Affrontare la sessione invernale, la guida di sopravvivenza passo passo

Appelli di gennaio e febbraio, non vi temiamo

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Alessia Agosta Del Forte

Lifestyle Editor

Racconta da dentro la Gen Z, cercando di far emergere la voce, i linguaggi e le sensibilità di una generazione che non ha paura di ridefinire le regole.

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Le vacanze di Natale non significano solo cenoni, famiglia e relax. Per qualcuno, esse anticipano il momento più temuto dagli studenti: la sessione invernale.

E tra un pandoro e un altro, ci si affanna per studiare più pagine possibili, condividere appunti e preparare gli esami universitari.

Ma ci sono alcuni tips con cui si può affrontare la sessione invernale, eliminando la sensazione di essere condannati a morte.

L’università e la sessione

Gli eventi universitari, le nuove amicizie, l’indipendenza… tutto molto bello, purtroppo però l’università non è fatta solo di divertimento.

In quasi tutti gli atenei italiani, i bimestri gennaio-febbraio e giugno-luglio sono interamente dedicati agli appelli degli esami del corso che si frequenta.

Mesi intensi, dove le pagine da ripassare sono centinaia, i libri da recuperare non si contano sulle dita di una mano e l’ansia è alle stelle.

A volte non è sufficiente ripassare con gli amici o fare nottata per terminare un capitolo, servono dei piccoli consigli per tenere a bada le emozioni e organizzare al meglio il materiale, con il proprio metodo di studio e prendendosi cura della propria salute mentale. Come possiamo affrontare la sessione invernale al meglio?

Il metodo di studio: l’ABC degli studenti

Se sei un’estetista, devi sapere come si fanno le unghie. Se sei un’infermiera, sai anche come fare un prelievo. Se sei una studentessa, è fondamentale trovare il tuo metodo di studio.

È necessario affinché non si sprechino risorse cognitive importanti utilizzando modalità non conformi al nostro apprendimento.

Non tutti impariamo alla stessa maniera, perciò serve innanzitutto capire come memorizziamo meglio le informazioni. Ripetendo con il libro davanti? Scrivendo prima un riassunto? O sono più utili le mappe concettuali?

La modalità con cui raccogliamo i dati (e creiamo collegamenti) è il primo passo per capire come ricordarli.

Tra i metodi di studio più in voga troviamo: il metodo del pomodoro, che consiste nello studiare a blocchi di 25 minuti, seguiti poi da una pausa. Le mappe concettuali sono ottime per creare collegamenti tra gli argomenti della materia e individuare il fil rouge. Ad alcuni, invece, tornano utili le flashcard, i biglietti su cui vengono scritte domande o argomenti a cui rispondere.

Pronti, partenza, via

Dopo aver individuato qual è il metodo di studio che funziona meglio per noi (non abbiate paura di provare!), si arriva alla resa dei conti.

Ti tengo la mano mentre te lo dico, ma sì: bisogna studiare.

So che è molto più bella la parte in cui si scrivono gli appunti in bella calligrafia, con i pennarelli colorati e i post-it, ma ahimè dopo ciò, bisogna studiarli.

Utilizzando il metodo che preferiamo, riusciremo ad arrivare senza preoccupazioni agli appelli d’esame. È chiaro che ci sono molte variabili in questo percorso, ma partendo organizzate e preparate saremo molto più rilassate.

Non serve studiare tutto e subito, altrimenti ci sovraccaricheremo di informazioni.

Compilare un programma di studio che arrivi al giorno dell’esame ci aiuta a tenere traccia sia dei nostri progressi, che della grandezza del programma da preparare.

Studiare un tot di pagine al giorno, ripetere una o due lezioni alla volta o fare un tot di esercizi sono piccoli passi che, sommati, porteranno ad aver completato lo studio pochi giorni prima dell’esame, per poi dedicarsi a un ripasso generico.

sessione invernale
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Vacanze sui libri: come non impazzire

Niente produttività tossica

Il metodo e le tempistiche sono solo nostre, fare paragoni con i percorsi degli altri può causarci ansia.

Prima di studiare, prendi un bel respiro e ripetiti che lo stai facendo per te, l’unica che devi soddisfare e con cui non devi essere troppo severa. Ti conosci, sai i tuoi punti di debolezza, perciò accoglili invece di puntarti il dito se per studiare gli appunti ci metti più tempo della tua collega.

Magari lei ha un metodo di studio per niente efficace per le sue capacità, oppure è molto veloce a ripetere ma mancheranno i collegamenti tra gli argomenti.

Non ti affannare per raggiungere gli altri, per studiare più cose possibile. Le pause sono altrettanto importanti e servono a riposare e ricaricare la mente.

Infine, premiati con qualche ricompensa dopo un pomeriggio di studio intensivo, dove su WhatsApp si sono accumulate le chat a cui non hai potuto rispondere e fuori è già buio.

Self-care come must durante la sessione

Mentre passi le vacanze a studiare, non ti dimenticare di prenderti cura di te.

Una bella skincare per iniziare la giornata o per terminarla dà la sensazione di mettere un punto al lavoro svolto. Domani è un altro giorno.

E perché non tenersi compagnia con una puntata della serie che si sta guardando mentre si pranza? Si riposa la mente e ci si stacca dai libri.

Un po’ più estremo e dispendioso, mettersi d’accordo con i propri amici per un viaggio all’insegna del divertimento e della spensieratezza, come premio a fine sessione.

Anche tenere lontano il telefono è una pratica di self-care: stiamo alla larga dalle distrazioni e da tutto ciò che, durante lo studio, può scoraggiarci. A quante è capitato di aprire Instagram e, durante la sessione, vedere persone essere in settimana bianca o viaggiare? E quante avrebbero voluto essere al loro posto?

Attività allettanti che non fanno altro che farci chiedere “Ma a me chi me l’ha fatto fare?”. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Meglio ignorarle.

Ultimo ma non meno importante… il voto non fa la sessione

Possiamo studiare tutto alla perfezione, arrivare riposate e preparate agli appelli. Ma il giorno dell’esame ci sono vari elementi che possono cambiarne il risultato.

Tenere a bada le emozioni non è semplice, può capitare che l’ansia prenda il sopravvento e faccia dimenticare gran parte del programma preparato.

Ci sono anche casi in cui il professore non ne vuole proprio sapere di dare un voto più alto, c’è poco da fare lì.

Ma concentrarsi sul voto finale, sia che l’esame vada bene oppure no, non è la soluzione giusta.

Studiamo per imparare, per chiudere il cerchio degli studi eruditi e preparati ad affrontare il mondo. Se il voto che prendiamo ci soddisfa, bene così, abbiamo un pensiero in meno. In caso contrario, vediamo come migliorare il metodo di studio.

Non lasciamo che un voto definisca la nostra intelligenza. Noi sappiamo quanto valiamo e fino a dove possiamo spingerci, affrontiamo la sessione passo passo e tutto andrà bene.