Il termine enuresi letteralmente significa “urinare dentro” ed è un’emissione involontaria di urina. La forma notturna è quella più frequente.
L’enuresi notturna è caratterizzata dall’incapacità del bambino di trattenersi durante il sonno. Non si tratta di una malattia, se non in alcuni casi, ma di un disturbo. E quindi occorre risolverlo in maniera tempestiva parlando con il proprio pediatra.
Che cos’è
In termini generali, si può parlare di enuresi dai 5 anni di età. Il numero dei bambini che soffre di questo problema è più elevato di quanto si pensi: 10/20 bambini su 100 a 5 anni, 5/10 bambini su 100 a 10 anni, 3 su 100 in fase adolescenziale. Occorre ricordare che l’enuresi notturna non scompare con l’adolescenza, tanto che può essere presente anche in alcuni adulti.
Come agire
In ogni caso, gli esperti consigliano di agire subito per arrivare alla diagnosi e quindi alla cura del disturbo. Vanno messi da parte i vecchi rimedi di una volta, come svegliare il bambino di notte o ridurre l’apporto di acqua durante il giorno. Questo è un errore che va assolutamente evitato. Infatti, il bambino che soffre di enuresi notturna dovrebbe bere un litro e mezzo di acqua al giorno. Questo dovrebbe avvenire anche durante l’orario scolastico.
L’enuresi non è figlia dello stress ma nasce sulla base di meccanismi ben definiti. Il disturbo potrebbe poi creare sensi di colpa nel bambino, quindi i problemi psicologici che intervengono non sono la causa ma spesso conseguenza dell’enuresi, differentemente da quanto si riteneva in passato.
Infine, tali disturbi portano ad un sonno che può essere frammentato e quindi anche a un minor rendimento scolastico.