. Non si tratta semplicemente di dire “no” a queste esperienze, ma di affermare la propria autonomia e costruire vite che rispecchino i propri desideri e valori.

Come nasce il Movimento 4B

Il Movimento 4B ha radici profonde nella storia della Corea del Sud, un Paese che, nonostante la sua immagine moderna e dinamica, nasconde una realtà fatta di forti disuguaglianze di genere. Il movimento ha iniziato a prendere forma alla fine degli anni 2010, in un contesto segnato da gravi episodi di violenza di genere e da un crescente senso di insoddisfazione tra le giovani donne.

Un evento particolarmente significativo è stato l’omicidio di una donna in un bagno pubblico a Seoul nel 2016, che ha scosso l’opinione pubblica e messo in luce le vulnerabilità che il genere femminile affronta quotidianamente. Episodi come questo hanno spinto molte donne a cercare spazi online dove poter condividere esperienze, riflessioni e strategie di resistenza al patriarcato.

Praticamente in contemporanea, attiviste online hanno iniziato a sfidare gli esigenti standard di bellezza della Corea del Sud. Nel 2018, alcune giovani donne hanno infatti iniziato a pubblicare video in cui distruggevano prodotti per il trucco e si tagliavano i capelli cortissimi in quello che è diventato noto come il movimento Escape The Corset (che tradotto letteralmente significa: sfuggire al corsetto). Quest’ultimo incoraggiava le donne a rifiutare gli standard di bellezza imposti dalla società, abbandonando il trucco, la chirurgia estetica e gli abiti restrittivi.

Entrambi questi movimenti hanno segnato una svolta nella scena socioculturale del Paese, spingendo molte donne a mettere in discussione non solo le aspettative estetiche, ma anche i ruoli di genere più ampi.

Le donne sono più che ruoli sociali

Al centro del 4B Movement vi è una riflessione fondamentale: le donne non sono ruoli sociali prestabiliti, ma individui completi con diritti e libertà di autodeterminarsi.

La società patriarcale, per secoli, ha vincolato le donne a funzioni specifiche: madri, mogli, casalinghe. Questi ruoli sono stati perpetuati non solo dalla cultura popolare, ma anche da politiche statali e aspettative sociali che hanno ridotto l’identità femminile a ciò che una donna può offrire alla famiglia o alla società.

In Corea del Sud, il malcontento è esploso contro queste imposizioni, come dimostrano le proteste contro il “Pink Birth Map”, una mappa lanciata dal governo nel 2016 per monitorare le donne in età fertile. Ridurre una metà della popolazione a “strumenti di riproduzione” ha provocato indignazione, spingendo molte a proclamare che il loro corpo non è proprietà dello Stato. Frasi come “Una donna non è una macchina per fare figli” e “Il mio utero non è un bene nazionale” sono diventate slogan di battaglie contro il patriarcato nel Paese asiatico.

Questo rifiuto radicale dei ruoli sociali tradizionali si riflette anche nelle scelte di vita delle donne 4B. Non si tratta solo di decisioni individuali, ma di un atto politico che sfida le fondamenta stesse della struttura patriarcale. È un modo per dichiarare che le donne non esistono per sostenere gli uomini, ma per vivere secondo i propri termini, libere da aspettative che le vogliono inquadrate in binari predeterminati.

Il 4B Movement in Corea del Sud

La Corea del Sud è spesso vista come un Paese moderno e innovativo, con le sue luci al neon, il K-pop e la tecnologia all’avanguardia. Tuttavia, la realtà per molte donne sudcoreane è ben diversa. Secondo un rapporto del World Economic Forum, la Corea del Sud si colloca tra i peggiori Paesi al mondo per il divario salariale di genere, e la violenza contro le donne, sia fisica che digitale, è una piaga diffusa.

In risposta a queste disuguaglianze, il 4B Movement si è trasformato in una comunità coesa di donne che si supportano a vicenda per costruire vite libere dalle aspettative patriarcali. Le attiviste utilizzano i social media per condividere storie e diffondere il messaggio del movimento. YouTuber come Lina Bae, nota per la sua critica agli standard di bellezza irraggiungibili, e Jung Se-Young, che racconta come il trattamento delle donne nella sua famiglia l’abbia portata a rifiutare il matrimonio, sono diventate punti di riferimento.

Le manifestazioni di questo non si limitano al digitale. Proteste di massa si sono svolte in diverse città sudcoreane, tra cui una maratona di testimonianze di 33 ore a Seoul, dove donne di ogni età hanno condiviso le loro esperienze di violenza e discriminazione.

Il movimento nel resto del mondo

Sebbene le sue radici siano profondamente legate alla cultura e alla società sudcoreana, il 4B Movement ha trovato risonanza anche oltre i confini nazionali. Negli Stati Uniti, ad esempio, l’elezione e la successiva rielezione di Donald Trump hanno spinto molte donne a cercare nuovi modi per resistere al patriarcato.

Le idee del 4B sono infatti state accolte con entusiasmo da alcune femministe americane, che vedono in esso un modello di resistenza che non si limita a questioni economiche, ma che affronta direttamente le radici culturali e politiche della disuguaglianza di genere. Il movimento offre un messaggio universale: l’autonomia e la libertà delle donne non possono essere sacrificate sull’altare delle aspettative sociali.

Anche in Cina, una variante del movimento chiamata 6B4T sta guadagnando attenzione. Questa versione aggiunge due principi: il rifiuto del consumismo e la promozione dell’aiuto reciproco tra donne non sposate.

In Europa, invece, il 4B Movement non ha ancora assunto una forma ben definita, ma le sue tematiche iniziano a essere discusse, soprattutto nelle comunità femministe online. Paesi come la Francia, la Germania e l’Italia stanno assistendo a una crescente attenzione verso i temi di autonomia femminile e rifiuto degli stereotipi di genere. In Italia, ad esempio, il dibattito sulle scelte di vita senza figli – alimentato da campagne come quella contro il child-free shaming – trova punti di contatto con il rifiuto del bichulsan del 4B.

Inoltre, il contesto europeo, con la sua pluralità culturale e politica, offre un terreno fertile per riflettere sulle sfide specifiche legate alla condizione femminile. Le battaglie contro il gender gap e per la parità di opportunità lavorative riecheggiano molte delle rivendicazioni del 4B, aprendo la strada a conversazioni che potrebbero far evolvere il movimento in una versione locale adattata al contesto europeo.

Insomma, questo movimento, con la sua critica radicale al patriarcato, sta diventando un linguaggio universale di resistenza, capace di ispirare donne in ogni angolo del pianeta, dall’America all’Europa, portando avanti un messaggio chiaro: esiste un altro modo di vivere, uno che non passa per le gabbie delle aspettative patriarcali.

Perché se ne torna a parlare oggi?

Nonostante il movimento 4B sia nato diversi anni fa, la sua rilevanza non è mai stata così attuale. In Corea del Sud, le sue tematiche continuano a occupare il dibattito pubblico, specialmente alla luce di un presidente, Yoon Suk-Yeol, che ha deciso di chiudere il Ministero dell’Uguaglianza di Genere, negando apertamente l’importanza di politiche a favore delle donne.

Ma non è solo la politica coreana a riportare in auge il 4B: a livello globale, le battaglie per i diritti delle donne stanno attraversando un periodo critico.

Negli Stati Uniti, l’elezione di Donald Trump e il suo imminente ritorno sulla scena politica hanno amplificato l’attenzione sul movimento. Trump, con il suo conservatorismo dichiarato, ha incarnato una visione tradizionale del ruolo femminile: donna come madre, moglie e custode della famiglia. Durante la sua precedente presidenza, politiche contro l’aborto e dichiarazioni apertamente misogine hanno galvanizzato l’attivismo femminista. L’abrogazione di Roe v. Wade nel 2022 – una sentenza che garantiva il diritto all’aborto a livello federale – è stata vista come un colpo durissimo alle libertà delle donne e ha acceso proteste in tutto il Paese.

Anche in Europa si registra una regressione su alcuni di questi temi. In Polonia, l’aborto è quasi totalmente vietato; in Ungheria, il governo di Viktor Orbán promuove politiche per incentivare le nascite, sottolineando il ruolo tradizionale delle donne come madri. In Italia, il governo di Giorgia Meloni ha spesso enfatizzato l’importanza della “famiglia tradizionale”, puntando su politiche che promuovono la natalità e sottintendono una visione della donna come moglie e madre al centro della famiglia. Nonostante sia la prima donna a guidare il Paese, Meloni ha mostrato scarso interesse per politiche che mirano all’emancipazione femminile o alla parità di genere, alimentando dibattiti sulla rappresentazione dei diritti delle donne.

Il ritorno del 4B Movement riflette dunque una nuova urgenza nel dibattito globale: in un momento storico in cui i diritti conquistati sembrano essere sotto attacco, le donne stanno riscoprendo la potenza di una risposta collettiva e radicale. Non si tratta solo di una lotta locale, ma di una chiamata universale per ripensare il modo in cui il patriarcato influenza ogni aspetto della vita moderna.