Funerali Giulia Cecchettin, il padre legge una lettera: “Germoglierà amore. Lo spero”

Gino Cecchettin ha letto una lettera per sua figlia Giulia con la quale ha voluto lanciare un messaggio ben preciso

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Martina Dessì

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Una piazza gremita: tutti uniti per i funerali di Giulia Cecchettin. La famiglia, con il papà Gino, la sorella Elena e il fratello Davide con la nonna, ha accompagnato il feretro verso il centro della navata. Una bara bianca ricoperta da una distesa di rose bianche e una foto, sorridente, di quella ragazza strappata alla vita troppo presto e da colui che diceva di amarla. Tante le testimonianze d’affetto, da parte di tutti, ma è stata anche una giornata per riflettere. A partire dalle parole della lettera del padre di Giulia.

La lettera del padre di Giulia Cecchettin

L’aveva promesso e così è stato. Gino Cecchettin legge una lettera al termine della funzione con la quale intende lanciare un “grande messaggio”. Lo ha fatto fin dall’inizio, fin da quando il corpo senza vita di Giulia è stato ritrovato in un dirupo nei pressi del lago di Barcis. E non si è arreso, ha parlato agli studenti e a tutti i giovani che hanno imparato a voler bene a quella ragazza dal sorriso dolce che non hanno mai conosciuto e che oggi è diventata un simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. Da padre, ha ricevuto anche il supporto di Vincenzo Gualzetti, papà di Chiara vittima di femminicidio, che gli ha promesso di sostenerlo sempre.

“Carissimi tutti, abbiamo vissuto un momento di profonda angoscia, ci ha travolto una tempesta terribile e anche adesso questa pioggia di dolore sembra non finire mai. Ci siamo bagnati, infreddoliti, ma ringrazio le tante persone che si sono strette intorno a noi per portarci il calore del loro abbraccio. Mi scuso per l’impossibilità di dare riscontro personalmente, ma ancora grazie per il vostro sostegno. Il sostegno di cui avevamo bisogno in queste settimane terribili. La mia riconoscenza giunga anche a tutte le forze dell’ordine, al Vescovo e ai monaci che ci ospitano, al Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, al Ministro Nordio e alle istituzioni che congiuntamente hanno aiutato la mia famiglia”.

Gino Cecchettin: “Giulia era un oplita, mamma ad honorem”

“Mia figlia Giulia era proprio come l’avete conosciuta. Una giovane donna straordinaria, allegra e vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea, che si è meritata e che ci verrà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è meritata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un oplita, come i soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà. Il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti”.

E ancora: “Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro che avrebbero dovuto amarle. E invece sono state vessate, costrette a lunghi periodo di abusi, fino a perdere completamente la loro libertà, prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo? Com’è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti. Famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione. Mi rivolgo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti del cambiamento. Parliamo agli altri maschi che conosciamo e invitiamoli a non minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali. Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne e non girando la testa di fronte a ogni segnale di violenza, anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto”.

Le parole rivolte ai genitori

Gino Cecchettin ha voluto parlare apertamente alle mamme e ai papà, invitandoli alla riflessione: “A chi è genitore come me mi rivolgo con il cuore. Insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno. E aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce il dialogo, un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, a una sessualità libera da ogni possesso e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale“.

E prosegue: “È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardarsi negli occhi, ad aprirsi all’esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di trovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati. Di comunicare realmente con empatia e con rispetto. La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli. Dobbiamo investire in programmi educativi che ci insegnino il rispetto reciproco, l’importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza usare la violenza”.

La riflessione sulla violenza di genere

Il padre di Giulia Cecchettin torna poi sul tema della violenza sulle donne: “La prevenzione della violenza di genere deve avvenire nelle famiglie ma continua nelle aule scolastiche. E dobbiamo assicurarci che le scuole siano dei luoghi sicuri e inclusivi per tutti. Anche i media svolgono un ruolo cruciale da svolgere in maniera responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta una sfera morbosa dando spazio a sciacalli e complottisti ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti”.

“Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato, quando qualcuno ha la forza e la disperazione di chiamarlo con il suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo non aiuta ad abbattere le barriere perché è solo da questo tipo di violenza solo apparentemente personale e insensata si esce solo sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti”.

L’appello alle istituzioni

La lettera continua con un appello importantissimo: “Alle istituzioni chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche. Per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza dobbiamo trovare la forza di reagire e trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, della mia Giulia, è stata sottratta in modo crudele ma la sua morte può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi, che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui non si debba mai temere per la propria vita”.

La poesia di Khalil Gibran per Giulia

E poi, una dedica per Giulia: “Vi voglio leggere una poesia di Gibran che può essere un reale rappresentazione di come si può imparare a vivere:

Il vero amore non è né fisico né romantico.
Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia”.

Il saluto finale di papà Gino: “Addio Giulia, addio amore mio”

“Cara Giulia, grazie per questi 22 anni vissuti insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anche io ti amo tanto, e anche Elena e Davide ti adorano. Io non so pregare, ma so sperare: voglio sperare insieme a te, Elena, la mamma, insieme a tutti i presenti, che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare, che produca il suo frutto di amore, perdono e di pace. Addio Giulia amore mio”.