Castello della Rotta, la storia del maniero più infestato d’Italia

Il Castello della Rotta, noto per le sue leggende spettrali, è un luogo dove storia e mistero si intrecciano, attirando curiosi e appassionati da tutta Europa

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Francesca Secci

Giornalista

Sarda, ma anche molto umbra. Giornalista pubblicista, sogno di una vita, da maggio 2023, scrive soprattutto di argomenti che riguardano l’attualità.

Pubblicato: 3 Novembre 2024 22:35

Il Castello della Rotta è avvolto da un’aura sinistra, considerato da molti il castello più infestato d’Italia. A pochi chilometri da Moncalieri, a due passi da Torino, sorge un maniero che sembra portare il peso di secoli di tragedie e ombre. Costruito nel IV secolo come postazione di difesa, il Castello della Rotta è più di un’antica residenza fortificata; è un luogo dove si intrecciano storia e leggende di passioni proibite, vendette feroci e presenze inquietanti che hanno alimentato la sua fama di castello più infestato d’Italia.

Tra guerre e sconfitte: il castello e il significato del suo nome

Edificato per proteggere il ponte sul torrente Banna, strategico per i commerci romani, il Castello della Rotta porta un nome che già anticipa il suo destino di luogo di scontro e sconfitta. Si dice che derivi dalla battaglia del 1639, quando Tommaso di Savoia fu duramente sconfitto dai francesi. Altri, invece, sostengono che il termine “Rotta” abbia radici più antiche e significhi “luogo aperto”, un riferimento alla vasta pianura che lo circonda. Questa doppia interpretazione sembra riflettere i conflitti che attraversano il castello, sia nelle vicende storiche che in quelle ultraterrene.

Nonostante le ristrutturazioni degli anni ‘80, che ne hanno conservato l’imponenza medievale, il Castello della Rotta mantiene l’aspetto suggestivo di un luogo dove il tempo sembra sospeso. La torre di vedetta, alta e maestosa, si erge sopra l’ingresso principale, una volta affacciato su un fossato, e decorato con una lapide quattrocentesca.

Sfortunatamente, oggi il castello è proprietà privata e non è visitabile, ma per chi si trova nei paraggi, c’è sempre la speranza di scorgere, anche solo per un istante, una delle tante anime che popolano il castello più infestato d’Italia.

L’eredità dei Templari

Poche, frammentate e incerte, le notizie storiche lo collocano come possibile proprietà dei Templari in Piemonte. C’è chi sostiene addirittura che siano stati loro a costruirlo, in un punto strategico per sorvegliare il ponte sul torrente Banna, poco distante. Questo ponte, riadattato nel tempo e ancora in uso nel Novecento, è recentemente riemerso grazie all’opera di Francesco Lorusso, noto come “Léon”, un medievalista appassionato che conosce a fondo ogni angolo del castello e dei suoi dintorni.

Tra le mura antiche e i corridoi silenziosi, si respirano storie di cavalieri, segreti perduti e figure eteree che sembrano voler rimanere ancorate a questa terra. Un luogo che incarna il fascino dell’occulto, con una storia da scoprire e un mistero che continua a nutrire la sua fama spettrale.

Il cavaliere senza testa: amore e morte oltre la vendetta

Tra le presenze più chiacchierate c’è il fantasma di un cavaliere templare, forse una leggenda, forse no. Raccontano che fosse innamorato della giovane promessa sposa del signore del castello, un uomo zoppo e crudele, poco apprezzato dalla dama.

L’amore proibito tra il cavaliere e la ragazza, però, non rimase a lungo un segreto: il padrone scoprì la tresca e decise di vendicarsi in modo feroce. La giovane venne rinchiusa in una torre e, senza pietà, gettata nel vuoto. Il cavaliere, devastato dalla notizia, partì per le crociate, dove trovò la morte. Oggi si dice che il suo spirito vaghi ancora nel castello, in cerca di una pace mai raggiunta, con la testa avvolta in un sudario.

Un frate murato vivo: il peccato e la punizione eterna

Non è l’unico fantasma a rendere il Castello della Rotta un luogo sinistro. Tra le storie, si narra di un frate, un uomo caduto in disgrazia dopo essere stato sorpreso con una donna. La punizione? Murato vivo nelle segrete del castello. E così, la sua anima condannata sembra ancora popolarsi tra le mura, rendendo ogni angolo del castello un luogo carico di ombre e di un silenzio opprimente.

Il bambino perduto e la ricerca disperata della nutrice

Ancora più commovente e straziante è la storia di un bambino vivace che, durante un gioco, sfuggì al controllo della nutrice per finire tragicamente sotto le ruote di una carrozza. Si racconta che l’entità del bambino e quella della nutrice vaghino nei corridoi del castello, come in un eterno inseguimento. Ogni tanto, qualcuno dice di sentire l’eco di passi piccoli e rapidi, o di percepire una presenza che non si può spiegare.

I frati incappucciati: il corteo silenzioso che sfida il tempo

Ogni anno, la notte tra il 12 e il 13 giugno, una strana processione di frati incappucciati attraverserebbe il viale principale del castello, per poi sparire dietro il portone. Molti testimoni giurano di aver visto questa scena inquietante, come se un rituale antico e mai interrotto si ripetesse nell’ombra della notte. Un appuntamento fisso che aggiunge un altro tassello al mistero oscuro del castello.

Due amanti e l’assedio dei saraceni: l’eco di un addio senza ritorno

Il castello è stato teatro di un ultimo, straziante amore. Durante un assedio saraceno, la donna amata dal cavaliere fu uccisa e lasciata sul ponte, senza che il suo amato potesse salvarla. Dopo la tragedia, il cavaliere abbandonò tutto e scelse di farsi frate, forse per cercare una pace che, a quanto pare, non ha mai trovato. Anche la sua figura sembra ancora vagare tra i luoghi del maniero, a testimoniare un amore spezzato senza possibilità di ritorno.

La dama in cerca di vendetta e altre apparizioni

Tra le figure che si dice infestino il castello c’è anche una dama bionda, un’antica proprietaria che avrebbe scelto di togliersi la vita, esasperata dalle angherie del marito. Pare che il suo fantasma si aggiri nelle pianure circostanti, un’apparizione che molti associano al dolore e al desiderio di rivalsa. E poi ci sono visioni di battaglie, di cavalieri in armi e addirittura di eserciti in marcia, immagini che sembrano riaffiorare come echi di un passato sanguinoso.

Il frate della rotta: una storia d’amore e vendetta

Un’altra leggenda avvolge il “frate della rotta”. Si racconta di un nobile proprietario del castello, innamorato di una nobildonna. Proprio il giorno del loro fidanzamento, il castello subì un attacco da parte dei saraceni, che inseguirono la ragazza fino alla cima della torre.

Piuttosto che cadere nelle mani del nemico, la donna si gettò dalla torre, trovando la morte. Il nobile si batté contro gli assedianti fino all’alba, quando scoprì la perdita della sua amata sul ponte levatoio. Folle di dolore, decise di partire per la Terra Santa e divenne un monaco guerriero, dedicando la sua vita alla vendetta contro chi era stato responsabile di quell’atroce evento.