Ci sono storie che sopravvivono al tempo, storie che aspettano solo di essere raccontate, nascoste nei meandri polverosi della memoria, o semplicemente in qualche cassetto di una libreria che nemmeno sapevi di avere, in una soffitta abbandonata o nel comodino della nonna, e che cominciano così: “Ciao Irene sono Cristina, la tua vicina di paese, volevo farti conoscere una storia, siamo nel 1976, il 6 maggio, durante il terremoto in Friuli, c’è una lettera ritrovata durante il lockdown, la ricerca nei social di questa bambina, e oggi la partenza per conoscerci. Vorrei tanto che la raccontassi, sono giorni di emozione, quelle che sai raccontare come fossi la protagonista, perché tu le vivi…” Potevo tirarmi indietro? In esclusiva per le lettrici di DiLei la storia di Cristina e Antonella.
6 maggio 1976
Come in tutte le sere del mese di maggio entrambe quelle due bimbe Cristina di Ponte di Brenta e Antonella di Gemona del Friuli sono solite andare alla recita del Rosario presso la chiesa del proprio paese. Ma quella sera del 6 maggio 1976, non si sa per quale ragione Antonella rimane a casa con la sua famiglia mentre Cristina con le sue amiche è già seduta sui primi banchi della chiesa impaziente poi di uscire per rimanere a giocare a nascondino, fino al richiamo dei genitori, che le concedono quella mezz’ora di gioco in più come scambio della recita del Rosario.
Ore 21, Ponte di Brenta. Una scossa di terremoto
Cristina e le amiche sono ancora in chiesa. La terra trema ma lì in quella chiesa non viene percepita nessuna scossa, all’uscita però capiscono che qualcosa è successo. Tutto il paese è riverso nelle strade e tutti con il naso rivolto in su a guardare i tetti delle case. Ignare di ciò che è successo si incamminano felici verso casa, il loro unico pensiero è giocare, subito interrotto dall’arrivo dei loro genitori che con coperte e maglioni parlano loro di scosse di terremoto e del pericolo di entrare subito nelle proprie abitazioni.
Ore 21 Gemona. Una scossa di terremoto
Antonella con i suoi otto anni entra nel buio di quella notte dove tra polvere e macerie viene portata in uno spiazzo aperto assieme alla sua famiglia. La parola che continua a sentire è “terremoto”, ma lei non capisce, non sa che cosa sia, chi l’ha mandato. Passa tra le macerie della chiesa dove avrebbe dovuto recarsi quella sera per la recita del Rosario, che è completamente distrutta. Solo le colonne e il portone centrale rimangono in piedi. Antonella passa macerie su macerie, arriva nei pressi del Duomo dove tra le pietre intravede quel Cristo in croce che lei ammirava ogni volta che vi entrava. È lì che i suoi pensieri si fermano, chiedendosi chi può aver fatto questo.
Passano alcuni giorni nei pensieri di Cristina il terremoto torna con un compito per casa assegnato dalla maestra: inviare un aiuto ai bambini terremotati del Friuli Venezia Giulia. La sua mamma, sarta, confeziona degli abiti nuovi prendendo a lei tutte le misure necessarie. A quel punto quel terremoto se n’è andato assieme a quel pacco di vestiti.
Passano 44 anni. Aprile 2020, Covid lockdown
Si sistemano armadi, cassetti e cassettoni e dentro uno di questi c’è una busta “alla bambina Cristina B. via … Ponte di Brenta…”. La scrittura è infantile. La guardo, prendo la lettera, la apro cominciano a tremarmi le mani ma non so il perché, mi colpisce quel foglio tutto incorniciato da funghetti rossi. È datata gennaio 1977, Lignano. Comincio a leggerla e i miei pensieri tornano a quel maggio 1976 a quel nascondino non giocato, a quelle misure prese, a quel pacco. Si firma Antonella ci mette anche il cognome e l’indirizzo ringrazia me e la mia mamma per i vestiti che sembrano essere stati fatti proprio per lei. Racconta che a breve da Lignano, dove l’avevano portata dopo il terremoto, sarebbe ritornata nella sua Gemona del Friuli.
Continuo a guardare quella lettera, quella cornice, quell’indirizzo. Fotografo quella lettera e comincio a ricercare quel nome tra i social. Ne esce più di uno, mio malgrado sono costretta a entrare nel profilo di ognuna. Mi soffermo su di lei , Antonella, Gemona, guardo la foto una bella donna con i capelli scuri e corti potrebbe avere tra i 45 e i 50 anni …. forse è lei . Ok proviamo! Invio la foto della lettera con un semplice “Ciao io sono Cristina. Sei tu Antonella quella bambina della lettera?”.Passano i giorni, poi un messaggio, lo apro. “Ciao Cristina, sono io quella bambina Antonella”. Quanta emozione.Ci scambiamo i nostri numeri con la promessa che un giorno sarei andata a trovarla nella sua Gemona del Friuli e così è stato. Il 28 Agosto 2020 quelle due bambine dopo 44 anni si sono incontrate.