Maternità o carriera. Cura dei figli o lavoro e soddisfazione professionale. Nessuna donna dovrebbe essere costretta a scegliere, eppure è quello che succede quasi sistematicamente. In Italia, ma non solo. Nel nostro paese nel 2020 sono state oltre 37 mila le neo-mamme lavoratrici che hanno presentato le dimissioni (fonte: Ispettorato nazionale del Lavoro) riportando come motivazione ricorrente l’impossibilità di conciliare gli impegni lavorativi con l’accudimento dei figli più piccoli.
Una situazione che non può più essere ignorata e di cui si è discusso anche nei giorni scorsi nell’ambito del W20, il G20 sulle donne. “Dobbiamo sforzarci di creare le condizioni giuste affinché tutte le donne possano godere di un accesso paritario al mercato del lavoro”, ha detto la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, che ha sottolineato come al prossimo vertice a Roma potrebbe essere l’unica donna del gruppo di leader: “Non potrebbe esserci un promemoria migliore di quanto sia ancora lunga la strada verso la parità di genere”.
E da madre di 7 figli ed ex ministra della Famiglia prima e del Lavoro poi nel governo tedesco di Angela Merkel, parla con cognizione di causa. “A troppe di noi è stato detto che dovevamo scegliere tra essere madre e fare carriera. Come madre di sette figli e come presidente della Commissione europea, mi permetto di dissentire. Ma conosco gli ostacoli che le donne affrontano“. Vero è che la sua condizione economica e familiare l’hanno facilitata nell’inseguimento del suo sogno, quello di fare la politica di professione per passione. Ma è indubbio che dalla sua posizione sappia quanto possa essere difficile la quotidianità di una madre lavoratrice, sempre alle prese con puzzle organizzativi e i ricatti emotivi della società.
“Abbiamo bisogno di pagamenti parentali e congedo parentale per madri e padri. Abbiamo bisogno di offrire una maggiore e migliore assistenza all’infanzia. Dobbiamo rafforzare l’assistenza agli anziani”, ha aggiunto Von der Leyen secondo cui “queste politiche richiedono un cambiamento culturale, ma anche risorse adeguate”.
Autorevole senza essere autoritaria, ferma e decisa, ma mai sopra le righe, la presidente della Commissione viene da sempre considerata una “super woman”, tanto da essere stata soprannominata Lara Croft quando venne nominata ministra della Difesa nel 2013.
E già questo rende l’idea di quanto lavoro ci sia ancora da fare sul tema delle donne madri che lavorano. Quando una donna dedita al lavoro diventa madre e riesce a portare avanti la sua carriera con successo c’è sempre quello stupore di fondo, quel volerne esaltare le gesta. Perché in fondo di impresa si parla: una donna che riesce a fare carriera nonostante abbia dei figli. E in quel nonostante sono racchiusi tutti i limiti del nostro approccio culturale alla questione.