Luca Tommassini, un sognatore tra palco e realtà

Dal figlio mancato con Madonna, al palco del Maracanà davanti a 150mila persone, partendo dalla periferia romana. La seconda parte dell'intervista

Foto di Irene Vella

Irene Vella

Giornalista, Storyteller, Writer e Speaker

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

Pubblicato: 11 Novembre 2020 12:35

Decidere di raccontare un personaggio famoso è sempre una scommessa, non sai mai cosa uscirà fuori dalle domande, non sai che piega prenderanno le sue risposte, a volte non sai nemmeno se accetteranno di confidarsi o se metteranno dei paletti. C’è chi non vuole raccontare la sua vita privata, chi non vuole mostrare la persona reale, al di fuori del personaggio, chi è molto più timido di quello che appare. E poi c’è Luca Tommassini. Ho sempre desiderato avere l’opportunità di scambiarci due chiacchiere, per soddisfare la mia curiosità, per cercare di capire se quello che ho sempre pensato essere un genio buono fuori dagli schemi, fosse realmente così.

Ho avuto la conferma che cercavo, Luca è tutto quello che si vede, ma anche molto di più, perché è rimasto un dreamer che nel frattempo, se può, cerca di realizzare i sogni degli altri, come quando da direttore artistico di X Factor invitò trenta rappresentanti della sua virtual family, i suoi followers, a prendere attivamente parte alle coreografie durante la finale al Forum di Assago, spalancando loro le porte di uno dei palchi più famosi del mondo.

Quello che colpisce di questo ragazzo cresciuto a Primavalle, nella periferia di Roma, sono le sue innumerevoli vite, dal figlio mancato con Madonna, al suo assolo sul palco del Maracanà a Rio davanti a 150mila persone, alla soddisfazione di calcare il red carpet della notte degli Oscar. Lui scampato alle aggressioni dei bulli, diventando l’ambasciatore dell’organizzazione Bulli stop, ha sconfitto il mostro di una tentata violenza sessuale, si è affrancato da un padre violento, ha dimostrato con la sua vita che “se vuoi, puoi”, che non esistono stop eterni, ma solo contrattempi, che gli amici sono la famiglia che ti scegli, e che gli amori finiti non sono fallimenti, ma trionfi perché sono esistiti. E questa è la seconda parte dell’intervista realizzata in esclusiva per le lettrici di DiLei. Luca Tommassini (la prima parte la potete leggere qui).

In base a cosa scegli i programmi o gli artisti con cui collaborare?
Prima erano loro a scegliere me, aver avuto successo mi ha permesso di scegliere con chi farlo, la ricchezza oggi sta nel poter scegliere i progetti che mi fanno alzare dal letto presto per andare a lavorare. Mi sento vivo quando lavoro con un grande artista, che grande non vuol dire che vende tanti dischi attenzione ma grande perché lo ritengo tale, li scelgo in base a questo, a quanto mi emoziona o mi stimola il progetto o l’artista.

Fonte: Getty
Luca Tommassini nel 1991 prende parte al “I’m Your Baby Tonight World Tour” di Whitney Houston. (Getty)

Che rapporto hai con l’amore? Lo aspetti o lo cerchi?
Diciamo che quello che mi cerca di solito non mi interessa, quello che cerco io di solito è sbagliato, però in tutto questo tempo ho avuto grandi storie d’amore, ho capito che non sono stati dei fallimenti sono stati dei trionfi perché sono esistiti.

Ho letto che Madonna ti aveva proposto di avere un figlio con lei, anche se di fatto poi tu non lo avresti cresciuto, sei pentito di non esserti lasciato convincere?
Non lo volevo in quel momento, era una decisone che andava presa nell’immediato, ed ho risposto in maniera onesta e sincera, alla fine del discorso eravamo tranquilli tutti e due, non abbiamo nemmeno approfondito l’argomento, le decisioni vanno prese nell’istante in cui vengono richieste, pentirsi successivamente non serve a niente.

I tuoi primi 50 anni sono stati favolosi, cosa dobbiamo aspettarci per i secondi?
I mie primi cinquant’anni sono stati faticosi e spero che lo siano pure i prossimi.

Da una decina di giorni il  D.P.C.M. Che ferma i teatri i concerti e i cinema è legge, pensi che si sarebbe potuto fare qualcosa di diverso?
Assolutamente si poteva fare qualcosa di diverso, è che noi dello spettacolo, per quando visibili, per queste cose diventiamo improvvisamente trasparenti, quasi come se non esistessimo. Ma bisogna trovare il modo per far sopravvivere le persone che ci lavorano, stanno perdendo quelle piccole compagnie o imprese che non si possono mettere in pausa. Come possono sopravvivere se nessuno ci pensa?

Due settimane fa Papa Francesco ha aperto alle unioni civili, convinto dalla lettera di una figlia di due papà. Finalmente o c’è ancora da lavorare tanto?
Questo è il percorso personale di un uomo, che successivamente è diventato papa continuando a crescere e ad evolversi, io spero che le cose cambino, ma lo spero soprattutto per loro, perché gli esseri umani si sono organizzati, perché non ci sono più tutte queste persone che aspettano l’approvazione della chiesa per decidere come organizzare la propria vita.  È la chiesa che si deve adeguare ai tempi, altrimenti sono le chiese che rimarranno vuote.

Ti definisci un Dreamer. Hai ancora sogni da realizzare?
Ho ancora tantissimi sogni da realizzare, il problema è che io sogno mentre sto realizzando un altro sogno quindi sono sempre in ritardo sui sogni.

Per fortuna.